Gabriele, 41 anni, libero professionista, lombardo, potrebbe essere inserito tranquillamente in quella categoria che contrapposta ai no vax viene definita pro o sì vax e prima di raccontare la sua storia premette: “Mi sono prenotato perché aspettavo da tanto tempo di essere vaccinato contro il Covid, mi sono sempre vaccinato in passato. E sono favorevole all’obbligo. Anzi l’anno scorso mi ero molto arrabbiato perché non avevo avuto quello antinfluenzale”. Ma dal giorno dopo il 12 giugno scorso, dopo aver ricevuto la prima dose di Pfizer, “è iniziato una specie di inferno medico. Ho cominciato ad avere cefalea che a distanza di tre mesi non è passata e di cui non ho mai sofferto prima, pressione elevata, stato confusionale. Tutta una serie di sintomi importanti”. E nonostante visite specialistiche e un parere neurologico in cui si sconsiglia la seconda dose l’uomo non riesce ad avere il Green pass. Una sorta di limbo dantesco in cui Gabriele sente di essere finito insieme ai pochi casi di persone favorevoli ai vaccini che però non possono, almeno per il momento, completare il ciclo e quindi ottenere il certificato che serve ormai per qualsiasi attività e in alcuni casi a lavorare. Lavoro che da tre mesi non riesce più a svolgere e per questo sta valutando l’ipotesi di chiedere un risarcimento. Lavoro di cui non scriviamo per esplicita richiesta di tutela della privacy.
Subito dopo i primi sintomi “ho chiamato il medico di base che mi ha tranquillizzato e mi ha detto di prendere la Tachiprina. Sono andato avanti qualche giorno”. Ma la cefalea non passava e la pressione non calava: “I sintomi peggioravano. Mi è stato detto di proseguire con la Tachiprina, ma io sono andato al pronto soccorso di Melegnano. Ci ho passato la notte, mi hanno fatto una serie di esami, mi hanno riscontrato la pressione molto alta e mi hanno dimesso dopo avermi fatto una iniezione per abbassarla”. A questo punto Gabriele decide di rivolgersi a degli specialisti: due neurologhe, una cardiologa e un immunologo. “Ho fatto fatto diverse visite, accertamenti ed esami. Mi hanno detto tutti che sarebbe passato e tutti mi hanno sconsigliato per il momento di fare la seconda dose”. Uno degli specialisti ha anche messo nero su bianco il parere. “Adesso ho una nuova visita a ottobre, sto facendo una cura e farò altri esami. I problemi però sono a livello lavorativo e sociale perché io con una sola dose, e nell’impossibilità di fare la seconda, non ho il Green pass e non ho trovato il modo di averlo nonostante possa dimostrare che il vaccino ha avuto un effetto importante con reazioni probabilmente croniche. Ho deciso di contattarvi dopo aver sentito il direttore Peter Gomez parlare del caso Barbero”.
Prima di rivolgersi al fattoquotidiano.it il 41enne ha informato “l’Aifa a cui ho mandato scheda con i sintomi, ho scritto delle mail all’Ats per capire come avere il certificato. Mi è stato risposto di rivolgermi al medico di base per gli opportuni aggiornamenti clinici ma senza alcun riferimento al green pass e specificando inoltre che il centro di Ats Milano non ha funzioni cliniche. Al momento non l’ho riprenotata perché sto male. Riesco a malapena a uscire di casa, i sintomi mi hanno praticamente azzerato la vita sociale”. Però di casi come il suo non ha mai sentito parlare o quasi. “Eppure esistono queste persone come me che hanno avuto questi effetti e sono caduti in questo vuoto. Nel senso che non sanno a chi rivolgersi e i medici non sanno cosa fare. Se fosse stato obbligatorio il vaccino a quest’ora potevo chiedere un risarcimento, ma avendo firmato una malleva (il consenso informato, ndr) nel momento della prima iniezione ho scarsissime possibilità di ottenere qualcosa. Sono malato e sono una partita Iva. Ho fatto la vaccinazione anche per il mio lavoro, per accelerare la ripresa. Fino alla prossima visita a ottobre mi hanno sconsigliato la vaccinazione ma non ho il Green pass”. Intanto Gabriele sta facendo una cura classica per la cefalea, prende un farmaco per la pressione e un antidolorifico in casa di necessità.
