“Nessuna proposta” sul nucleare pulito, “credo che sia stato preso un momento di una lezione fatta a qualche centinaio di studenti in cui raccontavo tra altre cose che Stati Uniti e Francia stanno testando tecnologie che non sono mature e di cui si saprà tra 10-15 anni”. Dopo le aperture, la frenata a causa delle polemiche. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, a margine del suo intervento al Forum di Cernobbio, è intervenuto per ridimensionare le sue dichiarazioni dal palco della Scuola di formazione di Matteo Renzi. “Non c’è nessuna proposta: sono rimasto un po’ meravigliato dal fatto che raccontare una cosa così venga trasformata in una proposta, al momento ci sarebbe poco da proporre perché non c’è la tecnologia. Secondo me guardare a tutte le tecnologie, studiarle, è sacrosanto, ma dov’è la proposta? Io sono in totale buona fede”, ha detto. “Non è colpa mia se la Francia ha chiesto all’Unione Europea di valutare se i reattori nucleari di quarta generazione possono essere valutati verdi; poi la Commissione europea può dire di no. Se qualcuno lo sta valutando e noi non dobbiamo metterci un euro, non dobbiamo fare nulla ma solo ascoltare e aspettare mi sembra un atteggiamento sereno”. Eppure non era la prima volta che Cingolani evocava il tema nucleare. La chiusura netta è arrivata ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenuto alla festa del Fatto Quotidiano: “Non ho notizie di alcuna proposta sul nucleare in seno al governo, altrimenti la bloccherei senz’altro”.

Intanto però la questione ha aperto un dibattito. Per Scaroni “non si può escludere“, per Starace “non è realistico”, per Bombassei invece “è la via da seguire“. Il gotha dell’imprenditoria italiana ha iniziato ad accarezzare l’ipotesi di un ritorno al nucleare. Parole capaci di riaprire un dibattito che sembrava sepolto da anni, almeno da quando (nel 2011) il 94% dei votanti si espresse con un referendum in senso contrario a ogni possibile ritorno dei reattori. Dopo l’uscita di Cingolani, però, ecco che l’ipotesi sembra all’improvviso tornata sul tavolo. Su Repubblica ha detto la propria Paolo Scaroni, già amministratore delegato di Enel ed Eni e oggi vicepresidente della banca d’affari Rothschild. “Condivido quanto ha detto il ministro, non si può escludere a priori una tecnologia che annulla le emissioni di anidride carbonica”, afferma, stigmatizzando la richiesta di chiarimenti dei Cinque stelle (“posizioni ideologiche”). Dopo qualche ora, dal forum Ambrosetti di Cernobbio, ecco però la frenata dell’attuale capo di Enel, Francesco Starace, che definisce “non realistica” una virata verso il nucleare, perché, spiega, quello che viene definito nuovo “non è tanto nuovo come sembra”. Subito contradetto nella stessa sede da un entusiasta Alberto Bombassei, presidente del gruppo Brembo: “È un tema bellissimo e stimolante. Se si dovesse puntare su questo progetto, con un seguito reale, sarebbe una risposta veramente interessantissima. Un plauso al ministro Cingolani”, dice. Ma non è tutto. Perché nel dibattito si inserisce addirittura la Conferenza episcopale italiana, tramite il suo presidente Gualtiero Bassetti che nel saluto al congresso di Pax Christi ad Assisi ha ricordato che “non sempre lo sviluppo è sinonimo di progresso. Bisogna stare molto attenti – dice – a dare al nucleare la patente di sviluppo“.

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