Un flop. L’annunciata manifestazione in 54 città per bloccare i treni a lunga percorrenza, sui quali da oggi è obbligatorio il Green Pass, si è risolta in una sparuta protesta davanti alle stazioni. Una decina di partecipanti a Milano, due a Napoli, qualche contrario al certificato verde fuori da Torino Porta Nuova e Firenze Santa Maria Novella. Attorno alle tre fermate dell’Alta velocità a Roma non si è visto nessuno, con i militanti di Forza Nuova rimasti in un bar nei pressi della stazione Tiburtina. La chiamata al blocco dei treni annunciata da giorni sul canale Telegram Basta Dittatura si è risolta in un nulla di fatto e le centinaia di agenti mobilitati per controllare gli ingressi non sono dovuti intervenire in alcun caso. La delusione è palpabile sia tra i manifestanti che sulla chat, dove fioccano messaggi del tipo: “Qui ci sono solo giornalisti, io vado via”.
A Roma alla stazione Tiburtina rimane il cordone di polizia all’accesso e ai lati della stazione. Una signora lascia l’area della manifestazione e, interpellata dall’Adnkronos, si dice “delusa dalla mancanza di persone. Ero qui per manifestare contro il Green Pass e contro il vaccino: mi aspettavo di trovare migliaia di manifestanti e invece siamo tre o quattro“. A Milano una ventina di persone hanno tentato di varcare l’ingresso della stazione di Porta Garibaldi, ma sono stati bloccati dagli agenti delle forze dell’ordine che presidiavano gli accesi. Esibendo regolare biglietto e con un documento d’identità in mano, un paio di manifestanti chiedevano di poter entrare in stazione, ma il permesso non gli è stato concesso. A Torino un uomo si è rifiutato di mostrare i documenti per farsi identificare e poi si è scagliato contro i poliziotti che, quindi, lo hanno bloccato e condotto in questura per identificarlo. Una scena simile anche a Genova, dove per l’identificazione dei manifestanti si è registrato qualche momento di tensione.
Alla stazione Santa Maria Novella di Firenze un gruppetto di manifestanti, in gran parte senza mascherina, si è radunato davanti a uno degli ingressi dello scalo, ed è stato improvvisato un comizio contro il green pass, i vaccini, “la dittatura sanitaria” e anche contro i giornalisti. Flop anche in Friuli Venezia Giulia: complessivamente, meno di cinquanta persone si sono radunate, senza striscioni o bandiere, davanti agli ingressi delle stazioni ferroviarie dei capoluoghi. A Rimini, all’appuntamento di piazzale Cesare Battisti si è presentata solo una manciata di persone. Queste dopo qualche minuto sono andate via, non vedendo arrivare altri pronti a manifestare contro la misura del governo. “Vabbè, ce ne andiamo“, hanno detto alcuni. Nessuno di loro aveva insegne o cartelli. A Bari la protesta ha visto la partecipazione di non più di una decina di cittadini: radunati in piazza Aldo Moro un docente precario di filosofia, un artigiano, un pensionato e una casalinga.
Un flop anche secondo numerosi commenti pubblicati in queste ore su ‘Basta Dittatura‘: “Qui ci sono solo giornalisti, io vado via. Grazie per la prossima volta non invitate proprio”, scrive Ghosst sul canale Telegram “Io sono a Brescia, non c’è nessuno”, dice Billy, mentre Lisa A. è “pronta qua a Firenze: tutti poliziotti pronti chi altro c”è?”. Esprime delusione l’emoticon con cui Marco B constata lo stesso scenario a Bergamo. Commenti praticamente identici arrivano da Riccione, Termoli, Trento. “Io sono in centrale a Milano non c’è nessuno – interviene Pino – a parole tutti leoni poi nessuno fa nulla”.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lo aveva annunciato già alla vigilia del giorno d’esordio della ‘fase 2’ del Green Pass, che prevede l’obbligo per i mezzi a lunga percorrenza nonché nelle scuole e all’interno delle università: “Non saranno tollerati atti di violenza”. Una presa di posizione netta che ha probabilmente indotto almeno una parte di manifestanti ad evitare l’annunciata forzatura in un clima che nell’ultima settimana è andato via via scaldandosi tra l’assalto al gazebo del M5s a Milano e le aggressioni ai giornalisti di RaiNews 24 e Repubblica.
Mentre sul canale Telegram diventato la culla delle manifestazioni che da settimane si tengono in numerose città si invitava ad ‘alzare il tiro’ mettendo nel mirino medici e politici. Mosse che hanno spinto la Polizia Postale e la procura di Torino ad aprire un fascicolo, attualmente contro ignoti, con l’accusa di istigazione a delinquere aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall’utilizzo di strumenti informatici e telematici e di trattamento e diffusione illecita di dati personali su larga scala.