“Faccio parte di una parte della popolazione che ha fatto la prima dose, che è favorevole, ma di cui nessuno parla perché ha avuto effetti molto importanti. Prima di farlo non avrei mai pensato di far parte di quella piccola percentuale di persone che hanno una reazione grave. Non mi sento rappresentato da nessuno. Pare che si faccia peccato a dire che persone sane e favorevoli ai vaccini possano avere reazioni molto gravi. Io ho la cefalea da tre mesi e in passato l’ho avuta al massimo per due giorni”. I farmaci riescono a contenere i disagi ma “faccio una vita al minimo. Vorrei dire che esistono i casi di persone che non possono ricevere la seconda dose, ma hanno bisogno del Green pass e che questo certificato non riescono a ottenerlo. Ci dovrebbe essere una via più semplice una volta certificato che non si possono ricevere ulteriori dosi. Bisognerebbe pensare a una copertura per i danni. Se fosse obbligatorio si potrebbe quindi stanziare una somma e garantire a quei pochi casi – e purtroppo di questa categoria penso ormai di far parte – una tutela”. Alla domanda se è pentito Gabriele risponde: “No, non sono pentito di essere ricorso al vaccino perché é l’unico strumento che abbiamo però dovrebbe essere obbligatorio per tutelare quelli che subiscono danni fisici e economici”.
Anche perché Gabriele non riesce più a lavorare come prima in un settore già penalizzato dalla pandemia. “A livello fisico sono limitato, non ho l’autonomia necessaria per organizzare il mio lavoro sul campo e senza green pass è dura anche per i corsi giornalieri che si svolgono in classe. Sto pensando di chiedere un risarcimento. Ad oggi svolgo consulenze solamente a distanza con Skype. La pandemia è una tragedia prima di tutto per i morti che ha causato, per chi ha perso un parente, un familiare o un amico. In secondo luogo per chi ha perso il proprio lavoro e in alcuni casi anche la salute. Il mio settore è stato colpito duramente. Spero che i colleghi possano riprendere presto a lavorare al 100%”.
Cronaca
Covid, reazione grave dopo il vaccino: “Io favorevole all’obbligo non posso fare la seconda dose né avere il Green pass”
LA STORIA - Gabriele, 41 anni, libero professionista: "Ho la cefalea e la pressione alta da tre mesi. Ho fatto fatto diverse visite, accertamenti ed esami. Mi hanno detto tutti che sarebbe passato e tutti mi hanno sconsigliato per il momento di fare la seconda dose"
Gabriele, 41 anni, libero professionista, lombardo, potrebbe essere inserito tranquillamente in quella categoria che contrapposta ai no vax viene definita pro o sì vax e prima di raccontare la sua storia premette: “Mi sono prenotato perché aspettavo da tanto tempo di essere vaccinato contro il Covid, mi sono sempre vaccinato in passato. E sono favorevole all’obbligo. Anzi l’anno scorso mi ero molto arrabbiato perché non avevo avuto quello antinfluenzale”. Ma dal giorno dopo il 12 giugno scorso, dopo aver ricevuto la prima dose di Pfizer, “è iniziato una specie di inferno medico. Ho cominciato ad avere cefalea che a distanza di tre mesi non è passata e di cui non ho mai sofferto prima, pressione elevata, stato confusionale. Tutta una serie di sintomi importanti”. E nonostante visite specialistiche e un parere neurologico in cui si sconsiglia la seconda dose l’uomo non riesce ad avere il Green pass. Una sorta di limbo dantesco in cui Gabriele sente di essere finito insieme ai pochi casi di persone favorevoli ai vaccini che però non possono, almeno per il momento, completare il ciclo e quindi ottenere il certificato che serve ormai per qualsiasi attività e in alcuni casi a lavorare. Lavoro che da tre mesi non riesce più a svolgere e per questo sta valutando l’ipotesi di chiedere un risarcimento. Lavoro di cui non scriviamo per esplicita richiesta di tutela della privacy.
Subito dopo i primi sintomi “ho chiamato il medico di base che mi ha tranquillizzato e mi ha detto di prendere la Tachiprina. Sono andato avanti qualche giorno”. Ma la cefalea non passava e la pressione non calava: “I sintomi peggioravano. Mi è stato detto di proseguire con la Tachiprina, ma io sono andato al pronto soccorso di Melegnano. Ci ho passato la notte, mi hanno fatto una serie di esami, mi hanno riscontrato la pressione molto alta e mi hanno dimesso dopo avermi fatto una iniezione per abbassarla”. A questo punto Gabriele decide di rivolgersi a degli specialisti: due neurologhe, una cardiologa e un immunologo. “Ho fatto fatto diverse visite, accertamenti ed esami. Mi hanno detto tutti che sarebbe passato e tutti mi hanno sconsigliato per il momento di fare la seconda dose”. Uno degli specialisti ha anche messo nero su bianco il parere. “Adesso ho una nuova visita a ottobre, sto facendo una cura e farò altri esami. I problemi però sono a livello lavorativo e sociale perché io con una sola dose, e nell’impossibilità di fare la seconda, non ho il Green pass e non ho trovato il modo di averlo nonostante possa dimostrare che il vaccino ha avuto un effetto importante con reazioni probabilmente croniche. Ho deciso di contattarvi dopo aver sentito il direttore Peter Gomez parlare del caso Barbero”.
