Malore per Paolo Bellini, l’ultimo imputato per la strage di Bologna. L’ex estremista nero – accusato di concorso nella strage del 2 agosto 1980 – ha avuto un malore durante l’udienza di oggi ed è stato portato via in ambulanza in ospedale per accertamenti. Il processo è stato sospeso per una ventina di minuti e poi è ripreso con una comunicazione del presidente della Corte d’Assise di Bologna, Grancesco Maria Caruso. “Diamo atto che l’imputato Bellini viene ricoverato al Sant’Orsola, ma ha detto ai suoi difensori di proseguire con l’udienza”, ha spiegato Caruso.
Già esponente di Avanguardia nazionale,protagonista di una vita spericolata, per la strage di Bologna Bellini era già stato indagato e prosciolto il 28 aprile del 1992: negò la sua presenza, indicata da due testimoni, in città la mattina del 2 agosto e fornì un alibi ottenendo il proscioglimento, annullato solo qualche mese fa dalla giudice Francesca Zavaglia. Una revoca che era stata richiesta dalla Procura generale e legata a tre nuovi elementi raccolti. Tra questi, c’è un fotogramma che compare in un filmato amatoriale Super 8 girato da un turista tedesco negli attimi immediatamente precedenti alla strage. A recuperarlo nell’archivio di Stato i difensori dei familiari delle vittime, gli avvocati Andrea Speranzoni, Giuseppe Giampaolo, Nicola Brigida e Roberto Nasci, che lo hanno poi depositato alla procura generale. A differenza di quello che avviene oggi con gli smartphone, infatti, nel 1980 le riprese amatoriali erano realizzate solo da pochi appassionati in possesso di videocamere. Il turista filmò dal treno l’arrivo in stazione sul primo binario, alle 10.13, 12 minuti prima dello scoppio. E riprese anche un uomo con i baffi e i capelli ricci che somiglia moltissimo all’aspetto che aveva all’epoca Bellini. A riconoscerlo anche la sua ex moglie, che lo ha identificato in quel filmato.
Ex collabortore di giustizia, nelle scorse udienze Bellini ha reso dichiarazioni spontanee davanti alla corte d’Assise negando ogni responsabilità. “Quando sono uscito dal programma non ho accettato il contributo finale, vale a dire allora 90 milioni di lire, come non ho accettato nemmeno i 130mila euro del secondo programma di protezione che ho avuto, a differenza di altri, perché la collaborazione non la devi fare per avere tutti questi soldi. C’è chi per un bacio ha preso 500milioni, il famoso bacio di Totò Riina ad Andreotti. Se io avessi arte e parte nella strage di Bologna, come collaboratore avrei chiesto miliardi, non 500 milioni. Avrei chiesto di andare sulla luna e mi ci avrebbero portato, però io non ho niente a che spartire con questa situazione”, ha detto tra le altre cose l’imputato, che testimoniò come collaboratore di giustizia al processo sulla trattativa Stato-Mafia di Palermo del 1992.