Mentre il governatore spinge per immunizzazioni e rispetto delle norme di contenimento, una parte degli elettori dimostra di essere su posizioni ben diverse. E poi c'è il caso della militante di lungo corso espulsa (a suo dire ingiustamente) per alcuni messaggi pubblicati su Facebook
Covid, le due anime della Lega in Veneto. Quella istituzionale, impersonificata dal governatore Luca Zaia (ma anche dei sindaci) che invita a vaccinarsi e a osservare le precauzioni di base per evitare il contagio. E quella di una parte della base, che ha potuto contare anche su messaggi difformi (più in passato che oggi) arrivati dal segretario Matteo Salvini sulla prevenzione vaccinale e sui green-pass per l’accesso a locali pubblici. Anche per questo Zaia è molto circospetto: se afferma la bontà dei vaccini, non demonizza però l’altra parte, tra cui annovera anche numerosi seguaci. Bastano due episodi per dimostrare quanto il tema sia di attualità, proprio mentre i no-vax provano perfino a fermare i treni. Il primo riguarda Zaia, il secondo un’aderente veneziana della Lega espulsa per insubordinazione. Il governatore ha dichiarato: “C’è troppa tensione – ha dichiarato Zaia – Le parole di alcuni e le gesta di pochi non fanno onore di certo a chi non si è vaccinato, perché le aggressioni vanno assolutamente censurate e condannate, senza se e senza ma. Mi riferisco alle aggressioni in generale, pensiamo solo a tutti noi amministratori cosa abbiamo subìto fin dal primo giorno. Credo che anche l’ultimo sindaco del Comune più piccolo potrebbe mostrare le lettere anonime con le minacce ricevute. Non lo comunico ai giornali, però è un fenomeno ormai quotidiano, anche per me”.
Quindi anche il presidente della giunta regionale del Veneto ha subito minacce. Basta scorrere la sua pagina Facebook per trovare molti spunti. I più recenti si riferiscono alle reazioni a dir poco imbufalite di molti frequentanti dei social dopo che Zaia ha postato le dichiarazioni di un mamma padovana, in precedenza scettica, che è finita in terapia intensiva e ha invitato tutti a vaccinarsi. “Non rimandate per dubbi o paura: si muore di Coronavirus, non di vaccino”. Il diluvio di attacchi che ne sono seguiti è eloquente. Le ha dato voce Luca Zaia attraverso la sua pagina Facebook, una cassa di risonanza da oltre un milione di seguaci. O presunti tali, visto il tenore di diversi commenti: “Tutto questo vostro ricattare, terrorizzare, per convincere le persone vi si ritorcerà contro”, “Governatore eri un riferimento, dico eri perché hai virato male”. Oppure: “Non capite che questo cercare si tenere tutto nascosto (perché si muore anche di vaccino eccome), non vi porterà a niente? L’unica cosa che tutti voi avreste dovuto fare è fornire informazioni chiare e trasparenti su tutto, cosa che ve ne siete guardati bene”. Ed anche: “Quindi se una persona non vaccinata va in terapia intensiva… si dà ampia risonanza… se uno muore dopo il vaccino… non di dice nulla… Ma quanto ti pagano per fare ste cose?”.
Zaia, che da un anno e mezzo cavalca le conferenze stampa sul Covid, capisce che la posizione gli si può ritorcere contro e quindi avverte: “Come strascico della pandemia rischiamo di lasciare non il ‘long Covid‘ e i danni sanitari, ma una sorta di regolamento di conti post bellico. Chiedo: ci saranno sempre due fazioni nella società, i ‘sì-vax’ e i ‘no-vax’? Direi che sarebbe devastante continuare per anni a puntare il dito: questo non si è vaccinato, invece quello si è vaccinato”. Cerca di conciliare le opposte tendenze. Ma in casa Lega non è facile. Ed ecco il secondo episodio, che rappresenta questa contraddizione. Una militante ultradecennale di Musile di Piave, nel veneziano, Rita Pesaresi, è stata espulsa dalla Lega per alcuni commenti affidati a Facebook e che criticavano sia Zaia che Salvini. Ad avviare la procedura disciplinare è stato il direttivo regionale, ma la decisione finale è stata presa dalla Lega nazionale, a Milano. “Sono molto delusa, dispiaciuta e seccata, dopo aver speso tempo, energie e denaro per sostenere il partito – il suo commento ai giornali locali – Appena mi è stato notificato l’avvio del procedimento, ho chiesto di veder quanto mi veniva contestato. C’era solo l’indicazione generica di ‘ripetute comunicazioni sui social’, senza alcuna di queste allegata. Nella stessa risposta ho ricordando il mio impegno di attivista in Lega, collaborando alle campagne elettorali di Musile e San Donà, nonché delle elezioni regionali. Non ho mai mancato ad un impegno. Non solo nessuno mi ha mai risposto, ma adesso mi è arrivata la sanzione più grave, senza aver avuto la possibilità di difendermi”. Tra i messaggi incriminati: “Riaprite le scuole! Riaprite tutto! Basta Covid! Dopo un anno non è più emergenza è incapacità”, “È da un anno che chiudono e non è servito a un tubo, volete ancora continuare per questa strada?”. “I miei commenti non erano riferiti a Zaia – spiega la Pesaresi – lo avrei spiegato se mi fosse stata data la possibilità”. Il pugno di ferro in casa leghista era stato annunciato mesi fa, con l’invito perentorio a tutti, a cominciare da parlamentari ed amministratori, a lavare i panni sporchi in casa, senza alimentare polemiche interne.