Cinema

Venezia, da 40 anni è il custode della Mostra del Cinema: “Il festival era una vera festa perché tutta l’isola era coinvolta”

Da Federico Fellini a Paolo Sorrentino, chiunque sia passato per il Lido di Venezia ha avuto a che fare con Roberto Saoner. Oggi racconta di quando la Mostra aveva tutt'altro sapore e nessuno avrebbe chiamato red carpet la passeggiata

di Ruggero Tantulli

Si muove tra le sale del Palazzo del Cinema e il red carpet delle star con la sicurezza di un vero padrone di casa, dispensando sorrisi e battute. E in effetti padrone di casa lo è veramente: Roberto Saoner è da oltre 40 anni il custode della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, in questi giorni nel pieno della 78esima edizione. Un impegno a cui si dedica con passione per diversi mesi all’anno, insieme ai figli e ai collaboratori. Dalla consegna delle chiavi di prima mattina al coordinamento dei turni di sorveglianza notturna. Fino alla cura degli edifici (non solo il Palazzo del Cinema, anche quello del Casinò a pochi passi di distanza, dove non si gioca più ma si svolgono congressi anche durante l’inverno). Un tuttofare che ha visto crescere varie generazioni di lidensi e veneziani insieme alla Mostra del Cinema.

Sessantadue anni, occhi luminosi, fisico sportivo (gira ancora l’Europa giocando con i compagni dell’Old Basket Venezia e anima il Torneo dei Sestieri di pallacanestro), Saoner – detto Sao – vive proprio nel Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, di cui è ormai la memoria storica. “Le nostre scale di casa coincidono con il retropalco della Sala Grande, quindi andando a casa incontriamo attori premiati con il Leone d’Oro”, racconta a ilfattoquotidiano.it dalla terrazza del Palazzo sul lungomare del Lido. “E quando vanno in scena i film vibrano tutti i mobili dell’appartamento”.

Figlio d’arte – il padre Gildo è stato lo storico custode dal 1951 al 1980 – Saoner custodisce i segreti di uno dei festival più prestigiosi del mondo. E di ricordi legati alle stelle del grande schermo ne ha da vendere. Come quella volta che si accostò a Michael Fassbender – che festeggiava la vittoria della Coppa Volpi con una birra in solitudine – e finì a bere con l’attore irlandese proprio dalla coppa mentre gli autisti lo cercavano disperatamente. O come quando dovette intrattenere Robert De Niro e Martin Scorsese per un ritardo nella proiezione di Goodfellas. Riuscendoci alla grande con una bottiglia di prosecco.

Da Federico Fellini a Paolo Sorrentino, chiunque sia passato per il Lido di Venezia ha avuto a che fare con la simpatia di Saoner. Sposato, due figli, Saoner è cresciuto con il cinema nelle vene. Il padre Gildo era una figura carismatica che poteva permettersi di anticipare ad amici giornalisti le notizie sui premi del Festival lanciando dalla finestra i comunicati stampati col ciclostile appallottolati (“Ci rinchiudevano in una stanza durante i verdetti, per anni non sono riusciti a capire chi fosse a svelarli alla stampa prima che diventassero ufficiali”).

Il primo lavoro da ragazzino? Issare le bandiere sulla terrazza del Palazzo del Cinema. “Non erano in seta ma in lana. E qualcuna la cuciva mia madre con la Singer”, racconta Saoner. Era un’altra Mostra, quando non si diceva red carpet ma passeggiata: “C’erano meno controlli e il festival era una vera festa, perché tutta l’isola era coinvolta”. Poi la crisi e le contestazioni, che colpirono anche la rassegna cinematografica: “Nel ’68 fecero esplodere una bomba carta davanti alla porta di casa”. Fino al rilancio negli anni ’80, proprio quando Roberto Saoner fu chiamato provvisoriamente a sostituire il padre, appena deceduto. “E provvisoriamente sono ancora qui”, scherza. “Negli anni ’80 andavano in scena anche tre repliche notturne da tutto esaurito, con resse incredibili. C’erano meno allestimenti – ricorda – ma più fermento”.

Tra i divi del cinema, tanti sono i ricordi legati al ruolo privilegiato di custode. Da John Travolta che preferì evitare il contatto col pubblico (“Gli trovammo un percorso alternativo”) a Kathleen Turner che si sentì male, da Harrison Ford ad Anjelica Huston. “Nel 1986 sollevai Jane Birkin e la accompagnai in braccio in Sala Grande: aveva una gamba rotta e i suoi accompagnatori erano impalati”. Con una proposta hot rifiutata in extremis: “Tinto Brass mi chiese di girare una scena molto spinta, con un ottimo compenso – spiega ridendo -. Ma ero sposato da un anno e, facendo un po’ di calcoli su quanto mi sarebbe costato un avvocato divorzista, declinai…”.

Con il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, Saoner ha un rapporto diretto: “Abbiamo un ottimo rapporto ormai ventennale, che va al di là del lavoro”, racconta. “Barbera ha riportato il Festival di Venezia agli antichi fasti, oggi è tornato il miglior festival del mondo, anche come livello dei film”. Il futuro? “Mi vedo qui, lavorando e cercando di essere utile. È la mia vita”.

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