Primo ministro ad interim il mullah Mohammad Hasan, noto per essere nella lista Onu dei terroristi; suo vice il mullah Abdul Ghani Baradar. Alla Difesa il figlio del mullah Omar, mentre agli Interni un ricercato dall’Fbi. Si presenta così l’esecutivo del nuovo Emirato islamico dell’Afghanistan che i Talebani avevano promesso “inclusivo” e invece non lascia spazio a nessuna donna e prevede figure sul cui capo pendono taglie milionarie. L’annuncio è stato fatto in conferenza stampa dal portavoce Zabihullah Mujahid che ha anche aggiunto che i Talebani “sono tutti rappresentanti”. Ha quindi spiegato che “non ci sono differenze tra noi. Tutti saranno trattati allo stesso modo”. “I Talebani sono composti da persone di tutte le Regioni, tutte le lingue, tutte le tribù e gruppi”, ha detto Mujahid, sostenendo che “non stiamo distribuendo portafogli in base all’identità etnica, come invece avevano fatto in passato i governi di Karzai e Ghani”. A completare il nuovo governo dei Talebani sono il Mullah Hidayatullah Badri nel ruolo di ministro delle Finanze, Shaykhullah Munir ministro dell’Istruzione, Sher Muhammad Abbas vice ministro degli Esteri e Khalil-ur-Rehman Haqqani ministro dei Rifugiati. Qari Fasihuddin è stato invece scelto come capo di Stato Maggiore dell’esercito. Quasi in contemporanea all’annuncio dei ministri, la guida suprema dei Talebani ha chiesto al nuovo governo di difendere la legge sulla sharia nel suo primo messaggio da quando il movimento è salito al potere. “Assicuro a tutti i connazionali che i rappresentanti lavoreranno duramente per sostenere le regole islamiche e la legge della sharia nel Paese”, ha affermato Hibatullah Akhundzada, che non si è mai fatto vedere in pubblico, in un comunicato stampa in inglese.
Una formazione, quella del governo talebano, che conferma i peggiori timori della comunità internazionale. “Non sono buoni segnali, anzi sono pessimi segnali”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo a ‘In Onda’ su La7. L’Italia non deve adottare “la politica dei due forni”, ma “ci deve essere chiarezza nelle nostre alleanze in politica estera”, ha aggiunto anche rispetto ai rapporti con Cina e Russia. “Siamo incompatibili su alcuni punti e su altri le alleanze vengono prima di tutti”.
Il primo ministro – Mohammad Hasan (anche detto Mohammad Hasan Akhund, laddove akhund è un sinonimo di mullah) è figura meno nota di altre nella leadership dei Talebani, ma non per questo meno potente. Hasan figura nella lista dell’Onu di persone designate come “terroristi o associati a terroristi”. A lui era affidata fino ad oggi la presidenza del Rahbari Shura, (letteralmente il ‘Consiglio della guida’, cioè il Consiglio direttivo), che ha svolto praticamente le funzioni di governo dei Talebani, prendendo tutte le maggiori decisioni prima di sottoporle all’approvazione della guida suprema del movimento, il mullah Hibatullah Akhundzada. Nei giorni scorsi media pachistani avevano riferito che lo stesso Akhundzada aveva scelto Mohammad Hasan come nuovo primo ministro. Mohammad Hassan è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, già leader dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo degli studenti coranici, tra il 1996 e il 2001.
Il vice Baradar – Baradar, alias Baradar Akhund, è il vice ‘politico’ del leader dei Talebani Akhundzada. Ha combattuto contro i sovietici e da una madrasa che avrebbe creato a Kandahar con il mullah Omar sarebbe poi arrivato a contribuire a fondare il movimento dei Talebani. Sarebbe stato uno dei comandati più fidati del mullah Omar. Era il suo vice e sarebbe anche il cognato. Nato nella provincia di Uruzgan nel 1968, era vice ministro della Difesa all’epoca della caduta del regime dei Talebani. Era stato arrestato nel 2010 dalle autorità pakistane a Karachi. Negli anni successivi si erano rincorse molte voci sulla sua storia. Nel 2018 i Talebani afghani ne annunciavano la scarcerazione con gli analisti che all’epoca collegavano quegli sviluppi ai tentativi americani di far ripartire i colloqui di pace tra il movimento e il governo di Kabul. L’anno successivo veniva nominato a capo dell’ufficio politico dei Talebani a Doha, in Qatar. Nel 2020 ha partecipato alla firma dell’accordo di Doha con gli Usa. Alla fine dello scorso luglio ha incontrato a Tianjin, in Cina, il ministro degli Esteri del gigante asiatico, Wang Yi.
