La decisione è stata presa martedì sera al “Covo”, il capannone dove ogni settimana alcune centinaia di ultras si incontravano per organizzare cori, coreografie e trasferte in Italia e in Europa, al seguito della squadra di Gian Piero Gasperini. Una spiegazione ufficiale non c’è, è attesa per i prossimi giorni. A pesare dalla decisione, apprende al momento ilfattoquotidiano.it, ci sarebbero fattori diversi: la lontananza del capo carismatico, Claudio Galimberti detto “Bocia”, il fallito ricambio generazionale, l’assenza dallo stadio causa pandemia e alcune divergenze non domate
L’ultima grande apparizione è stata la collaborazione alla realizzazione dell’ospedale Covid alla fiera di Bergamo. “Famigerati” soprattutto per gli scontri violenti, ma anche per l’eccentricità, gli ultras dell’Atalanta, organizzati in un unico gruppo chiamato Curva Nord, avevano deciso di dare una mano concreta alla loro città, la più colpita dalla pandemia all’inizio del 2020. Adesso, dopo mesi di assenza dagli stadi, quando piano piano si torna sugli spalti a capienza ridotta, si è sciolto quel gruppo nato 23 anni fa dall’unione di più anime del tifo organizzato atalantino. La decisione è stata presa martedì sera al “Covo”, il capannone dove ogni settimana alcune centinaia di ultras si incontravano per organizzare cori, coreografie e trasferte in Italia e in Europa, al seguito della squadra di Gian Piero Gasperini. Una spiegazione ufficiale non c’è, è attesa per i prossimi giorni. A pesare dalla decisione, apprende al momento ilfattoquotidiano.it, ci sarebbero fattori diversi: la lontananza del capo carismatico, Claudio Galimberti detto “Bocia”, il fallito ricambio generazionale, l’assenza dallo stadio causa pandemia e alcune divergenze non domate.
Partiamo da quest’ultimo fatto. Alla prima (e finora unica) partita casalinga dell’Atalanta, il 28 agosto contro il Bologna, un gruppo di ultras è rimasto fuori dallo stadio in linea con quanto stabilito da altre tifoserie in tutta Italia, come quelle di Sampdoria, Genoa, Salernitana e altre ancora, per protestare contro la capienza ridotta al 50 per cento. Altri però sono entrati in quelli spalti. Un altro episodio indica meglio la spaccatura non sanata. Il 24 luglio davanti al centro sportivo di Zingonia, dove la squadra si allena, è comparso uno striscione contro il presidente Antonio Percassi: “Abbonamenti, amichevoli, mercato. Percassi non sbagliare, c’è una città da rispettare”. Le due esse del cognome del presidente erano state scritte col simbolo del dollaro, in polemica contro i rincari e i mancati rimborsi degli abbonamenti della stagione 2019/20. A firmare quel messaggio un gruppo nuovo, sconosciuto: Animal Kingdom”. “In altri periodi, un’iniziativa così avrebbe provocato la reazione forte da parte della curva”, sostiene un vecchio ultras. E qui arriviamo al resto dei problemi.
Ormai da anni il capo carismatico della curva, il “Bocia”, è lontano dagli spalti, colpito da inchieste e svariati divieti di accesso alle manifestazioni sportive (i Daspo). A fine anni Novanta ha fondato il gruppo Atalanta Supporters riuscendo poi a fonderlo con altri (Nomadi, Bna e Wild Kaos) all’interno di una nuova entità chiamata Curva Nord. È una stagione nuova per gli ultras, segnata sì dagli scontri, ma anche da eventi eccentrici come la festa della Dea del 2013 (col carrarmato che schiaccia due auto coi colori di Roma e Brescia) e, negli ultimissimi anni, dalle trasferte in Europa al seguito dell’Atalanta firmata Percassi-Gasperini. I compagni di curva del Bocia avevano anche organizzato una manifestazione il 13 aprile 2019 per chiedere alle istituzioni di permettere al loro capo di tornare allo stadio. Nulla è cambiato. Galimberti si è trasferito nelle Marche, in una sorta di autoesilio rotto in poche occasioni: un rientro a Bergamo in piena zona rossa, quando non si poteva varcare i confini regionali, e la partecipazione alla festa per la promozione in Serie B della Ternana, che gli è costata un altro Daspo. Di fronte a questa lontananza, i più giovani hanno cercato di supplire la sua assenza, ma il ricambio generazionale è stato bloccato dalle diffide e dall’assenza di partite, momento clou dell’essere ultras. Il Bocia, racconta il vecchio ultras ben informato, sarebbe tornato a Bergamo per partecipare all’ultima riunione.
Nonostante la lontananza dagli stadi, gli ultras atalantini avevano fatto sentire la loro voce contro un calcio diventato “industria”, pronto a ripartire anche nei momenti tristi della pandemia. Il 26 marzo 2020, ad esempio, proprio il Bocia aveva scritto al presidente Percassi ipotizzando lo stop del campionato dell’Atalanta: “Ora esultare per un gol di Gomez non ha più senso. Vorrebbe dire essere egoisti e non rispettare la Bergamo che ci ha lasciato tragicamente e quella che deve ancora piangere!”. Erano seguiti, in città e altrove, striscioni contro il riavvio del campionato. Ultima proteste, quella contro lo “spezzatino”, senza partite giocate in contemporanea per fare un favore ai network proprietari dei diritti televisivi (un progetto sfumato). Fatta eccezione dei saluti alla squadra e della “scorta” di motorini che affiancavano il pullman diretto allo stadio, la Curva non ha più avuto occasione di mostrarsi e adesso arriva allo scioglimento. “Ci sarà un momento di vuoto e confusione, come allo stadio della Juventus”, ipotizza il vecchio ultras pensando alle inchieste che hanno smantellato i gruppi ultras bianconeri.