Prima di rivolgersi al fattoquotidiano.it il 41enne ha informato “l’Aifa a cui ho mandato scheda con i sintomi, ho scritto delle mail all’Ats per capire come avere il certificato. Mi è stato risposto di rivolgermi al medico di base per gli opportuni aggiornamenti clinici ma senza alcun riferimento al green pass e specificando inoltre che il centro di Ats Milano non ha funzioni cliniche. Al momento non l’ho riprenotata perché sto male. Riesco a malapena a uscire di casa, i sintomi mi hanno praticamente azzerato la vita sociale”. Però di casi come il suo non ha mai sentito parlare o quasi. “Eppure esistono queste persone come me che hanno avuto questi effetti e sono caduti in questo vuoto. Nel senso che non sanno a chi rivolgersi e i medici non sanno cosa fare. Se fosse stato obbligatorio il vaccino a quest’ora potevo chiedere un risarcimento, ma avendo firmato una malleva (il consenso informato, ndr) nel momento della prima iniezione ho scarsissime possibilità di ottenere qualcosa. Sono malato e sono una partita Iva. Ho fatto la vaccinazione anche per il mio lavoro, per accelerare la ripresa. Fino alla prossima visita a ottobre mi hanno sconsigliato la vaccinazione ma non ho il Green pass”. Intanto Gabriele sta facendo una cura classica per la cefalea, prende un farmaco per la pressione e un antidolorifico in casa di necessità.
“Faccio parte di una parte della popolazione che ha fatto la prima dose, che è favorevole, ma di cui nessuno parla perché ha avuto effetti molto importanti. Prima di farlo non avrei mai pensato di far parte di quella piccola percentuale di persone che hanno una reazione grave. Non mi sento rappresentato da nessuno. Pare che si faccia peccato a dire che persone sane e favorevoli ai vaccini possano avere reazioni molto gravi. Io ho la cefalea da tre mesi e in passato l’ho avuta al massimo per due giorni”. I farmaci riescono a contenere i disagi ma “faccio una vita al minimo. Vorrei dire che esistono i casi di persone che non possono ricevere la seconda dose, ma hanno bisogno del Green pass e che questo certificato non riescono a ottenerlo. Ci dovrebbe essere una via più semplice una volta certificato che non si possono ricevere ulteriori dosi. Bisognerebbe pensare a una copertura per i danni. Se fosse obbligatorio si potrebbe quindi stanziare una somma e garantire a quei pochi casi – e purtroppo di questa categoria penso ormai di far parte – una tutela”. Alla domanda se è pentito Gabriele risponde: “No, non sono pentito di essere ricorso al vaccino perché é l’unico strumento che abbiamo però dovrebbe essere obbligatorio per tutelare quelli che subiscono danni fisici e economici”.
Anche perché Gabriele non riesce più a lavorare come prima in un settore già penalizzato dalla pandemia. “A livello fisico sono limitato, non ho l’autonomia necessaria per organizzare il mio lavoro sul campo e senza green pass è dura anche per i corsi giornalieri che si svolgono in classe. Sto pensando di chiedere un risarcimento. Ad oggi svolgo consulenze solamente a distanza con Skype. La pandemia è una tragedia prima di tutto per i morti che ha causato, per chi ha perso un parente, un familiare o un amico. In secondo luogo per chi ha perso il proprio lavoro e in alcuni casi anche la salute. Il mio settore è stato colpito duramente. Spero che i colleghi possano riprendere presto a lavorare al 100%”.
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Marvin Vettori torna a combattere. Due anni dopo, il lottatore italiano torna a disputare un incontro di MMA domani, sabato 15 marzo, contro il georgiano Roman Dolidze all'Apex Center di Las Vegas. Vettori è stato assente dall'ottagono a causa di un grave infortunio alla spalla destra che ha interessato anche i muscoli del bicipite. Dopo un'operazione chirurgica e un lento processo di recupero e allenamento, è finalmente pronto.