Alla Difesa il figlio del mullah Omar – Ministro della difesa invece sarà il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del mullah Omar. Già capo della potente “commissione militare” dei Talebani, negli anni passati ha fatto parlare di sé quando si rifiutò di giurare fedeltà al mullah Mansour.
Ministro dell’Interno un ricercato dall’Fbi – Sirajuddin Haqqani è stato scelto come ministro degli Interni. E’ il figlio di Jalaluddin Haqqani, tra i protagonisti della resistenza antisovietica, morto tre anni fa, e capo della rete Haqqani ritenuta legata ad al-Qaeda, responsabile in passato di sanguinosi attentati in Afghanistan. Era tra i ‘papabili’ per la successione a Mansour. E’ ricercato dall’Fbi: sulla sua testa una taglia da cinque milioni di dollari a chiunque possa fornire informazioni utili alla sua cattura. E’ ricercato in relazione a un attentato del 14 gennaio 2008 contro il Serena hotel di Kabul nel quale sono rimaste uccise sei persone, tra cui un cittadino americano, Thor David Hesla. E in merito a un tentato omicidio del presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai sempre nel 2008.
Mondo
Afghanistan, i Talebani annunciano il governo: il primo ministro Hasan è nella lista Onu dei terroristi. All’Interno un ricercato dall’Fbi
Il portavoce Zabihullah Mujahid in conferenza stampa ha annunciato i nomi dell'esecutivo ad interim. Poco dopo ha parlato anche la guida suprema per la prima volta da quando i talebani sono tornati al potere: "Assicuro a tutti i connazionali che i rappresentanti lavoreranno duramente per sostenere le regole islamiche e la legge della sharia nel Paese". Di Maio: "
Primo ministro ad interim il mullah Mohammad Hasan, noto per essere nella lista Onu dei terroristi; suo vice il mullah Abdul Ghani Baradar. Alla Difesa il figlio del mullah Omar, mentre agli Interni un ricercato dall’Fbi. Si presenta così l’esecutivo del nuovo Emirato islamico dell’Afghanistan che i Talebani avevano promesso “inclusivo” e invece non lascia spazio a nessuna donna e prevede figure sul cui capo pendono taglie milionarie. L’annuncio è stato fatto in conferenza stampa dal portavoce Zabihullah Mujahid che ha anche aggiunto che i Talebani “sono tutti rappresentanti”. Ha quindi spiegato che “non ci sono differenze tra noi. Tutti saranno trattati allo stesso modo”. “I Talebani sono composti da persone di tutte le Regioni, tutte le lingue, tutte le tribù e gruppi”, ha detto Mujahid, sostenendo che “non stiamo distribuendo portafogli in base all’identità etnica, come invece avevano fatto in passato i governi di Karzai e Ghani”. A completare il nuovo governo dei Talebani sono il Mullah Hidayatullah Badri nel ruolo di ministro delle Finanze, Shaykhullah Munir ministro dell’Istruzione, Sher Muhammad Abbas vice ministro degli Esteri e Khalil-ur-Rehman Haqqani ministro dei Rifugiati. Qari Fasihuddin è stato invece scelto come capo di Stato Maggiore dell’esercito. Quasi in contemporanea all’annuncio dei ministri, la guida suprema dei Talebani ha chiesto al nuovo governo di difendere la legge sulla sharia nel suo primo messaggio da quando il movimento è salito al potere. “Assicuro a tutti i connazionali che i rappresentanti lavoreranno duramente per sostenere le regole islamiche e la legge della sharia nel Paese”, ha affermato Hibatullah Akhundzada, che non si è mai fatto vedere in pubblico, in un comunicato stampa in inglese.
Una formazione, quella del governo talebano, che conferma i peggiori timori della comunità internazionale. “Non sono buoni segnali, anzi sono pessimi segnali”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo a ‘In Onda’ su La7. L’Italia non deve adottare “la politica dei due forni”, ma “ci deve essere chiarezza nelle nostre alleanze in politica estera”, ha aggiunto anche rispetto ai rapporti con Cina e Russia. “Siamo incompatibili su alcuni punti e su altri le alleanze vengono prima di tutti”.
