Le provocazioni mediatiche contro i no-vax sono sciocche, per lo più inapplicabili e soprattutto dannose. Con ogni probabilità resterà solo una sparata sui social priva di conseguenze pratiche l’annuncio del governatore della Campania Vincenzo De Luca di chiedere il vaccino come prerequisito per l’abbonamento gratuito degli studenti sui mezzi pubblici.

Chi prende autobus e treni regionali tutti i giorni sa che verificare i titoli di viaggio era già complesso in epoca pre-pandemia. In ogni caso dovrebbe essere controllato il green pass e non il certificato vaccinale e si dovrebbe tenere conto che ci sono persone che non si possono vaccinare per ragioni mediche.

Tra l’altro, è stato appena approvato in commissione alla Camera un emendamento il quale precisa che l’utilizzo del Green Pass può essere stabilito solo con legge dello Stato e prevede il divieto per chiunque di disporne un impiego differente da quello al momento previsto. Una proposta, quella di De Luca, quindi inattuabile.

Però non è solo un’idea inutile ma direttamente dannosa. Il professor Gilberto Corbellini, che è uno storico della medicina e che queste questioni le conosce bene, spiega che i no-vax sono “quattro gatti”, che ottengono una certa visibilità proprio grazie alla grancassa dei cosiddetti “pro-vax”. D’altronde il loro numero reale lo abbiamo visto durante le manifestazioni di “blocchiamo i treni” dello scorso 1 settembre: si sono presentati di gran lunga più giornalisti che presunti no-vax.

Si tratta di una minoranza molto rumorosa sui social ma di scarsissima consistenza, che potremmo (in eccesso) stimare nell’1% della popolazione e che ben difficilmente potrebbe mettere a rischio la cosiddetta “immunità di gregge” (ammesso che sia possibile raggiungerla per il COVID). Oltre ai no-vax c’è però una vasta area grigia di indecisi, che invece è consistente e potremmo stimare almeno al 10%, che ha molte sfumature.

Ci sono quelli che semplicemente d’estate non hanno ancora ricevuto il vaccino, e che con pochissimo sforzo si convinceranno, quelli che hanno semplicemente delle paure poco razionali, ma tuttavia per loro sono del tutto reali, e infine quelli che provocati con limitazioni troppo drastiche possono diventare estremisti. Premesso che forme di violenza e minacce personali non sono in alcun modo tollerabili, finché i no-vax sono pochi andrebbero semplicemente ignorati, proprio come si fa con i bambini che entrano in opposizione con i genitori. Se invece si mettono sulle prime pagine, ecco che il rischio concreto di dargli visibilità e aumentarne il numero c’è eccome.

Come spiega Sara Gandini su queste pagine dovremmo ribadire il messaggio che la campagna vaccinale sta andando benissimo, decisamente meglio che in altri paesi. Anche Corbellini scrive: “Avrei agito di più con incentivi positivi piuttosto che concentrarmi sugli incentivi negativi del tipo […] non puoi accedere ad alcuni servizi. Borse di studio come a New York, biglietti per concerti, [..], soldi nei Paesi dell’est Europa. Avremmo dovuto elogiare i cittadini che si vaccinano: la psicologia ti insegna, anche quando educhi qualcuno, se fa bene qualcosa tu lo premi. Perciò dovevamo dirci che stavamo andando bene e di continuare su questo passo, perché è la verità.”

Al momento l’obbligo vaccinale generalizzato non c’è in Italia e neppure in alcun paese del mondo occidentale. C’è in Turkmenistan, la prima nazione e tra le pochissime ad averlo introdotto.

Come già ricordato, il CDC di Atlanta raccomanda la vaccinazione per tutti gli over 12, perché ritiene che i benefici superino i rischi, ma il comitato inglese JCVI proprio in questi giorni, pur riconoscendo che questo margine c’è, ritiene sia “troppo stretto” per raccomandare una vaccinazione generalizzata per la fascia 12-15 anni. La vaccinazione dei bambini è una questione sulla quale la comunità scientifica non ha raggiunto un consenso forte come per quella degli adulti.

Dovremmo dire grazie ai cittadini e alle cittadine che si vaccinano, perché oltre a proteggere loro stessi, oltre a diminuire la pressione sulle terapie intensive, prendendosi un rischio personale (molto piccolo, è bene ricordarlo) contribuiscono a ridurre la circolazione del virus per tutta la comunità. E come detto tante volte, per un virus per il quale il 99% delle persone purtroppo decedute aveva più di 50 anni, dovremmo concentrarci appunto a vaccinare in modo prioritario i 3.5 milioni di over 50 che ancora mancano all’appello.

De Luca, evidentemente, preferisce ignorare cosa dice la scienza dedicandosi al fai-da-te epidemiologico. Come dimenticare l’aver voluto essere il primo a vaccinarsi in favore di telecamera, in un momento di grande scarsità di vaccini e quindi togliendolo a qualche medico in prima linea? E come scordare la sua battaglia per tentare di controllare la pandemia chiudendo le scuole campane a tutti i costi, contro il parere delle organizzazioni sanitarie e del CTS, e che ha visto la sua regione finire comunque più volte in zona rossa, mentre il Lazio che le ha tenute praticamente sempre aperte ha avuto solo tre settimane di didattica a distanza generalizzata?

La pandemia si sconfigge con il contributo grande o piccolo di tutti, non con le discriminazioni ingiuste per cercare un pochino di visibilità mediatica sui social.

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