Lovely Boy è la piacevole seconda prova in lungo di Francesco Lettieri, autore forse più noto all’universo dei videoclip che non a quello strettamente cinematografico
Una duplice chiusura italiana di qualità. A suggellare il momento di grazia del cinema tricolore apparso alla 78ma Mostra, almeno nella maggioranza dei titoli. Nel cerchio virtuoso del valore, dunque, si inseriscono rispettivamente Il bambino nascosto di Roberto Andò – scelto a chiudere la selezione ufficiale fuori concorso e Lovely Boy di Francesco Lettieri, epilogo fuori concorso della 18ma edizione delle Giornate degli Autori.
Adattamento da parte di Andò del proprio e omonimo romanzo, Il bambino nascosto è il racconto intimo di un uomo dalla vita invisibile, il professore di musica ed ex pianista Gabriele Santoro, che improvvisamente si trova ad affrontare un’avventura più grande di lui, esponendone le fragilità ma anche imprevedibile risorse. Ciò che va a scuotergli l’esistenza racchiusa in un appartamento ricavato nei suggestivi cavoni di Napoli è un bambino che gli si nasconde in casa per sfuggire a qualcosa che qui non è giusto rivelare. Insieme cercheranno un equilibrio capace di fornire a entrambi, specie a Gabriele, nuovo senso e identità alle rispettive esistenze. Piccolo film ma di grande dignità, Il bambino nascosto propone una delle più intense ed emozionanti interpretazioni di Silvio Orlando nei panni di Santoro: uomo solo, sensibile e di cultura profonda è inadeguato alle disfunzioni di una Napoli malavitosa e prepotente, specie nel quartiere che lui sceglie di abitare. Il suo riferimento mentale è Ulisse, l’eroe più moderno fra gli antichi, la cui patria Itaca diventa sintomo e metafora del suo vivere presente e futuro: “Non affrettare il viaggio. Devi sempre avere in mente Itaca”.