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Afghanistan, il Panjshir è la linea di confine tra umanità ed estremismo talebano

Quella che si sta combattendo in questi giorni nella valle del Panjshir non andrebbe considerata una guerra civile interna, ma piuttosto la linea di confine fra l’intera umanità e la barbarie dell’estremismo talebano. Così come accadde nel nostro Paese, dove la resistenza al nazi-fascismo non fu solo una questione interna e l’appoggio degli alleati risultò determinante per sconfiggere quella ideologia folle e impedire che dilagasse nel mondo intero.

Il silenzio della comunità internazionale in questi giorni è davvero assordante. Chiedo a tutte le persone oneste di non tacere, di fare sentire la propria voce affinché ogni Istituzione – come hanno già fatto diversi Paesi – rifiuti di riconoscere il governo dei Talebani, composto da terroristi e narcotrafficanti della peggiore specie, che disprezzano la vita e i diritti umani più elementari.

C’è una resistenza che sta lottando con dignità e coraggio nella valle del Panjshir e sta risvegliando l’intero Afghanistan, la quale andrebbe riconosciuta e sostenuta con ogni mezzo possibile. Una resistenza che difende e promuove i valori del multiculturalismo (imprescindibile in un Paese multietnico come l’Afghanistan), del rispetto dei diritti umani, di libertà e giustizia.

Come si può non schierarsi e rimanere a osservare in silenzio? Come potremo festeggiare ancora il 25 aprile se siamo incapaci di riconoscere e sostenere le resistenze di oggi, che richiedono il nostro aiuto?