Alla commissione giustizia di Palazzo Madama è scaduto il termine per presentare emendamenti alla riforma, approvata dalla Camera il 3 agosto scorso. Tra le proposte di modifica presentate spiccano i 1700 emendamenti depositati dai senatori del gruppo L'Alternativa c'è, mentre 23 sono di Fratelli d'Italia
E’ scaduto alle 15 di martedì 7 settembre il termine per presentare gli emendamenti alla riforma della giustizia di Marta Cartabia, approdata in commissione al Senato dopo l’approvazione da parte dell’aula della Camera il 3 agosto scorso. Le proposte di modifica presentate sono circa 1.800: 23 da parte di Fratelli d’Italia, le restanti sono invece de L’Alternativa c’è, gruppo composto da ex senatori dei 5 stelle. “Ora prepareremo il fascicolo degli emendamenti che invieremo per i pareri alle altre Commissioni, in particolare la Bilancio e la Affari costituzionali, dopo di che la prossima settimana saremo pronti per lavorare”, ha detto Andrea Ostellari, presidente leghista della commissione giustizia di Palazzo Madama.
“L’obiettivo è quello di costringere la maggioranza a modificare questa riforma iniqua che grazie all’improcedibilità nel giudizio crea una sorta di impunità per tanti imputati, anche accusati di reati gravissimi; per quelli di mafia, ad esempio, scaduto il termine sarà possibile una proroga esclusivamente per i processi ‘particolarmente complessi’, mentre per tutti gli altri che non finiranno nei ristretti termini previsti ci sarà l’impunità”, ha spiegato invece Mattia Crucioli, primo firmatario di molte delle 1700 proposte di modifica della riforma, presentate da l’Alternative c’è. “Per i reati ambientali – continua il senatore – e per tantissimi altri è anche peggio perché non è prevista alcuna proroga: questa maggioranza si riempie la bocca parlando di ambiente, ma poi crea l’improcedibilità su quei reati”. Tra le modifiche proposte dagli emendamenti anche la norma che impone alle Procure d’individuare i reati da perseguire con priorità, in relazione alle linee guida stilate ogni anno dal Parlamento. “Così la politica – attacca Crucioli – potrà scegliere sostanzialmente su quali reati consentire prioritariamente le indagini, e su quali chiudere un occhio, mentre la Costituzione oggi impone che siano tutti perseguiti”.