La Guardia di Finanza contesta all'azienda italiana la violazione della legge sulla movimentazione di materiali di armamento e della normativa "golden power". Denunciati sei manager. Secondo gli investigatori, è stata rilevata, attraverso una società offshore, da due importanti società statuali cinesi con lo scopo di trasferire la struttura produttiva nel polo tecnologico di Wuxi. Il colonnello Stefano Commentucci: "L’acquisto verteva sull'acquisizione della sua tecnologia, anche di tipo militare"
Violazione della legge sulla movimentazione di materiali di armamento e della normativa cosiddetta “golden power” che tutela le aziende italiane strategiche. Sono i reati contestati dalla Guardia di Finanza di Pordenone a una azienda italiana che produce droni militari, aeromobili e veicoli spaziali la cui maggioranza – hanno accertato le indagini – è stata rilevata, attraverso una società offshore, da due importanti società statuali cinesi. L’azienda fornisce tra l’altro le forze armate italiane, è dunque soggetta a specifici controlli e vigilanza. Sei manager, tre italiani e tre cinesi, sono stati denunciati. “L’acquisto della società pordenonese presentava diverse finalità: verteva sull’acquisizione della sua tecnologia, anche di tipo militare, e sulla sua delocalizzazione all’estero”, ha dichiarato il colonnello Stefano Commentucci, comandante della Guardia di Finanza di Pordenone.
L’azienda – che, appunto, tra l’altro progetta e produce sistemi U.A.V. “Unmanned Aerial Vehicle” di tipo militare e certificati per gli standard “stanag” Nato – è già stata oggetto di indagine della stessa Guardia di Finanza di Pordenone per una presunta violazione dell’embargo internazionale nei confronti dell’Iran per una vendita di droni militari alla Repubblica islamica. Successivi approfondimenti hanno accertato che l’azienda nel 2018 fu acquisita per il 75% da una società estera di Hong Kong e che fu valutata con un valore delle quote notevolmente rivalutato rispetto a quello nominale (90 volte superiore: 3.995.000 euro contro 45mila euro). Secondo gli investigatori, l’acquirente è riconducibile a due importanti società governative della Repubblica Popolare Cinese. Un subentro societario perfezionato in modo da non far emergere il nuovo socio, con ritardi nelle comunicazioni amministrative e omettendo di informare preventivamente la presidenza del Consiglio dei Ministri dell’acquisto della maggioranza dell’azienda, violando la cosiddetta “Golden Power” che attribuisce speciali poteri alle autorità italiane sugli assetti societari di realtà strategiche in vari settori.
L’acquisto non avrebbe avuto scopi di investimento ma l’acquisizione di know-how tecnologico e militare, che ha spinto a pianificare il trasferimento della struttura produttiva nel polo tecnologico di Wuxi, città-laboratorio dell’intelligenza artificiale cinese vicina a Shanghai. Le Fiamme gialle hanno anche accertato l’esportazione per oltre un anno in Cina di un U.A.V. militare per la “Fiera internazionale dell’import a Shanghai” (nel 2019). L’apparecchiatura militare era stata dichiarata agli uffici doganali di esportazione non come “sistema U.A.V.” o “drone”, ma falsamente come “modello di aeroplano radiocomandato“. “Si tratta di condotte per le quali molti Stati, tra cui l’Italia, hanno posto limiti che derogano ai principi di concorrenza e di libertà di investimento – ha precisato il colonello Commentucci – Per i prodotti connessi a materiali di armamento, la Legge n. 185/1990 attribuisce allo Stato una specifica funzione di controllo per esportazione, importazione, transito, trasferimento intracomunitario e intermediazione, nonché la cessione delle licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva con la previsione di applicazione di sanzioni penali in caso di inosservanza”.
Per lo stesso settore, ha aggiunto il comandante della GdF di Pordenone, “poi allargato a energia, trasporti, comunicazioni e sanità, le aziende strategiche ricadono nella normativa del ‘Golden Power’ che disciplina i poteri speciali attribuiti al Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo della Presidenza del Consiglio per il controllo degli assetti societari”. “La Presidenza in caso di acquisizione di loro partecipazioni – ha concluso Commentucci – può proporre specifiche condizioni (per sicurezza di approvvigionamenti, informazioni e trasferimenti tecnologici) o opporsi alla loro esecuzione da parte di un soggetto diverso dallo Stato italiano”.
Gli investigatori delle Fiamme Gialle del comando di Pordenone hanno appurato che l’interesse degli imprenditori cinesi che fanno capo alla Repubblica Popolare e che hanno rilevato l’azienda italiana produttrice di droni militari si è manifestata anche in altri settori ritenuti strategici e che ricadono nella disciplina del Golden power. Si tratterebbe, scrive l’Ansa, di aziende anche piuttosto note: la prima, con sede a Segrate (Milano) operante nel settore del trattamento di rifiuti e generazione di energia dagli stessi. La seconda, con sede a Roma, che si occupa di attività di servizi connessi a tecnologie informatiche.