Vettori ha già affrontato Dolidze nel 2023 in un match disputatosi a Londra e vinto, per verdetto unanime, proprio dall'italiano. "Pensavo che avrei combattuto contro Kopylov, invece è Dolidze", ha commentato Vettori, "ma era tanta la voglia di tornare che non mi interessava contro chi". L’ultima apparizione di Vettori sull’ottagono è stata sempre nel 2023, quando ha subito una dura sconfitta dall’allora numero 4 dei ranking Jared Cannonier.
Il match sarà molto importante per il proseguo della carriera di Vettori, che a 31 anni e dopo due fermo non può più permettersi pause. Al momento è ottavo nel ranking Ufc, posizione ottenuta due anni fa e mantenuta anche nel periodo di stop. L'incontro con Dolidze potrebbe rilanciare le speranze del trentino di guadagnarsi una sfida per il titolo pesi medi, oppure potrebbe affondarlo.
Il match tra Marvin Vettori e Roman Dolidze è in programma sabato 15 marzo alle 22 ora italiana. L'incontro sarà trasmesso in diretta televisiva sui canali Eurosport e sarà visibile anche in streaming sull'app SkyGo, sulla piattaforma Eurosport, su Discovery+ e Dazn.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Accade che le richieste di connessione alla rete di progetti di impianti rinnovabili dopo 4-5 anni non vengono realizzati, creando una congestione virtuale della rete stessa e tenendo fuori nuovi entranti, magari più performanti. Si dovrà "capire la credibilità di 350 gigawatt di richieste di connessione", anche se sono stati "fatti passi avanti su trasparenza e visibilità". Lo afferma il presidente Arera, Stefano Besseghini, intervenendo alla presentazione del piano di sviluppo 2025 di Terna.
In questo contesto, spiega Besseghini, "tenere Terna costantemente agganciata a questi processi autorizzativi è il modo migliore perché il sistema evolva coerentemente nella capacità di programmazione e essere sempre proattivo" perchè ''qualunque disallineamento temporale tra capacità di programmazione e capacità di realizzazione diventa da qualche parte uno stranded cost che ci portiamo dietro''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Lo sviluppo delle infrastrutture, previsto dal piano 2025 di Terna ''costituisce un elemento fondamentale del nostro progetto''. La struttura della società ''sta accompagnando la trasformazione del nostro paese''. Lo afferma il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, intervenendo alla presentazione del piano di Terna. Il sistema industriale sta vivendo ''un cambiamento di pelle'' verso l'elettrificazione che ''diventa cruciale per lo sviluppo nei prossimi anni e già attualmente'', sottolinea. Quanto è accaduto, le tensioni sui prezzi del gas, l'automatico ribaltamento sul prezzo dell'energia, ''ha messo anche alla prova quella che è la nostra capacità di dare sicurezza e, naturalmente, di lavorare su quello che è un obiettivo che dobbiamo avere di indipendenza e di governo di quelle che sono le tensioni anche sui prezzi''.
I 23 miliardi di investimenti, annunciati da Terna, "sono una cosa importante perché questa e' l'ossatura dell'energia nazionale, e se non abbiamo l'ossatura della rete non possiamo rispondere alla domanda di cittadini e imprese". "L'obiettivo è creare un mix di produzione che riesca a soddisfare la domanda di energia che sta crescendo in modo vertiginoso ed oggi ne abbiamo avuto la dimostrazione dai dati di Terna di quanto cresca la domanda ed automaticamente debbano crescere le rinnovabili in ottica di neutralità e decarbonizzazione", aggiunge Pichetto.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Il piano di sviluppo 2025 è "il più importante mai realizzato da Terna nella sua storia ed è un piano che credo sottolinei tre elementi in questa mia veloce introduzione che voglio portare sul tavolo oggi". Lo afferma il presidente di Terna, Igor De Biasio, nel corso della presentazione del piano.
"E' un piano che migliora il Paese perché attraverso quegli investimenti riusciamo a essere abilitatori verso la transizione energetica, verso la decarbonizzazione, consentendo allacciamenti alle nuove forme di produzione green ma soprattutto anche unendo, connettendo e integrando i territori quindi aiutando tutte le comunità italiane verso lo sviluppo della transizione energetica", sottolinea il presidente.
Il piano, aggiunge De Biasio, ''porta con sé una serie di investimenti che aumenteranno la sicurezza, la resilienza, l'efficacia della rete che è un elemento competitivo nella trazione degli investimenti internazionali. Prima il video citava il caso dei data center, non è un caso che tantissimi investitori italiani e stranieri oggi puntino sull'Italia per la realizzazione di data center e non in Francia, non in Germania. E non più in Inghilterra. E grazie alla qualità della rete che oggi Terna gestisce e amministra e quindi è un fattore straordinario per la trazione e la competitività dell'Italia''.
