“Siamo morti che camminano”, ma anche “orfani di madri, padri e nonni”. La generazione perduta che pronuncia queste parole è quella dei cittadini della Terra dei fuochi. Lo fa in una lettera che, insieme a petizioni online ai ministeri e denunce in Procura, fa parte di un’iniziativa organizzata da Gioventù Bruciata che si chiama “We can’t breathe – Nun putimme riciatà”. Si parla di cave, rifiuti interrati, discariche abusive, roghi appiccati ad ogni ora del giorno, una puzza nauseabonda che non lascia via di scampo. E si definisce “inaccettabile la decisione del sindaco Luigi de Magistris che, dopo una presunta indagine sull’adeguatezza dei siti di smaltimento presenti nella periferia Nord di Napoli, ci condanna a ricevere circa 150 tonnellate di rifiuti provenienti dalla capitale”. Una scelta che, a dire il vero, ha già scatenato l’ira dei cittadini sui social, ma anche quella di politici locali, come i sindaci di Giugliano in Campania, Nicola Pirozzi e di Acerra, Raffaele Lettieri. Ma sull’operazione c’è chi ha molti dubbi. “Non è ancora chiaro se quell’operazione si possa fare e, in caso affermativo, come sia possibile – commenta a ilfattoquotidiano.it la consigliera regionale dissidente del M5S Marì Muscarà, che nelle prossime ore presenterà un’interrogazione sulla vicenda contestata anche dai cittadini della Terra dei fuochi.

IL GRIDO DI DOLORE DALLA TERRA DEI FUOCHI – “Da ormai un mese o più i nostri comuni sono ferocemente colpiti da una puzza vomitevole, che genera emicranie, mal di stomaco, allergie, e chissà cos’altro. Siamo quindi obbligati a barricarci nelle nostre case” scrivono, spiegando che il lockdown non è mai finito per i loro figli “costretti a giocare tra le pareti domestiche, dove sono al riparo dall’aria irrespirabile”. Da dove arriva questo odore? “C’è l’imbarazzo della scelta – dicono – tanti sono i siti di smaltimento che ci circondano: Cava Alma, Cava Riconta, Resit 1 e Resit 2, Taverna del Re, Settecainati, Cava Giuliani, Stir, Ponte Riccio. Parliamo di un’area di 426 chilometri quadrati in cui negli anni è stata registrata la presenza di “2.767 siti di smaltimento abusivo di rifiuti, anche pericolosi” ed il 37% della popolazione, oltre 354mila cittadini si è ritrovata a vivere a meno di 100 metri da almeno uno di questi siti “esponendosi ad agenti chimici causa di tumori, nascite premature, asma, malformazioni congenite e leucemie” che colpiscono neonati, bambini e adolescenti.

QUEI RIFIUTI DA ROMA E MILANO – Sono storie e numeri che conosce bene chi sa cos’è la Terra dei fuochi. E poi c’è l’elemento nuovo. Solo pochi giorni fa il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha autorizzato Sapna, la società interamente pubblica che gestisce tutti gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti dell’intera area metropolitana di accogliere la richiesta di aiuto di Ama, l’azienda dei rifiuti della città di Roma, di ricevere una quota di rifiuti per scongiurare un’emergenza nel Lazio e nella capitale. “Dopo aver fatto tutte le verifiche tecniche da parte dei nostri dirigenti – ha spiegato lo stesso primo cittadino – siamo in grado dal 4 ottobre fino al 31 dicembre, senza alcuna ricaduta di efficienza nel trattamento dei rifiuti sui nostri territori, che hanno ovviamente l’assoluta priorità, di ricevere circa 150 tonnellate di rifiuti della capitale d’Italia al giorno”. Ma la Terra dei fuochi non ci sta. E anche la consigliera regionale Marì Muscarà, che ricorda cosa dice la legge.

I DUBBI – “Il rifiuti ‘tal quale’, ossia non trattato, come quello che dovrebbe arrivare dal Lazio – spiega a ilfattoquotidiano.it – non può viaggiare tra Regioni, a meno che non vi sia un accordo tra Regioni di cui ad oggi non c’è alcuna prova documentale”. Per questa ragioni la consigliera sta presentando in queste ore un’interrogazione: “Anche se vi fosse l’accordo, però, lo smaltimento fuori del territorio della regione dove sono prodotti sarebbe giustificato solo per fronteggiare situazioni di emergenza causate per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza da parte della protezione civile. E non mi sembra questo il caso”. Secondo Muscarà, quindi, al di là della particolare situazione della Campania, “che non può certo permettersi di smaltire rifiuti di altre regioni se è ancora costretta a esportare ecoballe in Lombardia e se abbandona rifiuti in Tunisia, non ci sarebbero neppure i presupposti per un’operazione del genere e per il via libera della città metropolitana di Napoli “a meno che non sia frutto di accordi elettorali”.

L’APPELLO – Nel frattempo, i cittadini della Terra dei fuochi chiedono al Governo di intervenire d’urgenza per la bonifica totale di tutto il territorio e di impegnare parte del recovery plan e dei fondi giunti dall’Ue per salvare il territorio. “Non è possibile – scrivono – che i fondi vengano destinati solo ad alcuni “fortunati” comuni, inseriti nell’ambito del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) “Terra dei fuochi”. E chiedono, tra le altre cose, l’istituzione di una nuova commissione d’inchiesta parlamentare “che monitori e sia presente sul territorio, per accertare le responsabilità di tale scempio e potere elaborare soluzioni direttamente sul campo” e “indagini e rilievi su acqua, aria e suolo”. L’obiettivo è quello di capire “se il nostro territorio sia oggetto di inquinamento e possa essere risanato, o sia ormai diventato il teatro di un vero e proprio disastro ambientale”.

LA REPLICA DI SAPNA – Nel frattempo, però, arriva da S.A.P.NA. SpA una nota nella quale la società esprimere la propria comprensione e vicinanza a “tutti i cittadini che in questi giorni si vedono costretti a combattere per la salvaguardia ambientale e la tutela della salute della comunità invitando, pertanto, gli Enti competenti, a verificare tutti i siti ed impianti del circondario, pubblici e privati”. Ma la società sottolinea anche che gli impianti, le discariche ed i siti di stoccaggio gestiti dalla società partecipata interamente dalla Città Metropolitana di Napoli “sono soggetti a verifiche e monitoraggi costanti nel rispetto della normativa vigente in materia ambientale da parte degli Enti preposti al controllo” e che “dai controlli effettuati negli ultimi giorni, gli enti preposti hanno verificato l’assenza di esalazioni odorigene e la corretta conduzione dell’impianto TMB (trattamento meccanico biologico) di Giugliano”.

aggiornato da Redazione Web alle 15.29 del 9 settembre 2021

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