Complessivamente sono oltre 400 gli ospiti attesi nella città di Virgilio in cinque giorni e 230 gli eventi letterari programmati nelle piazze del centro, nei cortili dei palazzi storici, ma anche in aree periferiche
Una delle principali novità della 25esima edizione del Festivaletteratura di Mantova, in programma dall’8 al 12 settembre, è rappresentata dal ritorno in presenza di buona parte degli autori stranieri. Non di tutti, certo, perché la pandemia ancora c’è e fa sentire i propri effetti rendendo complicati certi spostamenti, ma rispetto all’anno scorso – quando il programma dal vivo era stato ridotto a un terzo rispetto al 2019 e la presenza di scrittori stranieri era stata quasi azzerata, passando da settanta a dieci – si tratta quasi di uno stravolgimento, in senso positivo, della programmazione. “Qualcuno, in particolare gli scrittori statunitensi e nordamericani – spiega Alessandro della Casa, della segreteria organizzativa della rassegna letteraria – sarà con noi soltanto in diretta streaming, ma quest’anno la presenza degli autori stranieri è decisamente tornata sui livelli delle passate edizioni”. Complessivamente sono oltre 400 gli ospiti attesi nella città di Virgilio in cinque giorni e 230 gli eventi letterari programmati nelle piazze del centro, nei cortili dei palazzi storici, ma anche in aree periferiche. Rispetto alla scorsa edizione sono state confermate alcune iniziative adottate per ovviare ai problemi generati dalle limitazioni imposte dalle doverose normative anti covid. Stiamo parlando dell’intensa programmazione sulla web radio del Festival, degli incontri di Piazza Balcone che vedono il Festival entrare in strade private, cortili condominiali e traverse secondarie di molti quartieri della città, e il furgone poetico che porta la letteratura in giro per le vie del centro. Molti i temi che verranno affrontati da ospiti autorevoli. Particolare attenzione è stata posta dagli organizzatori su quello ambientale e dei cambiamenti climatici, ma anche quello delle nuove tecnologie in rapporto ai linguaggi tradizionali, senza dimenticare la crisi delle democrazie occidentali e l’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali favorite dalla pandemia che, in determinati contesti in cui la sanità non è pubblica o lo è ma è debole, ha evidenziato discrepanze nei trattamenti sanitari.
Abile a mettere in risalto le contraddizioni della società contemporanea in rapporto ai media, alla letteratura e al cinema è Slavoj Zizek, uno degli ospiti di punta di questa 25esima edizione del Festivaletteratura. Zizek, considerato uno dei più influenti e frizzanti filosofi contemporanei, nel 2020 ha pubblicato Virus. Catastrofe e solidarietà, un diario filosofico sul tempo della pandemia nel quale il pensatore sloveno ha osservato come la società ha reagito, come si sono modificati i legami collettivi e le relazioni di potere convinto che il futuro post pandemico possa portare con sé pericoli, ma anche opportunità di cambiamento e progresso sociale. “L’abbiamo inseguito per molti anni – spiega Della Casa, che nel programma del Festival ci sguazza come una nave rompighiaccio nei fiordi norvegesi – e non credevano sarebbe venuto neppure quest’anno. Invece Zizek ci sarà e affronterà un tema molto attuale sul rapporto fra nuove tecnologie, processi mentali e modo di percepire la realtà in relazione con la filosofia hegeliana, della quale è un grande studioso”. Insomma, un’acrobazia socio-filosofica che si preannuncia assai stuzzicante e per questo l’evento, con Mauro Carbone come moderatore, sarà trasmesso anche in streaming, altra opportunità offerta dal Festival per chi non potrà assistere all’incontro in presenza. Altro personaggio inseguito a lungo dagli organizzatori della rassegna letteraria e che doveva essere presente lo scorso anno, ma che fu costretto a dare forfait causa pandemia, è lo scrittore, poeta, attivista e documentarista islandese Andri Snaer Magnason profondamente impegnato nella divulgazione scientifica di temi ambientali. Come dimostra il lungometraggio Dreamland realizzato con il regista Þorfinnur Guðnason nel quale, ispirandosi a un suo saggio del 2008 Magnason denuncia lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali islandesi. “La nostra intenzione – racconta ancora Della Casa – è quella di dare sempre più spazio ai temi ambientali, e in particolare ai cambiamenti climatici che ci dovrebbero preoccupare sempre più. Magnason è certamente uno dei massimi conoscitori di questi temi e con Luca Mercalli, con cui dialogherà al Festival, ci aiuterà a capire come si deve narrare il disastro ambientale a cui stiamo andando incontro per fare in modo che si producano davvero quei cambiamenti necessari a evitarlo. Cambiamenti che, soprattutto gli attori politici, faticano a mettere in atto o lo fanno troppo lentamente”.
Grande attenzione verrà dedicata anche alla narrativa contemporanea come dimostra la presenza di autori come la catalana Alicia Kopf, che rappresenta un filone letterario molto forte caratterizzato dall’ibridazione fra narrativa, saggistica, finzione e scavo nelle vicende personali. A dimostrarlo un suo romanzo (Fratello di ghiaccio) nel quale racconta la storia del fratello affetto da autismo e lo fa mettendolo in paragone allo scioglimento di un ghiacciaio, dove il ghiaccio è metafora delle difficoltà ad entrare nella personalità del fratello. Altra autrice interessante è Marianne Henriquez, scrittrice argentina caratterizzata da una cifra più nera e gotica con cui cerca di interpretare e leggere la contemporaneità. Senza dimenticare Aleksej Ivanov, considerato uno degli astri nascenti della letteratura russa sulla cui testa pendono già paragoni pesanti con Dostoevskij e Cechov per la sua capacità di leggere e graffiare, con elementi tipici del genere fantasy e horror (i Cinocefali) la società russa contemporanea.
Il tema delle disuguaglianze, evidenziate soprattutto a livello di sistema sanitario dalla pandemia in particolare nella società nordamericana, sarà al centro delle discussioni che affronteranno il Premio Nobel per l’Economia Angus Deaton e la moglie Anne Catherine Case.
Molto spazio quest’anno al rapporto fra natura e intelligenze artificiali. Ne parlerà, fra gli altri, Barbara Mazzolai, biologa con un dottorato in ingegneria dei microsistemi che, oltre a dirigere il Centro di MicroBioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera, è a capo del progetto GrowBot per la creazione di robot in grado di arrampicarsi e adattarsi all’ambiente circostante, così come fanno le piante.
Nomi forti sinonimo di attivismo per i diritti delle donne e delle minoranze sono quelli di Alice Walker, autrice del Colore Viola da cui è stato tratto il film omonimo di Spielberg, e Rebecca Solnit, entrambe presenti in remoto, causa pandemia. Mentre di estrema attualità si preannunciano gli incontri, in presenza, con Cecilia Strada – che parlerà del ruolo delle ong nel Mediterraneo e dei numerosi salvataggi di vite umane ai quali ha preso parte in prima persona – e Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista autrice di numerosi reportage dalle zone più calde e tormentate del pianeta, Afghanistan compreso