Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato due decreti con i quali è stata concessa grazia parziale. I destinatari sono Ambrogio Luca Crespi, condannato a sei anni di reclusione per il delitto di concorso in associazione di tipo mafioso – fatti commessi dal 2010 al 2012 – per il quale è stata disposta una riduzione della pena di un anno e due mesi, e Francesca Picilli, condannata a dieci anni e sei mesi di reclusione per il delitto di omicidio preterintenzionale commesso nel 2012: le è stata disposta una riduzione della pena di quattro anni.
Lo si legge in una nota del Quirinale, che prosegue: “Per effetto dei provvedimenti del Capo dello Stato agli interessati rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell’ordinamento penitenziario). Nel valutare le domande di grazia presentate in favore degli interessati, il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del positivo comportamento tenuto dai condannati durante la detenzione e della circostanza che il percorso di rieducazione sino ad ora compiuto dai predetti potrebbe utilmente proseguire – qualora la competente Autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti – con l’applicazione di misure alternative al carcere“.
IL CASO CRESPI – Ambrogio Crespi, regista cinematografico, è stato condannato con sentenza definitiva lo scorso marzo a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Tribunale di Sorveglianza, con parere favorevole del Procuratore generale, ha in seguito disposto il differimento pena in attesa di conoscere la decisione del Presidente della Repubblica proprio sulla domanda di grazia. Era stata presentata in aprile dalla moglie di Crespi, Helene Pacitto, tramite gli avvocati e con il sostegno di Nessuno tocchi Caino e altre otto associazioni. Queste le parole del Tribunale: “Dal 2013 Crespi ha utilizzato la forza della sua arte soprattutto per combattere frontalmente le criminalità organizzate e la loro subcultura, per promuovere la cultura della legalità, della giustizia, della bellezza e della speranza”. La vicenda nasce dall’inchiesta sul voto di scambio politico-mafioso che ha condizionato le elezioni del 2010 in Lombardia: l’assessore dell’epoca Domenico Zambetti comprò 4mila voti dalla ‘ndrangheta al prezzo di 200mila euro. Il nome di Crespi è stato indicato come collettore di 2.500 preferenze raccolte in ambienti criminali.
IL CASO PACILLI – È stata condannata a dieci anni e sei mesi di reclusione per il delitto di omicidio preterintenzionale, commesso nel 2012. Vittima Benedetto Vinci, suo ex fidanzato trovato morto nel letto di casa in seguito a una lite con Pacilli: quest’ultima lo aveva colpito all’addome con un coltello. Il ragazzo era stato operato all’ospedale Cervello di Palermo, poi dimesso. Pochi giorni dopo il decesso.