Due opere corali ambientate (e per lo più girate) all’interno di quattro mura, laddove in un caso si tratta di un carcere reale, nell’altro dell’anima. Così potrebbero sintetizzarsi gli ottimi Ariaferma di Leonardo Di Costanzo e Il Palazzo di Federica Di Giacomo, il primo fuori concorso nella selezione ufficiale della 78ma Mostra veneziana, il secondo come evento speciale alle Giornate degli Autori
Nato dal desiderio di fare un film sulla colpa e la sua espiazione, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo racconta un segmento temporale di “sospensione” vissuto in un carcere ottocentesco da alcuni detenuti e pochi agenti, entrambi i gruppi vittime dell’attesa di essere trasferiti verso nuove case di reclusione. Delusi dall’imprevisto e costretti a risiedere in uno spazio ristretto della struttura, prigionieri e guardie fanno inizialmente riemergere le opposizioni di ruoli ma poi si convincono dell’inutilità di tale polarizzazione, specie di fronte a situazioni emergenziali che necessitano la collaborazione condivisa di tutti. “Volevo rappresentare l’assurdità del carcere, ma anche la condizione umana che si abitua a chiudersi nei ruoli, e quando questi si aprono al libero arbitrio cade in profonda crisi”.
Di fatto, al di là della stringente attualità italiana di carceri troppo affollate (“le più affollate d’Europa”) Ariaferma è un testo altamente metaforico e simbolico, che mette in scena la difficoltà dell’uomo di cercare (e trovare) un’identità oltre la maschera di protezione, qualcosa di eterno ma anche di contingente, in una società che invece di abbattere i muri tende a costruirne di più impenetrabili. Interpretato con bravura estrema da un cast stellare, quasi total-napoletano, che va dai due protagonisti Toni Servillo e Silvio Orlando, passando per Fabrizio Ferracane, Roberto De Francesco e Salvatore Striano, che ricordiamo aver realmente sperimentato il carcere, il terzo lungometraggio del pure partenopeo Di Costanzo lavora sul minimalismo gestuale e contiene le atmosfere del drama-thriller con una tensione mirata alla suspence creata anche grazie alla scelta dell’ambientazione, un’antica struttura nel cuore di Sassari, circondata dalle rocce grantiche dei monti Limbara che fanno da eco alle asperità dei personaggi e della loro condizione esistenziale. Lo vedremo nelle sale italiane il prossimo 14 ottobre grazie a Vision Distribution.