Si è aperto oggi nella nuova aula bunker costruita ad hoc a palazzo di giustizia di Parigi, il maxiprocesso contro gli autori delle stragi terroristiche del 13 novembre 2015 allo Stade de France, al Bataclan e davanti ai bistrot parigini. Presenti 14 imputati, fra questi l’unico dei 10 kamikaze dei commando che è sopravvissuto, il franco-marocchino Salah Abdeslam, da 5 anni detenuto in un carcere di massima sicurezza e finora trincerato dietro il silenzio assoluto. Le sue prime parole rivolte ai giudici sono state: “Allah è l’unico dio” e ha quindi rivendicato la sua adesione all’Isis: Occhi puntati anche su Mohamed Abrini, l’uomo che fu fotografato con il cappello durante gli attentati del 22 marzo 2016 all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles. Il processo durerà in totale 9 mesi. Sono passati sei anni dalla notte che ha segnato la storia di Parigi e dell’Europa e per 1.800 rappresentanti delle vittime che si sono costituiti parte civile, per i familiari, per i sopravvissuti e per l’intero Paese si riapre una ferita.
Abdeslam ha parlato prima che il presidente del tribunale lo interrogasse per chiedergli, come da prassi, la sua identità. “Ci tengo, innanzitutto – ha detto il franco-marocchino – a testimoniare che Allah è l’unico dio e che Maometto è il suo messaggero”. Il presidente della Corte, Jean-Louis Périès, ha tagliato corto a queste dichiarazioni, replicando semplicemente ma seccamente: “Questo lo vedremo dopo”. In seguito, Abdeslam ha confermato la sua identità, rifiutando però di declinare le generalità dei genitori: “I nomi di mio padre e di mia madre – ha detto – non hanno nulla a che vedere qui”. Infine, alla domanda sulla sua professione – rivolta a tutti gli imputati – Salah Abdeslam ha risposto di aver “abbandonato la professione per diventare un combattente dello Stato Islamico”. Il presidente Périès poco dopo ha parlato di un processo “storico” e “fuori dall’ordinario” perché “i fatti, per la loro intensità drammatica, fanno parte delle vicende nazionali e internazionali di questo secolo” e “fuori dall’ordinario” per “numero di vittime, parti civili, testimoni e periti”.
Nel pomeriggio il processo è stato sospeso perché uno degli imputati, Farid Kharkhach, ha accusato un malore nel box degli accusati, dove si trova dall’inizio del processo, circa 4 ore fa. Kharkhach, 39 anni, è sospettato di aver fornito i documenti falsi alla cellula terroristica che compì gli attentati, uccidendo 130 persone e ferendone altre centinaia. Salah si è tolto la mascherina e si è scagliato contro la corte dopo il malore del coimputato: “Qui è tutto molto bello – ha detto Salah – ma bisogna vedere com’è dietro. Veniamo maltrattati. Sono 6 anni che vengo maltrattato, trattato come un cane e non dico niente perché so che dopo la mia morte sarò resuscitato”.
L’avvocato di Kharkhach, alla ripresa dell’udienza, si è lamentato delle condizioni imposte agli imputati. Il suo cliente avrebbe subito due perquisizioni fino ad essere completamente svestito, sarebbe “depresso” e “indebolito”.
La strage del 13 novembre cominciò con i kamikaze allo Stade de France, dove si stava giocando Francia-Germania; proseguì con le sventagliate di mitra contro gli avventori seduti ai tavolini dei bar e dei bistrot. Pochi minuti dopo, due commando di 3 uomini ciascuno aprirono il fuoco con i mitra sui tavolini di diversi bistrot, affollati di clienti. Poi si arrivò all’irruzione del commando suicida armato di cinture esplosive al Bataclan, dove era in scena un concerto rock del gruppo californiano degli Eagles of Death Metal. In quel teatro è morta Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana di 28 anni. In totale, quell’attacco telecomandato dall’Isis, furono uccise 130 persone e 350 rimasero ferite. In tanti riportarono traumi fisici e psichici permanenti.
Nel teatro, l’assalto delle teste di cuoio sarà sferrato soltanto dopo la mezzanotte. Due dei killer riuscirono a fuggire ma 5 giorni dopo furono rintracciati dopo una caccia all’uomo casa per casa: il cervello operativo, il jihadista super ricercato Abdelhamid Abaaoud, fu ucciso con un complice in un appartamento di Saint-Denis, a nord della capitale. Seguì, nei giorni dopo il tremendo shock, una storica manifestazione internazionale guidata dal presidente Francois Hollande per le strade di Parigi, lo stato d’emergenza con chiusura delle frontiere e l’inizio della tentacolare inchiesta, che da subito coinvolse la giustizia belga: diversi, infatti, i movimenti che i terroristi avevano sfruttato sulla rotta fra la Siria – grazie alle basi di francesi e belgi partiti per combattere la jihad -, il Belgio e la Francia, con una connessione diretta per fornitura di armi e logistica fra la periferia di Bruxelles e quella di Parigi.
Quand je reviens dans la solitude au terme d’une nuit interminable, je me demande si ce que nous venons de vivre changera notre société. Ma plus grande crainte était qu’elle se divise. C’est ce que cherchaient les terroristes. Je suis fier des Français, qui sont restés unis. pic.twitter.com/McoUg6cJKK
— François Hollande (@fhollande) September 8, 2021
Nell’aula bunker che può ospitare fino a 3.000 persone – tante è stato calcolato che saranno presenti nelle giornate cruciali del processo – si andrà avanti almeno per 9 mesi, fino a maggio. Le giornate di udienza saranno 140, dei 20 accusati ne saranno fisicamente presenti 14 (11 in detenzione, altri 3 in libertà vigilata). Supersorvegliato sarà l’unico dei 10 kamikaze che non è riuscito o non era abbastanza determinato a togliersi la vita, il franco-marocchino Salah Abdeslam. Altri 6 saranno giudicati in contumacia, 5 dei quali (dirigenti dell’Isis) sono quasi certamente già morti nella regione fra Iraq e Siria.
Il processo, che sarà integralmente filmato, si basa su un volume di dossier senza precedenti, 542 tomi, 47.000 verbali, una torre di pratiche cartacee di 53 metri di altezza. E’ il frutto di 4 anni e mezzo di istruttoria dei giudici Jean-Marc Herbaut, David De Pas, Raphaelle Agénie-Fécamp, Richard Foltzer e Bertrand Grain. Presidente della Corte d’assise sarà il giudice Jean-Louis Peries. Nella maxi aula saranno 330 gli avvocati della difesa presenti, 141 i media che hanno accreditato dei giornalisti. Simbolica la scelta di non dirottare il processo – anche se logisticamente sarebbe stato più razionale – in un sito lontano dal centro. Il Palazzo di Giustizia, sull’Ile-de-la-Cité, il cuore di Parigi, sarà il luogo dove le stragi saranno rievocate, dove i colpevoli saranno giudicati. La sala Grand Procès, allestita ad hoc dopo lavori durati un anno e mezzo, è costata 7,5 milioni di euro. Servirà nel 2023 anche al processo per la strage di Nizza del 14 luglio 2016.