Il primo ministro – Mohammad Hasan (anche detto Mohammad Hasan Akhund, laddove akhund è un sinonimo di mullah) è figura meno nota di altre nella leadership dei Talebani, ma non per questo meno potente. Hasan figura nella lista dell’Onu di persone designate come “terroristi o associati a terroristi”. A lui era affidata fino ad oggi la presidenza del Rahbari Shura, (letteralmente il ‘Consiglio della guida’, cioè il Consiglio direttivo), che ha svolto praticamente le funzioni di governo dei Talebani, prendendo tutte le maggiori decisioni prima di sottoporle all’approvazione della guida suprema del movimento, il mullah Hibatullah Akhundzada. Nei giorni scorsi media pachistani avevano riferito che lo stesso Akhundzada aveva scelto Mohammad Hasan come nuovo primo ministro. Mohammad Hassan è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, già leader dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo degli studenti coranici, tra il 1996 e il 2001.
Il vice Baradar – Baradar, alias Baradar Akhund, è il vice ‘politico’ del leader dei Talebani Akhundzada. Ha combattuto contro i sovietici e da una madrasa che avrebbe creato a Kandahar con il mullah Omar sarebbe poi arrivato a contribuire a fondare il movimento dei Talebani. Sarebbe stato uno dei comandati più fidati del mullah Omar. Era il suo vice e sarebbe anche il cognato. Nato nella provincia di Uruzgan nel 1968, era vice ministro della Difesa all’epoca della caduta del regime dei Talebani. Era stato arrestato nel 2010 dalle autorità pakistane a Karachi. Negli anni successivi si erano rincorse molte voci sulla sua storia. Nel 2018 i Talebani afghani ne annunciavano la scarcerazione con gli analisti che all’epoca collegavano quegli sviluppi ai tentativi americani di far ripartire i colloqui di pace tra il movimento e il governo di Kabul. L’anno successivo veniva nominato a capo dell’ufficio politico dei Talebani a Doha, in Qatar. Nel 2020 ha partecipato alla firma dell’accordo di Doha con gli Usa. Alla fine dello scorso luglio ha incontrato a Tianjin, in Cina, il ministro degli Esteri del gigante asiatico, Wang Yi.
Alla Difesa il figlio del mullah Omar – Ministro della difesa invece sarà il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del mullah Omar. Già capo della potente “commissione militare” dei Talebani, negli anni passati ha fatto parlare di sé quando si rifiutò di giurare fedeltà al mullah Mansour.
Ministro dell’Interno un ricercato dall’Fbi – Sirajuddin Haqqani è stato scelto come ministro degli Interni. E’ il figlio di Jalaluddin Haqqani, tra i protagonisti della resistenza antisovietica, morto tre anni fa, e capo della rete Haqqani ritenuta legata ad al-Qaeda, responsabile in passato di sanguinosi attentati in Afghanistan. Era tra i ‘papabili’ per la successione a Mansour. E’ ricercato dall’Fbi: sulla sua testa una taglia da cinque milioni di dollari a chiunque possa fornire informazioni utili alla sua cattura. E’ ricercato in relazione a un attentato del 14 gennaio 2008 contro il Serena hotel di Kabul nel quale sono rimaste uccise sei persone, tra cui un cittadino americano, Thor David Hesla. E in merito a un tentato omicidio del presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai sempre nel 2008.
Articolo Precedente
Germania, sondaggi: l’Spd sale ancora al 25%, Cdu al 19. Merkel rilancia il suo candidato: “La scelta migliore”. Polemica al Bundestag
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, summit a Parigi: Meloni frena sull’invio di truppe. E Scholz: “Sbagliato parlare di militari Ue sul terreno”. Starmer: “Per la pace vitali le garanzie Usa”
Politica
Russia ancora contro Mattarella: ‘Parallelo con Hitler? Conseguenze’. Ovazione in Aula per il Presidente. M5s: “Noi non l’avremmo detto”
Politica
Conte lancia la piazza anti-governo: “Stanchi di prese in giro”. Schlein: “Ci siamo, organizziamola insieme”
La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.