Non invochiamo la lesa maestà di Ingmar Bergman. Il suo capolavoro Scene da un matrimonio del 1973 rivisitato con Scenes from A Marriage ad opera di Hagai Levi per HBO possiede non solo la dignità di esistere, ma un altissimo valore intrinseco, tale da superare ogni giustificazione e meritarsi le celebrazioni ottenute alla sua premiere mondiale al Lido: una delle vere sorprese fuori concorso della 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. A certificarne il valore è l’approvazione della stessa famiglia Bergman per firma alla produzione esecutiva del figlio Daniel (nel cda della The Ingmar Bergman Foundation, curatore dell’archivio del padre e detentore dei diritti delle sceneggiature): “è il momento giusto per una nuova versione di Scene da un matrimonio” ha annunciato Bergman jr. Dunque i detrattori pregiudiziali possono scegliere di evitarla, quando sarà apprezzabile su Sky o in streaming su NOW dal 20 settembre, oppure tentare di sospendere il giudizio (come la ragionevolezza insegna) e porsi in visione ed ascolto di questa coppia 2.0 alle prese con i temi universali del matrimonio.
Hagai Levi, già apprezzato inventore del concept In Treatment e showrunner della magnifica The Affair, ha rielaborato la “materia” setacciando ciò che poteva resistere da quasi mezzo secolo da quanto, invece, andava attualizzato o modificato. Nel “recipiente” dei punti di contatto è rimasto il senso inesauribile del progetto bergmaniano che, ricordiamo, nasceva nell’animo di Ingmar dalla propria relazione con Liv Ullman, coprotagonista della miniserie svedese con Erland Josephson: si tratta degli argomenti fondativi dello stare in coppia che indagano il significato dell’amore e dalla coesistenza col suo opposto (l’odio) in ogni suo possibile risvolto, dai sentimenti che sorprendono l’incoscienza quando l’equilibrio s’infrange d’improvviso (paura, rabbia, abbandono, dipendenza dall’altro, gelosia, il sentirsi traditi, il legame fisico e sessuale dall’altro..) a problematiche oggettive cui trovare dolorosa soluzione (burocrazie di separazione/divorzio, la gestione dei figli, delle proprietà..).
Se a mutare necessariamente sono gli attori – con il rispetto dei due interpreti ab origine – Jessica Chastain & Oscar Isaac danno prova di un’eccellenza interpretativa estrema nella sua veritiera “naturalezza” – ciò che si rivela più prodigioso nel nuovo testo è la capacità di Levi di parlare alle donne e agli uomini della contemporaneità, le cui esigenze del vivere sociale si sono radicalmente modificate da allora. “Dopo che Bergman aveva annunciato e denunciato il prezzo del matrimonio, sentivo fosse arrivato il tempo di fare lo stesso ma col prezzo del divorzio” spiega l’autore, indicandolo quale una delle pratiche che meglio di altre espongono l’individuo a confrontasi con la società narcistitico-consumistica contemporanea, laddove al centro regna la realizzazione del sé anche a costo del raggiungimento di una libertà apparente, totalmente superficiale.
Pertanto Mira e Jonathan vivono a New York, il cuore pulsante del Capitale occidentale, la prima è una super manager di un’azienda tecnologica, suo marito è un professore di filosofia ebreo. Hanno una figlia piccola, Ava, abitano una splendida villetta immersa nel verde, sono di bell’aspetto e si godono – in apparenza – il proprio amore e il proprio successo. A differenza delle Scene di Bergman è la donna, Mira, a rivelare il tradimento incidendo la prima ferita all’indissolubile legame.
Altra scelta interessante dell’autore, scrittore e regista di ognuno dei 5 episodi è di mostrare frammenti del backstage produttivo in incipit di ogni puntata, sì da avvalorare la doppia messa-in-scena che rievoca il senso stesso del dispositivo audiovisivo sempre al limite fra verità&falsità, realtà& finzione, mostrandoci – peraltro – la troupe mascherata causa protocolli anti Covid, sintomo del calarsi della vicenda nel presente più tangibile possibile. Gli effetti della visione lasciano tracce profonde di emozione e commozione, nutrendo la convinzione sulla necessità di attualizzare quest’opera straordinaria.