Cinema

Festival di Venezia 2021, i vincitori: il Leone d’oro al film francese sull’aborto. Premiati i registi italiani Sorrentino e Frammartino

Riconoscimento alla regia per Jane Campion. Migliore attrice Penelope Cruz e Coppa Volpi per l'interpretazione maschile John Arcilla. Premiato anche il giovane attore Filippo Scotti con il Mastroianni award. Osella per la miglior sceneggiatura a Maggie Gyllenhall per The lost daughter

di Davide Turrini

Leone d’oro e Festival di Venezia 2021 profumano di donna. Ha vinto L’Evenement, il film francese che ha scioccato tutti, diretto dalla sceneggiatrice Audrey Diwan, e che vede in ogni sequenza del film la protagonista Anne (Anamaria Vartolomei), studentessa universitaria single nella Francia del 1963, che scopre di essere incinta ed è determinata a tutti costi ad abortire in un clima di terrore totale attorno a lei (chi abortiva fino al 1975 in Francia finiva in galera) per poter realizzare la sua vita lavorativa ed essere libera.

Tratto da un romanzo autobiografico di Anne Ernaux, L’événement è un’immersione totale, fisico corporea nella quotidianità concitata e disperata di Anne durante le settimane che avanzano e che la spingono a compiere una scelta radicale in cui rischia essa stessa la vita. La veterana Jane Campion vince a sorpresa il cosiddetto terzo premio – miglior regia – in maniera piuttosto inattesa (il suo film e la sua regia non ci hanno per nulla convinto) con The Power of the dog, un anti western di inizio novecento che inizia con i soliti mandriani arricchiti e finisce come un thriller psicologico. Un mezzo miracolo anche l’Osella alla miglior sceneggiatura per Maggie Gyllenhaal, regista di The lost daughter tratto da un bel romanzo di Elena Ferrante, ma trasformato in una tragica vacanza in Grecia piena di cliché su come gli americani guardano alle popolazioni europee del Mediterraneo.

Insomma ad occhio la giuria presieduta dall’eclettico premio Oscar, Bong Joon Ho, dall’altro premio Oscar e ultimo Leone d’Oro Chloe Zhao, dal regista Saverio Costanzo, dalle attrici Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, e dal regista Alexander Nanau, hanno elevato a potenza lo sguardo femminile presente in questa edizione lasciando con l’amaro in bocca la truppa degli eccellenti cinque film italiani in Concorso, giunti ad un soffio dal Leone d’Oro. Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, uno dei suoi migliori film in assoluto dopo vent’anni di carriera, si deve “accontentare” del secondo posto con il Gran Premio della Giuria. Acclamato dal pubblico in sala durante la premiazione e introdotto da un personalissimo “congratulazioni” in italiano di Bong ad annunciarlo, Sorrentino si è commosso nel ricordare i suoi compagni di viaggio e in particolar modo il suo produttore e amico Nicola Giuliano.

Anche Fabietto, l’adolescente alter ego del regista, protagonista del film, interpretato dal bravissimo Filippo Scotti, ha vinto il Premio Mastroianni per il miglior film emergente. Mentre Il Buco di Michelangelo Frammartino, ha raccolto il Premio speciale della giuria (contentino sorto nel 2013 ndr). La Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile va ad una straordinaria Penelope Cruz, protagonista intensa e vibrante di Madres paralelas di Pedro Almodovar, donna coraggio, protagonista suo malgrado dello scambio della propria bimba nella culla e agguerrita nell’ottenere il ritrovamento di cadaveri seppelliti in fosse comune dei franchisti durante la guerra civile.

