Progettavano su alcune chat di Telegram azioni violenze, anche con armi, durante un imminente raduno No Vax a Roma. Sono almeno otto le persone indagate dalla procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata nell’ambito di un’operazione della polizia contro alcune delle frange più estremiste dei manifestanti contro il vaccino Covid e le restrizioni introdotte con il Green pass. In mattinata sono scattate le perquisizioni, otto solo a Milano, e diverse altre tra Bergamo, Roma, Venezia, Padova e Reggio Emilia. Nel corso del blitz sarebbero state trovate armi, come coltelli e bastoni.
Le “azioni violente” che stavano programmando erano “tese a mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale”, scrivono il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e il pm Piero Basilone nei decreti di perquisizione scattati a valle dell’indagine condotta dalla Digos e dalla Polizia. Gli indagati, che hanno una età che va dai 33 anni ai 53 anni, portavano avanti “iniziative volte ad affermare le convinzioni dell’area cosiddetta ‘no vax'”. Gli indagati sono membri attivi di un gruppo Telegram denominato “I guerrieri” dove venivano progettate azioni violente da realizzare anche con l’uso di armi ed esplosivi fai da te in occasione delle manifestazioni ‘No green pass’ organizzate su tutto il territorio nazionale, in particolare quella in programma a Roma per le giornate dell’11 e 12 settembre.
Si tratta di una frangia composta da persone con un “profilo basso” senza “esponenti d’area”, ma da gente comune: disoccupati, operai, portinai, camerieri. Uno degli uomini, che aveva un porto d’armi, era conosciuto per essere vicino all’indipendentismo veneto, ma al momento non sarebbe emerso niente di più strutturato. Oltre alle abitazioni degli indagati, i controlli hanno riguardato pc, cellulari, tablet e account social. Si cercano anche “armi” e elementi “riguardanti i rapporti tra gli indagati e tra questi e altri soggetti che potrebbero aver concorso all’istigazione alla commissione di delitti connotati dalla violenza contro persone e cose” e per la “delineazione dei rispettivi ruoli”.
Oltre all’intenzione di partecipare in massa alla manifestazione di protesta in programma nella Capitale sabato prossimo, gli indagati avrebbero incitato gli altri membri del gruppo Telegram a realizzare azioni violente nelle rispettive province di residenza “contro non meglio precisati obiettivi istituzionali o approfittando della visita di esponenti dell’esecutivo, come quella, poi annullata, prevista a Padova lo scorso 2 settembre da parte del Ministro della Salute, Roberto Speranza”, spiega la questura di Milano. I membri della frangia avrebbero inoltre avuto “l’effettiva intenzione di realizzare una riunione preparatoria in vista dell’appuntamento romano e di approvvigionarsi di armi bianche da utilizzare in quell’occasione”. Per gli inquirenti il blitz, come viene chiarito, rientra in una “importante attività preventiva contro dei disordini” che erano stati programmati. Da un lato, c’è il riscontro che questi gruppi stanno “alzando il tiro” e dall’altro si dimostra che le istituzioni e le forze dell’ordine sono presenti nel contrastarli.