A FQMagazine la scrittrice aveva dichiarato, parlando della sua ultima fatica: “Rappresenta un momento importante della mia scrittura, un nuovo approdo e una nuova occasione. È un libro che mi sta dando tanti pensieri, tante felicità, tanti dubbi, tante soddisfazioni. È un libro di crescita e anche di chiusura"
Giulia Caminito con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) vince il Premio Campiello 2021. La 32enne romana ha messo in fila con i suoi 99 voti su 300: Se l’acqua ride (Einaudi) di Paolo Malaguti, 80 voti; Sanguina ancora (Mondadori) di Paolo Nori (37); La felicità degli altri (La nave di Teseo) di Carmen Pellegrino (36) e (il nostro favorito) Il libro delle case di Andrea Bajani con 18 voti. Caminito era già stata tra i cinque finalisti del Premio Strega, come Bajani. E se l’autore de Il Libro delle case era arrivato quinto anche lì, Caminito si era ritrovata al quarto posto dietro il vincitore Emanuele Trevi. “Indosso le scarpe rosse per dedicare il Premio alla possibilità delle donne di leggere e scrivere ovunque”, ha spiegato l’autrice dopo aver ritirato il premio nato per volere di Confindustria del Veneto nei lontani anni sessanta e assegnato per la prima volta nel 1963 nientemeno che a La tregua di Primo Levi.
L’acqua del lago non è mai dolce è la storia di un mancato riscatto con protagoniste una madre, Antonia, e sua figlia Gaia. Il racconto espone la durezza di un’educazione spiccia, i diritti abitativi nel sopravvivere da poveri agguantati con rabbia e determinazione, attorno ai soldi e agli oggetti di tutti i giorni che mancano. In casa c’è un marito/padre disabile e tre fratelli, poi ancora la periferia (rispetto ad un centro mai visto) di Roma in 20 metri quadri di appartamento. Infine la crescita di Gaia e una nuova epoca sociale che si fa incontro, un nuovo mondo di rapporti sentimentali possibili e di quella pervicace violenta durezza di Antonia che Gaia ha assorbito e ripropone più meno consciamente a fidanzati di turno come se la famiglia “anestetico”, valori e atteggiamenti, sostanza e cultura, non si riuscissero più a scrollare di dosso da lei, trascinandola verso un’inesorabile basso. Quando il libro uscì avevamo scritto: “L’uso delle maiuscola a parte, il terzo romanzo della Caminito è un’opera potente e martellante stampigliata su un’io narrante cupo, insistente, soccombente. Con un centro di gravità permanente, oscuro, centripeto, ancora verso il basso: il lago di Bracciano”.
A FQMagazine la scrittrice aveva dichiarato, parlando della sua ultima fatica: “Rappresenta un momento importante della mia scrittura, un nuovo approdo e una nuova occasione. È un libro che mi sta dando tanti pensieri, tante felicità, tanti dubbi, tante soddisfazioni. È un libro di crescita e anche di chiusura: dentro ho detto arrivederci ad alcune stagioni della mia vita, a chi sono stata”. Infine, Bompiani torna a vincere un Campiello dopo 16 anni quando nel 2005 avevano trionfato ben due titoli dello storico editore milanese nato sul finire degli anni venti del secolo scorso: Il sopravvissuto di Antonio Scurati e Mandami a dire di Pino Roveredo.