Anche se la Cruz aveva dato prova di saper giocare con l’ironia sul proprio mestiere di artista nello spassoso Competencia Oficial, film in Concorso degli argentini Gaston Duprat e Mariano Cohn in un ruolo meno tradizionale e ancor più sorprendente per un attrice melodrammatica come lei. Penelope accompagnata sul red carpet dal marito Javier Bardem è salita sul palco emozionatissima ringraziando Almodovar, il direttore Barbera, sua madre e nientemeno che sua suocera. Vera sorpresa la Coppa Volpi al miglior attore per John Arcilla nel film filippino On the job: mission 8. Ruolo sporco e ambiguo il suo, tal Sisoy, un giornalista corrotto che cerca giustizia per i suoi colleghi in un clima torrido e criminale delle Filippine di oggi. Anche qui la mancata premiazione per il Toni Servillo/Eduardo Scarpetta di Qui rido io e per il duo straordinario Antonio Banderas e Oscar Martinez di Competencia Oficial lascia parecchio stupefatti.

La regista del Leone d’Oro, Audrey Diwan ha 41 anni, è alla sua seconda regia (il primo film è del 2019), moglie del regista Cedric Jimenez con il quale ha scritto French Connection e L’uomo dal cuore di ferro, è la quinta regista donna a vincere il Leone d’Oro in 78 anni di festival, la quarta se consideriamo gli ultimi vent’anni. Infine bizzarro il siparietto nel pomeriggio sul profilo Twitter del direttore del festival Alberto Barbera che si è lamentato di come diversi totoleoni, pratica alquanto in uso e formalmente corretta dalla notte dei tempi, avessero centrato evidentemente il film vincente da parecchie ore. L’Événement uscirà nelle sale italiane a fine ottobre e siamo sicuri che per come viene trattato il tema dell’aborto clandestino come salvezza per la propria realtà individuale farà discutere assai.

“Anamaria non è l’attrice del film, è il film stesso e questa è la nostra vittoria” ha detto la regista un vero e proprio fiume in piena di felicità, di emozione e di lacrime. Un film che vede in scena dal primo all’ultimo istante proprio la giovane star francese Anamaria Vartolomei. La sua Anne è una studentessa universitaria che nel 1963 in Francia scopre di essere incinta ed è determinata ad abortire clandestinamente (fino al 1975 in Francia si finiva in prigione) nonostante il mancato aiuto, anzi un vero e proprio disprezzo di chi le sta attorno. “Volevo che questo film fosse un’esperienza, un viaggio nelle pelle di questa giovane donna”, ha spiegato la Diwan dal palco della Sala Grande con il Leone d’Oro tra le mani. “Ho detto: non limitiamoci a guardarla questa protagonista, cerchiamo di essere davvero lei”. Operazione formalmente riuscita tanta che la prossimità con cui la macchina da presa di Diwan si approccia al corpo di Anne risulta addirittura una vera e propria sovrapposizione fisica. In certe sequenze come quella del tentativo di auto abortire con un lungo ferro dentro la vagina o quando l’intervento casalingo ed illegale sembra essere riuscito e la protagonista evacua il feto morto dentro ad un water la potenza dell’immagine è davvero sconvolgente. “C’è sempre troppo silenzio attorno al tema dell’aborto nel mondo. Fare un film su questo argomento è sempre difficile e io volevo farlo con rabbia e con le viscere”. Diwan ha poi concluso abbracciando sul palco Anamaria e rimarcando: “Uomini e donne: facciamo questo viaggio che avviene nel film insieme”.

La lista dei premiati

Leone d’oro – Miglior Film: L’événement di Audrey Diwan – (Francia)

Gran Premio della Giuria (Leone d’argento): È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino – Italia

Premio alla miglior regia (Leone d’Argento): Jane Campion per The power of the dog – Nuova Zelanda/Australia

Premio speciale della giuria: Il Buco di Michelangelo Frammartino – Italia

Coppa Volpi miglior attore: John Arcilla per On the job: Mission 8 – Filippine

Coppa Volpi miglior attrice: Penelope Cruz per Madres Paralelas – Spagna

Osella per la miglior sceneggiatura: Maggie Gyllenhall per The lost daughter (Grecia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele

Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio – Italia

Festival di Venezia 2021, i vincitori: il Leone d’oro al film francese sull’aborto. Premiati i registi italiani Sorrentino e Frammartino
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