Alla base della decisione la vicenda che aveva visti contrapposti un docente il preside dello stesso istituto. La corte specifica che si può lo si può accompagnare "con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi"
Il crocifisso in classe si può esporre solo se c’è accordo. Questa la decisione della corte di Cassazione che con la sentenza n. 24414 stabilisce un punto fermo nella vicenda che ha visto contrapposti il docente Franco Coppoli, contrario all’esposizione del simbolo religioso, e il suo dirigente scolastico, che con in seguito a a una delibera assunta a maggioranza dall’assemblea di classe – lo aveva invece imposto all’insegnante. La Cassazione ha infatti stabilito che è possibile “Accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. L’Uaar – Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, di cui fa parte Coppoli – esprime “viva soddisfazione per l’accoglimento del ricorso da lei patrocinato e che ha finalmente sancito nero su bianco la non compatibilità del crocifisso con lo stato laico”, commenta Adele Orioli, responsabile delle iniziative giuridiche dell’associazione. “Anche se rimangono aperti non pochi profili problematici è grande la soddisfazione nell’aver potuto difendere la legittima posizione di un insegnante di scuola pubblica”, precisa.