L’estensione del Green pass? Mario Draghi frena. Nel Consiglio dei ministri programmato per giovedì 9 settembre l’obbligo del certificato verde sarà varato solo per i lavoratori di mense e pulizie negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nelle Rsa e negli ospedali. Per il momento, dunque, non ci dovrebbe essere l’estensione dela misura anche a gestori e personale di bar e ristoranti, palestre e piscine, dipendenti di cinema e teatri: cioè tutti quei settori dove il green pass è obbligatorio per i clienti. Per queste categorie è ancora in corso una riflessione mentre sarà sicuramente rimandato alla prossima settimana il confronto su pubblica amministrazione e restanti categorie di privati, su cui il governo intende trovare la quadra con Confindustria e sindacati.
Una frenata che Matteo Salvini sembra volersi intestare, visto che dopo una telefonata con il premier, si è affrettato a dire che “non risulta nessuna estensione di Green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale e quindi questo mi conforta”. Parole che hanno irritato chi in maggioranza avrebbe voluto da subito – come pure nei giorni scorsi si era ipotizzato – un intervento più deciso. Il tira e molla in maggioranza prosegue anche sulla cabina di regia che dovrebbe decidere dell’estensione e che alla fine Draghi ha deciso di non convocare. Decisione che alimenta una tensione già ad alti livelli per quello che è successo alla Camera: i deputati della Lega hanno votato altre due volte in favore di emendamenti di opposizione al decreto che ha introdotto il Green pass e chiedono l’approvazione di una serie di ordini del giorno per non votare contro il testo. Non solo: hanno messo anche in dubbio il voto sul decreto sul Green pass per la scuola. Enrico Letta e Giuseppe Conte insorgono. “Hanno superato ampiamente il limite”, dice il segretario Pd. “Sul Green pass la Lega ha già adottato tre posizioni differenti: approvazione in Cdm, astensione e voto contrario in commissione e in aula. Quindi, lancio un invito alla Lega che invece ha assunto questa responsabilità e deve essere conseguente: chiarisca la sua posizione. Perché su questo non si può scherzare”, dice il presidente del M5s.
Da Palazzo Chigi negano che la frenata sia dovuta al pressing di Salvini: serve più tempo per approfondire, assicurano all’agenzia Ansa. Introdurre l’obbligo per tutti i lavoratori del pubblico e del privato – fanno sapere – è una scelta che coinvolge diversi aspetti giuridici e scelte politiche complesse, come quella di lasciare a carico dei lavoratori che non si vaccinano il costo dei tamponi per entrare in azienda. Ma è una decisione che nei fatti diventa un assit per Salvini, che su vaccini e green pass era finito stretto tra le pressioni di una fronda interna e la concorrenza esterna di Giorgia Meloni. E infatti il leader della Lega ne approfitta. Parla con Draghi al telefono, va a fare la seconda dose di vaccino, poi va davanti alle telecamere e dice: “Non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, e quindi questo mi conforta”. E ancora: “Escludo che arrivi in discussione l’obbligo vaccinale“. Parole che provocano il malumore nel centrosinistra e tra i 5 stelle, schieramento dal quale trapela irritazione per la “tolleranza” che Draghi sta mostrando verso Salvini.