Una denuncia di falsa aggressione è bastata per scatenare l’allarme sulla crescente ondata di attacchi contro la comunità LGBTQI in Spagna. Tutto è partito da un ragazzo omosessuale di 20 anni, che sosteneva di essere stato aggredito da uomini incappucciati a Malasaña, quartiere di Madrid. Poco dopo si è presentato alla Polizia con un taglio sul labbro inferiore e la parola “maricón” (frocio) incisa su un gluteo. Ma la descrizione non tornava e alla fine la presunta vittima ha ammesso che le ferite derivavano da un rapporto sessuale consenziente. Aveva mentito per restare con il suo attuale partner. I collettivi sono scesi comunque in piazza per protestare contro i numerosi attacchi avvenuti di recente. Su tutti il brutale pestaggio che ha ucciso Samuel Luiz lo scorso 3 luglio ad a Coruña, in Galizia, nell’arco di 150 metri di tragitto e sei minuti di terrore. Questo mercoledì un ragazzo transessuale è stato preso a calci e pugni a Valencia ed episodi simili si sono verificati anche a Toledo, Melilla, Castellón e Vitoria. In totale, secondo il ministero dell’Interno, sono 610 le denunce per crimini d’odio, il 9% in più rispetto al 2019. Non era mai stata registrata una cifra così alta da quando il governo ha cominciato a pubblicare specifiche statistiche sul fenomeno nel 2014.

I DATI – Tuttavia, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. I dati dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sostengono che in Spagna le vittime denunciano solo sette volte su 100, mentre nel resto del continente almeno nel 10% dei casi. Lo conferma anche l’Ufficio nazionale per lotta contro i delitti d’odio –l’89% non denuncia– e gli osservatori di alcune Comunità Autonome contro la LGBTfobia. Nella regione di Madrid, per esempio, la percentuale potrebbe oscillare tra il 2% e il 5%. “La paura è la più grande alleata dei crimini d’odio. Da una parte dipende dall’elevata tolleranza della violenza ma anche dalla paura a essere visibili, dalla non conoscenza della legge, dalla mancanza di appoggio familiare”, sostiene Arantxa Miranda, della Federazione Statale LGBT. Per molti collettivi e organizzazioni come la sua incide la mancanza di sensibilità e di preparazione dei giudici, che non sempre applicano l’aggravante del delitto d’odio. Questo provocherebbe un sentimento di diffidenza nei confronti delle istituzioni. “I delitti basati sull’orientamento sessuale o l’identità di genere della vittima sono puniti dal nostro Codice Penale come aggravante. In molte regioni spagnole abbiamo anche norme che proibiscono la discriminazione e il bullismo nell’educazione, sanità, sport”, spiega Francisco Peña Díaz, dottore in Diritto ed esperto di diritti umani delle persone lgbti.

LA POLITICA – Attivisti e partiti come Unidas Podemos incolpano gli estremisti di destra di Vox per la polarizzazione e l’intolleranza che scaturiscono dal loro discorso politico. “C’è tolleranza verso un discorso d’odio a livello politico e sociale che dovrebbe essere condannato e sanzionato”, pensa Miranda. L’aumento delle denunce coincide infatti con l’irruzione nello scenario nazionale della formazione di Santiago Abascal, che ha richiesto più volte l’abrogazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso o l’adozione. In alcuni casi ha accusato i collettivi LGBTI di pedofilia o di godere di privilegi. Le stesse critiche vengono rivolte anche a Partito Popolare e Ciudadanos, che governano o sono appoggiati da Vox in alcune Comunità Autonome, come a Madrid, dove il sindaco José Luis Martínez-Almeida ha dichiarato: “Non mi sembra né giusto né ragionevole accusare Vox di omofobia con la leggerezza con cui lo fa la sinistra”. Il leader madrileño del partito di estrema destra, Javier Ortega Smith, ha segnalato “l’entrata massiccia di immigrati illegali” come causa della crescita delle aggressioni. “Dato che le aggressioni già sono punite con il delitto d’odio, quello di cui abbiamo bisogno sono politiche pubbliche che incidono sulla prevenzione, piuttosto che sul castigo. Come nell’educazione: molti aggressori sono minori o giovanissimi e il bullismo LGBTfobico è un problema importante”, segnala Peña Díaz. Molti di loro hanno cominciato ad agire in gruppo, come se l’atto fosse organizzato e premeditato. “Fino a poco fa si parlava di incidenti d’odio e non crimini. La crescita dell’aggressività può dipendere dal fatto che gli aggressori abbiano notato una certa impunità”, dice Miranda.

LA LEGISLAZIONE SPAGNOLA – Il governo di Pedro Sánchez ha convocato per questo venerdì una riunione straordinaria della Commissione contro i crimini d’odio, dove chiederà di velocizzare l’iter burocratico di due leggi punta di questa legislatura: la legge Zerolo per l’uguaglianza di trattamento e la non discriminazione, approvata dal Congresso, e la legge per l’uguaglianza effettiva delle persone trans e la garanzia dei diritti LGBTI, conosciuta semplicemente come ley trans, approvata dal Consiglio dei ministri. “Sono ancora in fase di approvazione, per cui mancano alcuni pezzi fondamentali per fare in modo che le persone LGBTI possano essere protette pienamente”, afferma Peña Díaz. Nel testo della legge Zerolo si legge che “nessuno potrà essere discriminato per nascita, origine etnica, sesso, religione, opinione, età, disabilità, orientamento o identità sessuale, malattie, situazione socioeconomica o qualsiasi condizione o circostanza personale o sociale”. La misura regola alcuni ambiti, come il sanitario e il lavorativo, e stabilisce sanzioni più o meno gravi per gli atti discriminatori che non sono contemplati dal codice penale. Introduce inoltre concetti come la discriminazione multipla, come quella per genere e colore della pelle. La ley trans permette il cambiamento di sesso già dai 12 anni con autorizzazione giuridica, dai 14 con quella dei rappresentanti legali e dai 16 autonomamente. Pur non tenendo conto delle persone non binarie, cioè chi non si riconosce nelle categorie di uomo e donna, inserisce la diversità LGBTI nell’ambito educativo, agendo così nella prevenzione. “Secondo il report Rainbow Europe di ILGA-Europe, la Spagna è uno dei paesi con la legislazione più completa. Ma dobbiamo fare in modo che si trasformi in politiche pubbliche per lottare contro la discriminazione e la violenza”, sostiene Peña Díaz.

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