Il titolare del dicastero per la Transizione ecologica se la prende con gli attivisti e addirittura li individua come "parte del problema climatico". E rilancia alcuni dei temi fortemente contestati nei mesi scorsi: la frenata sulle auto elettriche o la necessità di un "approccio laico" sul nucleare
Il ministro della Transizione ecologica contro gli ambientalisti: “Quelli oltranzisti e radical chic sono peggio della catastrofe climatica“. Parola di Roberto Cingolani che ha scelto il palco della Scuola di formazione di Matteo Renzi per prendersela direttamente con gli attivisti, individuandoli addirittura come parte del problema climatico mondiale. Un attacco diretto, pronunciato in collegamento al convegno di Italia viva dal titolo “Meritare l’Europa” che l’ex premier ha voluto organizzare a Ponte di Legno (Brescia), luogo della storica festa di Ferragosto della Lega. “Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici, loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato”, ha detto il ministro. “Sono parte del problema. E spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri. Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”.
Sono tanti i dossier su cui Cingolani, in questi mesi, si è già scontrato con gli ambientalisti: dalle trivelle agli inceneritori fino alle auto elettriche. Tanto che gli attivisti di Fridays for future lo hanno accusato di “lavorare per interessi diversi da quelli della scienza”: “Protegge gli interessi dell’industria”, è stata una delle tante denunce. Ma non solo: il ministro, scelto e voluto da Beppe Grillo, ha già provocato numerosi malumori dentro il Movimento 5 stelle, tanto da rendere necessario il rinnovo della fiducia da parte di Giuseppe Conte. Oggi c’è stato l’attacco, durissimo, contro il mondo ambientalista, destinato a fare molto rumore. E questo anche perché, elemento non secondario, è arrivato dal palco del nemico giurato dei 5 stelle Matteo Renzi.
Durante la sua presentazione il ministro ha difeso l’idea che la transizione ecologica “debba essere sostenibile”, altrimenti “non si muore d’inquinamento ma di fame”. “Serve una transizione con la decarbonizzazione e il freno alla produzione di Co2 – ha puntualizzato – ma che dia tempo alla società di adeguarsi a queste trasformazioni“. E ha rilanciato un altro dei temi su cui è già stato criticato: la frenata sulle auto elettriche. “Ridurre la Co2 chiudendo da domani le fabbriche di auto” vorrebbe dire “mettere sul lastrico migliaia di famiglie”, ha ripetuto. Una versione che però era già stata contestata: i distretti si stanno convertendo e la Germania ha dimostrato che le supercar verdi si vendono.
Cingolani è anche tornato su un altro tema molto discusso: il nucleare. Tema su cui si era esposto a maggio scorso, provocando le critiche dei Verdi italiani che avevano ricordato come “il nucleare sia stato bocciato dagli italiani con ben due referendum”. “Mai come in questo momento bisogna essere laici”, ha sostenuto ancora oggi Cingolani. “A me della parola nucleare non interessa nulla. Io voglio energia sicura, a basso costo e senza scorie radioattive. Se è nucleare di quarta generazione diventa semantica. E’ vietato nell’interesse del futuro dei nostri figli ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Quando avremo i numeri decideremo”. In tema di nucleare, ha continuato, “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”.
Infine il ministro, partendo dai dati dell’ultimo report Ipcc, lo stesso che chiede un intervento tempestivo e veloce delle istituzioni, ha paventato la sparizione delle città costiere italiane. “I mari si innalzano di 20 centimetri rispetto al secolo scorso, questo è l’innalzamento medio. Di questo passo fra 60 anni non avremo più città costiere in Italia, saranno tutte sott’acqua, fra 60-70 anni i bambini che oggi sono a scuola e fanno la prima elementare probabilmente non potranno vivere a Genova, Napoli, Pisa, Livorno, Palermo, e dovranno ritirarsi sull’appennino e andare in vacanza sul Baltico”. Ma su questo si è limitato a ricordare che ci sono “degli accordi internazionali” come quelli sulla decarbonizzazione, che impegna gli Stati, entro il 2050, a non immettere più Co2 nell’aria, o quello sul riciclo dei rifiuti. E ancora non è chiaro come l’Italia intende intervenire per evitare la “catastrofe climatica”.