La posizione di Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, amministratore delegato e responsabile della sicurezza, è stata stralciata rispetto agli altri imputati. Hanno proposto un risarcimento di 200mila euro alla Comunitá pakistana, ma la Procura è intenzionata ad ascoltare le vittime. La richiesta è emersa nel corso dell’incidente probatorio che prevedeva l’ascolto delle vittime, ma che è stato rinviato al 9 ottobre
Hanno presentato richiesta di patteggiamento i due manager dell’azienda Grafica Veneta di Trebaseleghe, nel Padovano, coinvolti nell’inchiesta su intermediazione illecita di manodopera e violenze ai danni di 11 operai pakistani che lavoravano in appalto per la ditta. I due – Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, amministratore delegato e responsabile della sicurezza – sono di fatto fuori dal processo, poiché la loro posizione è stata stralciata rispetto agli altri imputati. I manager hanno proposto un risarcimento di 200mila euro alla Comunitá pakistana, ma la Procura è intenzionata ad ascoltare le vittime.
La richiesta è emersa nel corso dell’incidente probatorio previsto in tribunale a Padova e che doveva prevedere l’ascolto delle vittime, ma che è stato rinviato al 9 ottobre. Il rinvio si deve in parte alla richiesta degli avvocati difensori degli altri imputati di avere più tempo per leggere gli atti di indagine. L’indagine era iniziata nel maggio del 2020 dopo la denuncia di 11 pakistani trovati picchiati a sangue nelle strade dell’Alta Padovana e del Piovese. Le vittime hanno raccontato ai carabinieri di turni massacranti di ore a inscatolare e etichettare libri a Grafica Veneta, 7 giorni su 7, senza ferie, in cambio della restituzione di parte dello stipendio ai “caporali” della ditta BM service di Trento, gestita da padre e figlio pakistani, vincitrice di un appalto all’azienda padovana.
L’indagine coordinata dal pubblico ministero Andrea Girlando si è allargata alle aziende italiane committenti che richiedevano il lavoro degli stranieri. E secondo l’accusa anche parte della dirigenza di Grafica Veneta era perfettamente a conoscenza dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, sia per quanto riguarda gli incessanti turni di lavoro che per la sorveglianza a vista a cui erano sottoposti. Erano, inoltre, ben consapevoli delle degradanti condizioni di lavoro e della mancata fornitura dei Dpi (protezioni da rumori, scarpe antinfortunistiche). La situazione ha comportato un tentativo di elusione dei controlli, edulcorando e/o eliminando dai server informatici gran parte dell’archivio gestionale che registra gli ingressi e le uscite dei lavoratori.