La sera dei quattro attentati terroristici negli Stati Uniti, il calcio in Europa non si fermò. L’11 settembre 2001 cadeva di martedì e in quella data era programmata la prima giornata del girone iniziale di Champions League. Si giocò regolarmente. Le Twin Towers vennero colpite dal primo aereo alle 8.46, quando in Italia erano le 14.46. Nel giro di un’ora e 42 minuti entrambe le torri crollarono. Alle 20.45 all’Olimpico la Roma iniziò la partita con il Real Madrid, in contemporanea a Istanbul (dove il minuto di silenzio verrà fischiato) la Lazio giocava con il Galatasaray. Le romane persero entrambe. La Juventus, la terza italiana iscritta al torneo, si trovava a Porto perché l’indomani avrebbe dovuto affrontare la squadra di casa. Ma il giorno dopo non si giocò, le gare di Champions vennero tutte rinviate dall’Uefa. Damiano Tommasi, centrocampista titolare di quella Roma, non era in campo. Scontava infatti una squalifica per l’espulsione di qualche mese prima nella sfortunata partita di Coppa Uefa contro il Liverpool.
Tommasi, che ricordo ha dell’11 settembre 2001?
Ero a casa a Roma, non ero in ritiro con i compagni. Mi arrivò un messaggino da un amico, che mi diceva di accendere la tv. Vidi cosa stava succedendo negli Stati Uniti, la preoccupazione era molta. Non mi misi in contatto con i ragazzi né con la società. Alla sera andai allo stadio e seguii la partita accanto a Daniel Passarella, che un paio di mesi dopo sarebbe andato ad allenare il Parma.
Il presidente della Roma Franco Sensi aveva dichiarato da subito la sua volontà di rinviare la partita, intanto lo Stadio Olimpico si stava riempiendo quasi completamente.
C’era molta attesa a Roma per questa partita. Avevamo vinto lo scudetto e c’era entusiasmo. Si ritornava a giocare in Coppa dei Campioni dopo tanti anni e si affrontava una squadra come il Real Madrid. Sarebbe dovuto essere una festa. Probabilmente era una partita che non andava disputata, anche per via di tutta quella gente riunita in un unico luogo. Ma è stata presa una decisione nel giro di poche ore, non si è avuto il tempo di sospendere la partita così come del resto le altre in programma. Tra l’altro a Roma la gente era già nei pressi dello stadio molte ore prima della gara.
Aveva appena giocato due gare con la Nazionale italiana di Trapattoni, nell’amichevole con il Marocco aveva segnato anche il suo primo e unico gol in azzurro.
Alla vigilia ero dispiaciuto di non poter giocare, ma lo sapeva da tempo. Noi eravamo in un momento magico, io in quel periodo della stagione ero sempre in forma perché non soffrivo la preparazione atletica. Giocai poi a Madrid, pareggio 1-1 al Bernabeu, il tempio del calcio europeo. Io e la Roma eravamo entrati in una nuova dimensione calcistica.
L’anno dopo, nel mese di agosto, giocaste un’amichevole a New York con il Real Madrid in memoria delle vittime dell’11 settembre.
Ho un ricordo molto forte di quel giorno. Un tifoso della Roma che viveva a New York venne in lacrime nel nostro hotel. Lavorava alle Torri Gemelle e per seguire in tv l’esordio in Champions League del suo club aveva chiesto un permesso di mezza giornata al suo datore di lavoro. Siccome non glielo avevano concesso, era rimasto a casa tutto il giorno. Tutti i suoi colleghi sarebbe morti nell’attacco terroristico, lui si salvò grazie alla sua squadra del cuore. Fu molto emozionante.