“Con questo abbattimento hanno compromesso tutto quello che abbiamo fatto in questi anni in un territorio che è stato governato per decenni dai camorristi. Ma se lo Stato si presenta con il volto di chi toglie, poi non ci stupiamo se le persone iniziano a pensare che si stava meglio prima”. È amareggiato il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, che nelle scorse ore ha rassegnato le dimissioni proprio a causa della demolizione di uno stabile abusivo in cui vivono due famiglie con quattro figli minorenni. Proprio lui, il primo cittadino osannato negli anni come il sindaco anticamorra che, insieme con i magistrati, ha contribuito a ripristinare la legalità in quello che un tempo è stato il feudo del clan dei Casalesi, oggi si sente abbandonato.
“Non sono contro l’abbattimento di uno stabile abusivo, ma avevo chiesto una ulteriore proroga di tre mesi (altre due erano state concesse da marzo a giugno dalla Procura, ndr) per completare un bene confiscato alla camorra e dare una nuova casa a queste famiglie, avevamo solo bisogno di più tempo e avremmo evitato le scene strazianti che avete documentato”. In mattinata i due nuclei, a eccezione dei bambini che erano a casa dei nonni, si erano barricati in casa nel tentativo di fermare la ruspa. Dopo diverse ore e molti momenti di tensione hanno dovuto abbandonare l’abitazione tra le proteste dei residenti accorsi in via Ancona per dare sostegno a queste famiglie. L’abbattimento che ha portato alle dimissioni del sindaco rientra tra i 250 manufatti per i quali la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto lo sgombero e la demolizione. “Le mie dimissioni – spiega l’ex sindaco – spero siano un segnale che arrivi alla politica. Perché il caso di questa famiglia è solo il primo passo di un dramma sociale che si ripercuoterà sull’amministrazione e che non possiamo gestire. Quasi tutte le abitazioni da abbattere hanno situazioni simili, cioè famiglie con figli piccoli che non hanno dove andare e il cui unico introito per sopravvivere arriva dal reddito di cittadinanza. Lo Stato non può essere cieco e applicare indiscriminatamente la legge sugli abbattimenti senza prima rendersi conto delle diverse situazioni umane. Qui per anni comandavano i casalesi. A loro dovevi chiedere il permesso di costruire una casa. Ci sono voluti anni per distruggere quel sistema criminale e soprattutto quella mentalità, ma con esempi di forza come quelli di oggi si è mostrato il lato più cupo dello Stato”.
La Procura dopo l’abbattimento ha inviato un comunicato stampa in cui precisa che la proroga chiesta dal sindaco non è stata concessa sia per lo stato di degrado dell’immobile ma soprattutto perché – sostiene la Procura – le due famiglie in questione avrebbero una soluzione abitativa alternativa. “Le soluzioni trovate in questi giorni sono solo temporanee – commenta il sindaco dimissionario – una famiglia si è accampata a casa dei genitori, ma stiamo parlando di due stanzette e un bagno in cui vivono già altre tre persone, mentre l’altra famiglia si è trasferita nella casa popolare che era stata assegnata ai genitori (defunti pochi mesi fa per Covid, ndr) di uno dei due inquilini dello stabile abbattuto oggi, ma non mi risulta che abbiano ereditato l’assegnazione di quella casa, di fatto potrebbero essere mandati via anche da lì. La Procura dice che questi nuclei risultano ufficialmente residenti altrove – prosegue il sindaco dimissionario di Casal di Principe – ma questo già lo sapevamo, però la loro dimora ormai da anni era lì ed era lì perché non avevano altre vere soluzioni. Noi avevamo proposto invece – conclude Natale – di alloggiarli in un bene confiscato che avrebbe assunto il ruolo di housing sociale, noi avremmo dato così una sistemazione legale, ufficiale e stabile a queste persone e avremmo provveduto all’abbattimento del manufatto abusivo senza creare i traumi che abbiamo creato mandandoli via così”.