Entro 10 giorni il Tribunale di Civitavecchia dovrà comunicare l'imputazione ai sette dirigenti e amministratori interessati, James Rigney, Giovanni Bisignani, Corrado Gatti, Silvano Cassano, Roberto Colaninno e Alessandro Cortesi, in vista della successiva udienza preliminare
Non c’è pace per Alitalia. Da un lato la nuova Ita attende il giudizio di Bruxelles e l’ok dei commissari all’acquisto degli slot e degli aerei dell’ex compagnia di bandiera, dall’altro nell’aula del tribunale di Civitavecchia si fanno i conti con un’eredità pesante. Con la richiesta di imputazione coatta per sette fra amministratori e dirigenti che guidavano Alitalia ai tempi del matrimonio con la compagnia araba Etihad per il capo di imputazione relativo alla vendita degli slot dell’aeroporto di Londra Heathrow. Entro dieci giorni (dal 27 agosto scorso) il Tribunale dovrà comunicare l’imputazione ai sette dirigenti e amministratori interessati che sono James Rigney, Giovanni Bisignani, Corrado Gatti, Silvano Cassano, Roberto Colaninno e Alessandro Cortesi, in vista della successiva udienza preliminare. Per Cassano la richiesta riguarda anche il capo 2 relativo alla presunta distrazione di somme a favore delle società di consulenza Accurancy e Nyras Capital.
Si tratta di figure chiave nella vicenda Alitalia-Etihad: Rigney era il numero uno della compagnia araba, Cassano amministratore delegato del vettore italiano, Colaninno e Bisignani consiglieri di amministrazione, Di Cicco vice presidente del settore finanziario, mentre Gatti e Cortesi facevano parte del collegio sindacale. Relativamente a questo filone d’indagine, sono state invece archiviate le posizioni di Luca Cordero di Montezemolo, Marc Cramer Ball, Duncan Naysmith, Jean Pierre Mustier, Antonella Mansi ed Enrico Laghi “per non aver commesso il fatto”. “Il procedimento indicato trae origine dallo stralcio di un più ampio fascicolo relativo alla crisi d’impresa di Alitalia Sai spa per il quale pende presso il Tribunale di Civitavecchia richiesta di rinvio a giudizio”, si legge nel dispositivo redatto dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Coniglio.
A Civitavecchia insomma la vicenda crac Alitalia è tutt’altro che chiusa. E non potrebbe essere altrimenti visto che, ai tempi di Etihad, solo nel 2015, il gruppo registrò un rosso vicino ai 200 milioni che salì ad oltre il doppio (492 milioni) nell’esercizio successivo. Non che prima le cose andassero molto meglio come testimonia il tentativo di salvataggio, voluto nel 2009 dal governo Berlusconi e messo in atto dai capitani coraggiosi guidati da Roberto Colaninno. Un’operazione che, secondo le stime dell’ex premier Romano Prodi, costò al Paese circa 5 miliardi. Nel 2015 arrivò poi la nuova Alitalia-Sai con il socio Etihad e il drammatico epilogo dei libri in tribunale nel maggio 2017. Iniziarono così quattro anni di amministrazione straordinaria per arrivate fino allo spezzatino della società dalle cui ceneri nascerà entro il 15 ottobre ITA con una dotazione pubblica da 3 miliardi. Bruxelles permettendo.
Articolo aggiornato il 7 settembre 2021
In una prima versione dell’articolo tra coloro per i quali è stata disposta l’imputazione coatta compariva il nome del dottor Claudio Di Cicco per un errore materiale compiuto nella stesura dell’ordinanza del giudice. Infatti il gip presso il Tribunale di Civitavecchia, in data 1° Settembre 2021, a seguito di apposita istanza presentata dal difensore del dottor Di Cicco, ha emesso un provvedimento con cui, a rettifica e correzione dell’errore materiale contenuto nell’ordinanza, ha disposto l’archiviazione per la posizione di Di Cicco, anche per l’imputazione sub. 1.1 relativa all’avviso ex art.415 bis c.p.p.