Fine marzo 1968: mi trovavo a Houston, di lì a pochi giorni (4 aprile) verrà assassinato Martin Luther King jr a Memphis (Tennessee). Lo ricordo perché in quei quindici giorni provai dei sentimenti, o meglio delle sensazioni relative agli Usa, che mi hanno accompagnato per tutta la vita: sensazioni? sentimenti? timori? Di certo mi è successo più e più volte di ripensarci sopra, di pormi domande e di avere risposte… traballanti.
Una botta grossa la ebbi proprio a Houston: ero ospite del nostro salesman locale (mr. Carpenter). La sua casa era tremendamente bella: ampiamente vetrata, in una sorta di foresta curatissima e verde; piena di oggetti deliziosi raccolti nei viaggi in Asia e in Europa; aria condizionata alla grande. Quel giorno – era soltanto marzo – girando per Houston non avevo visto nessuno camminare per strada: tutti si insaccavano nelle automobili col condizionatore a manetta. un’afa insopportabile, un’umidità alle stelle. Quella sera (vedevo una tv a colori per la prima volta) il Presidente Johnson annunciò l’avvio dei bombardamenti sul Vietnam.
Quella casa stava sul bordo del bosco, sul margine di una strada; al di là di quella strada c’erano le abitazioni dei neri: casupole in legno, piuttosto cadenti, dei bambini giocavano rincorrendosi col cerchione…
Il contrasto era stridente: Carpenter era soavemente steso in una bellissima poltrona affacciata sulle casupole di legno dei neri con in mano il bicchiere di sherry… il mondo al di là della strada non esisteva proprio.
Partii per New York: ricordo di aver volato a bordo di un rarissimo Coronado della Convair, poi con un piccolo Fokker bielica (al confronto sembrava un aereo a pedali) da Newark a Watertown sul Lago Ontario. Arrivato in albergo accesi la tv: scene strazianti, urla e folle di persone di colore agitatissime, polizia che cercava – ma senza riuscirci – di calmare la folla: era appena stato assassinato M.L.King e la folla aveva appena cominciato ad agitarsi.
Rimasi sconcertato.
Due giorni dopo avevo un meeting a Toronto: ero stato informato che i disordini erano molto forti, specie a New York, dove sarei dovuto andare il giorno dopo (era domenica) per partire la sera per Milano. Mi dissero che l’Alitalia aveva raccolto le famiglie dei suoi dipendenti in pochi appartamenti sorvegliati da personale di sicurezza con i fucili pronti: vidi scene di vetrine fracassate, di furti di materiali in esposizione ad opera di gruppi scatenati e inferociti, che intanto saccheggiavano ciò che trovavano… scene impressionanti.
Anticipai tutto di un giorno, scappando letteralmente da quella bolgia.
Qualche sera fa ho visto alla televisione il “terribile” servizio di PresaDiretta relativo a Julian Assange ed ho avuto la conferma di ciò che da anni mi rosicchiava il cervello: ho ripensato a certi libri di Noam Chomsky – straordinario linguista, accademico, anarchico americano – che ha sempre sostenuto che negli Usa la democrazia ha molti contenuti apparenti, ma non reali: al Senato o negli organismi democratici dei vari Stati dell’Unione molto spesso vanno i figli dei vecchi parlamentari; qui far studiare un figlio costa un patrimonio incredibile, se non hai una assicurazione o una carta di credito nessuno ti cura negli ospedali; ogni giorno 50 milioni di americani mangiano grazie ai buoni-pasto-sussidio statali, il 62% della spesa pubblica è destinata alle sole spese militari, il debito pubblico è il più alto al mondo proporzionato al Pil ecc ecc…
Poi la rivelazione documentata – grazie ad Assange – di stragi nel mondo, scritti e firmati dagli stessi che freddamente le compivano. Poi silenziati e coperti dalla propaganda ultra buonista: documenti-video in cui sembravano soldati ma in realtà erano assassini educati all’assassinio (vedi filmati su Iraq).
E mi sono ricordato della soavità a Houston di Mr.Carpenter (peraltro una brava persona) con il suo sherry mentre parlava con me serenamente rimirando dei bimbi straccioni che correvano dietro al cerchione…
Bah, da un lato si dice che gli Stati Uniti sono la culla della democrazia e certamente, per alcuni aspetti, lo sono. Ma dall’altro lato esiste, credo, una realtà sottostante, mascherata, tremenda, governata dal potere dell’economia e della finanza, che passa allegramente sopra ai diritti tutelati da una sana democrazia, dove tutto si misura in dollari, dove non esiste una aristocrazia dei valori non monetari…
Questa parte è tirannia, occulta ma tirannia della più bell’acqua: che non ha alcuna base o fondamento nei concetti democratici. Qui non esiste – diceva PresaDiretta – una condanna che sia una sola per quelle nefandezze: come accadde ai piloti che, giocando con gli aerei, tranciarono i cavi della Funivia del Cermis facendo 42 morti: furono assolti dalla giustizia americana, alla faccia dei 42 malcapitati.
Penso alla mia Europa, la mia cara Europa, nella quale credo da sempre, certamente dotata di una umanità più solida e profonda, consolidata in ben altri valori: qui resta tanto da fare per costruire una sana democrazia (che è un prodotto dell’uomo, non un dono del Padreterno: quindi certamente difettosa e in corso di progressiva costruzione). Speriamo che questa impressione sia realistica e che si continui a costruire la democrazia con impegno e tanta tanta umanità.