Sono almeno quattro i membri delle forze paramilitari pakistane (Frontier Corps) uccisi, e altri venti i feriti, nell’attentato suicida a un posto di blocco a sud di Quetta, capoluogo del Belucistan, estesa regione occidentale del Pakistan al confine con l’Afghanistan. L’attacco – sferrato nel mattino di domenica – è stato rivendicato dai Talebani pakistani del Ttp (Tehreek-e-Taliban Pakistan), i cui vertici sono stati liberati dalle prigioni afghane dopo la presa di potere del movimento a Kabul di metà agosto. “Un nostro combattente con indosso un corpetto esplosivo ha colpito un posto di blocco della polizia di frontiera a bordo di un veicolo (una motocicletta, ndr) riempito di esplosivo. Oltre 25 agenti sono stati uccisi”, proclama Ttp, anche se quest’ultimo dato finora non trova conferme. Il Belucistan è travagliato da decenni da una guerriglia a bassa intensità da parte di organizzazioni separatiste che considerano il proprio territorio – ricco di gas e risorse minerarie – oggetto di saccheggio da parte del governo pakistano. I Talebani del Pakistan avevano già attaccato il Frontier Corp a luglio, ma il loro attentato più mortale finora risale allo scorso aprile, quando un’esplosione di fronte a un albergo di Quetta uccise quattro persone e ne ferì altre dodici.

Sul fronte interno, i familiari di una poliziotta afghana, Banu Negar, denunciano alla Bbc che la donna – incinta di otto mesi – è stata freddata di fronte a loro dai Talebani a Firozkoh, capitale della provincia centrale di Ghor. Il regime ha inoltre interrotto a Kabul una protesta delle donne, scese nuovamente in strada per chiedere che vengano rispettati i loro diritti, la possibilità di lavorare e di far parte del nuovo governo. La Bbc riferisce che la manifestazione è stata dispersa con l’uso di lacrimogeni e spray al peperoncino mentre la folla si dirigeva verso il Palazzo presidenziale. I guerriglieri islamisti hanno inoltre rivendicato di aver conquistato 25 chilometri nella valle del Panshir, l’unica zona dell’Afghanistan a non essere finita sotto il loro controllo, controllata dagli uomini di Ahmad Massoud e dell’ex vicepresidente Amrullah Saleh. Il portavoce Zabihullah Mujahid ha detto al settimanale tedesco Welt am Sonntag che il gruppo vuole stabilire relazioni diplomatiche “forti e ufficiali” con la Germania. Dall’aeroporto di Kabul, intanto, sono ripresi alcuni voli nazionali, con la compagnia statale Afghan Airline che opera verso Herat, Kandahar e Balkh.

Prosegue nel frattempo la missione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Doha, in Qatar, da dove si è collegato con il forum Ambrosetti dell’economia in corso a Cernobbio. “Al momento restano trenta italiani in Afghanistan”, ha comunicato, dicendosi preoccupato che il Paese “possa tornare a essere la comfort zone delle cellule terroristiche. Sul tema dell’accoglienza”, ha aggiunto, “complessivamente sono stati già evacuati oltre 125mila civili afghani” e allo studio del governo c’è una “fase due” per i rifugiati, “del tutto diversa da quella che si è conclusa”, che “ha già mosso i primi passi con una riunione interministeriale della scorsa settimana e che vede impegnati i ministeri, comuni, Regioni e società civile”. Il ministro ha inoltre annunciato che l’ambasciata italiana in Afghanistan sarà riaperta nei prossimi giorni proprio in territorio qatariota. Nell’Angelus, infine, papa Francesco ha detto di pregare “perché molti Paesi accolgano e proteggano quanti cercano una nuova vita” nonché “per gli sfollati interni, affinché abbiano l’assistenza e la protezione necessaria”.

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