“Non è previsto che lo Stato abdichi alle sue prerogative se vengano superati tempi ragionevoli per l’accertamento dei reati. E’ agevole prevedere che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo avrà modo di censurare l’ibrido istituto della prescrizione processuale“. È un attacco frontale alla riforma della giustizia di Marta Cartabia quello lanciato dall’Associazione nazionale magistrati che oggi ha riunito il Comitato direttivo centrale. Sia il segretario Salvatore Casciaro che il presidente Giuseppe Santalucia hanno avanzato critiche nei confronti della riforma della giustizia penale approvata dalla Camera e ora al vaglio del Senato.
Attacchi ai qual non seguiranno formali iniziative di protesta sulla riforma: il sindacato delle toghe, infatti, ha bocciato la proposta di iniziative di mobilitazione, compresa una giornata di sciopero, avanzata da Giugliano Castiglia. Questo nonostante poco prima il segretario Casciaro avesse spiegato come restassero “preoccupazioni” anche dopo le modifiche introdotte, si “rischia di generare un punto di frizione col principio di separazione dei poteri”.
Le modifiche introdotte poco prima dell’approvazione da parte di Montecitorio non soddisfano neanche Santalucia: “Il Governo e la sua maggioranza – ha detto il presidente del sindacato delle toghe – hanno modificato l’iniziale proposta sulla improcedibilità, hanno attenuato i vistosi difetti di quell’impianto, che però resta insoddisfacente perché legato ad una opzione in favore di una soluzione sistematicamente inaccettabile. E vedremo nei prossimi giorni se l’esigenza governativa di rispettare un calendario delle riforme a tappe sostanzialmente forzate prevarrà sul bisogno avvertito anche da buona parte dell’Accademia di rimediare alla irrazionalità di quella scelta“. Santalucia si riferisce alle modifiche “sull’iniziale proposta sulla improcedibilità, che hanno attenuato i vistosi difetti di quell’impianto, che però resta insoddisfacente perché legato ad una opzione in favore di una soluzione sistematicamente inaccettabile”.
Il leader dell’Associazione magistrati ha anche criticato le previsioni avanzate a suo tempo della guardasigilli: “Non mi pare realistico sperare che si possano abbreviare del 40% i tempi dei processi contando sulle misure di riorganizzazione degli uffici giudiziari, e quindi sulla nuova strutturazione dell’ufficio per il processo”. Secondo il presidente dell’Anm “il timore è che riversando l’intero carico di attese e di speranze di un così robusto efficientamento della giustizia civile soltanto su questi due capitoli della riforma, e in particolare sulla nuova fisionomia dell’ufficio per il processo, li si consegni a un futuro assai incerto, in qualche modo ponendo le condizioni per registrarne in beve tempo il sostanziale fallimento“.
Consapevole del momento critico per il mondo della magistratura, Santalucia ha concesso: “Sappiamo che la Ministra della giustizia ha espresso più volte la convinzione dell’urgenza della riforma, sottolineando che ‘qualcosa si è rotto nel rapporto tra magistratura e popolo e che pertanto ‘occorre urgentemente ricostruirlo‘. E allora una riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm è improcrastinabile“. Il riferimento è per le nuove norme che devono regolare l’elezione a Palazzo dei Marescialli: “Il tempo c’è ancora, ma non è infinito perché l’attuale consiliatura si accinge ad entrare nell’ultimo anno della sua esperienza – aggiunge -. Credo allora che possa e debba chiedersi al Ministro, al Governo e alla Politica di fare in fretta, dicendo con chiarezza che non si può andare al rinnovo del Csm senza aver provveduto a eliminare i fattori di rischio di una ulteriore delegittimazione dell’organo consiliare“.