L’accusa di omicidio colposo nei confronti di Mauro Moretti, condannato in appello a 7 anni, non può dirsi estinta. Nonostante sia caduta l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, la Corte di Cassazione ha chiarito che la sua volontà di rinunciare alla prescrizione, perché si ritiene “innocente”, vada verificata durante l’appello-bis disposto per l’accusa di disastro colposo. Quelle sue parole in aula durante il processo di secondo grado quando era scattati i termini per l’incendio e le lesioni, quindi, lasciano aperta la strada anche per l’omicidio colposo. E dovrà essere proprio l’ex ad di Fs e Rfi, imputato per la strage di Viareggio che causò 32 morti, a chiarire se intende rinunciare alla prescrizione per tutti i reati o solo per le accuse di incendio e lesioni. Una questione di diritto, alla quale la Cassazione ha dedicato una parte delle quasi 600 pagine di motivazioni depositate a 8 mesi dalla sentenza che ha dichiarato estinte una parte delle accuse e disposto un nuovo processo per il disastro colposo.

“Ad avviso di questa Corte allo stato non è possibile dichiarare l’estinzione dei reati di omicidio colposo anche nei confronti del Moretti”, scrive la Cassazione. Il manager infatti, nel corso di un’udienza del febbraio 2019, chiese di rendere spontanee dichiarazioni. La Suprema Corte le riporta tra virgolette: “Ho preso atto di quello che ha detto il Procuratore. Sono parecchi anni che si discute in merito alla prescrizione, della quale naturalmente non voglio entrare nel merito – disse Moretti – Sono stato però spesso portato a bersaglio in questa discussione proprio legando la questione della prescrizione ai gravi fatti di Viareggio. Rinuncio alla prescrizione per i reati ai quali ha fatto riferimento il Procuratore. Lo faccio non tanto per polemica alla discussione, che ho citato, ma per rispetto alle vittime, ai familiari delle vittime e al loro dolore. Lo faccio perché ritengo di essere innocente”.

I reati per i quali al tempo – sottolineano gli ermellini – era “acclarato l’avvenuto decorso del termine massimo di prescrizione erano quelli di lesioni personali colpose e di incendio colposo”. E l’imputato può “rinunciare validamente alla prescrizione solo se il relativo termine è già maturato al momento della rinunzia medesima”. Quindi fino alla pronuncia della Cassazione, che ha lasciato cadere l’aggravante che teneva in piedi l’omicidio colposo, per Moretti sarebbe stato impossibile rinunciare alla prescrizione di questo reato. Però la sua dichiarazione del 2019, sottolineano i giudici, “appare volta a rinunciare alla prescrizione per tutti i reati che fossero stati estinti”, anche perché “la protesta di innocenza chiaramente evidenzia la volontà di essere giudicato nel merito per tutti i reati e non solo per alcuni di essi, peraltro commessi con una medesima condotta”.

Ma per quanto riguarda l’omicidio, ora prescritto essendo cambiati i termini dopo la decisione di escludere l’aggravante, “non può ritenersi efficace proprio perché intervenuta quando non era ancora configurato il reato avente il più breve termine di prescrizione”. Per questo, concludono i giudici, “una interpretazione costituzionalmente orientata impone di dare rilievo a siffatta evenienza e a ricercare il rimedio processuale in grado di garantire l’effettività del diritto a rinunciare alla prescrizione del reato, in relazione a quelli di omicidio colposo”. Un rimedio che in questo caso “può essere rinvenuto nel riservare al giudizio di rinvio la verifica della volontà dell’imputato di rinunciare alla prescrizione dei reati di omicidio colposo”. Insomma, toccherà a Moretti chiarire durante l’appello-bis se, ora che l’omicidio colposo è stato dichiarato estinto, vuole rinunciare alla prescrizione anche per questo reato o meno.

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