Dopo aver annunciato, lo scorso luglio, di essere intenzionata a dire addio alla Rai dopo i mondiali in Qatar, la giornalista sportiva si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa nei confronti dei colleghi ma, soprattutto, delle colleghe
“Sono stata un po’ invadente e prevaricatrice, e lo rivendico. Perché è il solo modo delle donne di potersi fare avanti nel giornalismo sportivo, dove spesso siamo considerate solo ornamento, solo bellezza e mai competenza”. Paola Ferrari torna all’attacco. Dopo aver annunciato, lo scorso luglio, di essere intenzionata a dire addio alla Rai dopo i mondiali in Qatar, la giornalista sportiva si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa nei confronti dei colleghi ma, soprattutto, delle colleghe. “Tante giornaliste donne, evito i nomi, ci sguazzano, puntano sul vestito succinto, sull’ammiccamento, e di calcio non sanno nulla, facendo del male a tutta la categoria”, è tuonata nella sua ultima intervista a Repubblica.
“Credo che non tornerò indietro. Bisogna sapersi reinventare, nella vita, e non farlo troppo tardi, voglio fare tante altre cose, soprattutto con la Lucisano Media Group, di cui faccio parte. Scriviamo format per la tv, giriamo documentari. Se ne potrebbero fare anche sul calcio, che ora va raccontato così vista l’overdose di partite. Puntare sulle storie, penso a Messias, in tre anni dalla D al Milan. Ma vorrei anche mettere in piedi un allevamento di cani bovari bernesi. Di idee ne ho, dormo 5 ore a notte”.
Amadeus è l’unico che potrebbe farla cambiare idea: “Abbiamo fatto anni assieme a Radio Deejay parlando di calcio, siamo amicissimi. Verrebbe una trasmissione di culto. Ma direi che ha troppo da fare. Oppure, già che l’ha citato, l’Edicola di Fiorello, il lunedì, tutta dedicata alla rassegna stampa dei giornali sportivi”.