Terzo elemento, prosegue il presidente, è che ''questo patrimonio di conoscenze e esperienze che Terna ha è un'opportunità nelle relazioni internazionali e nella costruzione di partnership con altri Paesi, essendo oggi l'energia un elemento qualificante e strategico proprio in ambito geopolitico''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Le richieste di connessione di impianti rinnovabili, di sistemi di accumulo e, sempre più negli ultimi mesi, di data center, sono in costante aumento''. Lo afferma l'amministratore delegato di Terna, Giuseppina Di Foggia., nel corso della presentazione del piano 2025. ''Per far fronte al rischio di saturazione virtuale della rete e per contribuire a mantenere l’attrattività del Paese per gli investitori, anche internazionali, abbiamo adottato, a seguito dell’approvazione del cosiddetto decreto legge sicurezza energetica, un nuovo processo di programmazione territoriale delle nostre infrastrutture'', sottolinea l'ad.
Questo processo, spiega Di Foggia, ''assicura efficienza nella realizzazione delle opere abilitanti la connessione di nuove risorse, consentendo di ridurre le congestioni amministrative, e di minimizzare i costi per il sistema”. La gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, si legge nella nota diffusa in occasione della presentazione del piano, ''permette a Terna di avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 GW di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 GW di solare, 110 GW di eolico on-shore e 86 GW di eolico off-shore) e 277 GW per sistemi di accumulo. Questi numeri, che superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal Documento di Descrizione degli Scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Terna annuncia che entro il 2030 saranno ''operative le infrastrutture elettriche che abiliteranno la transizione energetica del paese: Tyrrhenian link, Adriatic link, il collegamento tra Sardegna, Corsica e Toscana e il ponte energetico Italia-Tunisia''. Nel corso della presentazione del pano 2025 l'amministratore delegato, Giuseppina Di Foggia, spiega che ''una rete di trasmissione adeguata e interconnessa, insieme alle attuali misure legislative e agli strumenti di incentivazione, è il fattore abilitante per raggiungere i target previsti dal Piano Nazionale per l’energia e il clima al 2030''.
''L’avvio della fase realizzativa delle nostre principali infrastrutture elettriche, come il Tyrrhenian Link, l’Adriatic Link e il collegamento tra Sardegna, Corsica e Toscana, conferma l’impegno di Terna nel gestire la transizione energetica del Paese”, aggiunge Di Foggia. “Le richieste di connessione di impianti rinnovabili, di sistemi di accumulo e, sempre più negli ultimi mesi, di Data Center, sono in costante aumento''.
''Per far fronte al rischio di saturazione virtuale della rete e per contribuire a mantenere l’attrattività del Paese per gli investitori, anche internazionali, abbiamo adottato a seguito dell’approvazione del decreto legge sicurezza energetica, un nuovo processo di programmazione territoriale delle nostre infrastrutture. Questo processo assicura efficienza nella realizzazione delle opere abilitanti la connessione di nuove risorse, consentendo di ridurre le congestioni amministrative, e di minimizzare i costi per il sistema”, spiega l'ad.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Il piano Terna 2025 prevede oltre 23 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni per favorire l’integrazione delle fonti rinnovabili e incrementare la capacità di trasporto della rete. I dati sono stati comunicati nel corso della presentazione del piano.
Nel corso della presentazione si spiega che ''il piano di sviluppo 2025-2034 di Terna, con oltre 23 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni (+10% rispetto al precedente Piano), consolida il ruolo di Terna al servizio del Paese per un futuro sostenibile e decarbonizzato. Gli interventi previsti dal Piano sono essenziali per il perseguimento degli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica, indipendenza, resilienza ed efficienza del sistema elettrico''.
Il piano di sviluppo 2025 ''è coerente con i target definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2024, declinati nel documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam, che prevede un incremento della capacità installata solare ed eolica di oltre 65 GW al 2030 e di 94 GW al 2035, entrambi rispetto all’installato al 2023'', si evidenzia.
“Il piano di sviluppo presentato oggi risponde alle urgenti necessità che il contesto attuale impone'', sottolinea l'amministratore delegato, Giuseppina Di Foggia. ''Investire nella pianificazione, nell’ammodernamento e nella digitalizzazione delle reti elettriche è infatti essenziale per far fronte alla crescente domanda di energia e all’integrazione delle fonti rinnovabili. Con 23 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, puntiamo ad assicurare al Paese un sistema affidabile, resiliente e sostenibile”, sottolinea l'ad.