Un primo punto a inizio settimana, la cabina di regia a metà della settimana, giovedì il consiglio dei ministri per estendere l’obbligo del green pass per i dipendenti pubblici e per quelli di aziende private in settori – come ristorazione e palestre – in cui c’è l’obbligo per i clienti. Il segretario della Lega Matteo Salvini era uscito tronfio dall’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi a metà della settimana che sta per finire: il premier, aveva detto ai giornalisti, non estenderà il green pass. E invece la realtà vince sulla propaganda orientata alle elezioni comunali e soprattutto sulla comunicazione necessaria per tenere unito il partito. Racconta l’agenzia Ansa che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli sta guidando l’approfondimento anche giuridico sul tema, raccogliendo le osservazioni di sindacati e imprese, perché l’imposizione di un obbligo generalizzato presenta diversi aspetti problematici. Ma l’estensione arriverà presto. Ci saranno i borbottii dei leghisti più critici come per esempio Claudio Borghi – tantopiù che ci saranno altri passaggi parlamentari come del primo decreto Green pass al Senato e il secondo sulle scuole alla Camera dove si faranno un po ‘sentire -, ma l’esecutivo dalla sua ha i governisti vicini ai settori produttivi come il ministro Giancarlo Giorgetti e il cosiddetto “partito del Nord”, come conferma il presidente della Regione Veneto Luca Zaia: “Nella Lega la linea che vince è quella della responsabilità messa nero su bianco dai governatori” ha detto al Corriere della Sera. E dentro al governo su obblighi vaccinali e certificazioni tutto il resto della maggioranza è unito, Forza Italia compresa. “Salvini pensi quello che vuole ma la via è tracciata” dice un po’ brutalmente il ministro della Salute Roberto Speranza, che torna pure a evocare l’obbligo vaccinale “se necessario”.

A sostegno di Draghi e di quattro quinti della maggioranza ci sono i numeri. Quando mancano tre settimane alla fine di settembre, quando secondo il governo dovrebbe aver concluso il ciclo di vaccinazione almeno l’80 per cento della popolazione con più di 12 anni, mancano oltre 10 milioni di italiani che non hanno avuto neanche una dose. E non sono tutti no vax “da battaglia”, quelli delle chat violente o delle piazze urlanti. E per arrivare al traguardo si andrà per step fino alla possibile, ultima “arma finale”, l’obbligo che è sempre sul tavolo, come da verbo del presidente del Consiglio nell’ultima conferenza stampa. Il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo aveva suonato la carica un’ultima volta due giorni fa: “Ci sono ancora troppe persone esitanti rispetto al vaccino – ha detto -. Ad esse va il mio appello accorato, andate subito nei centri vaccinali, si può fare anche senza prenotazione”.

Anche perché di quei dieci milioni che mancano ci sono molti indecisi o impauriti. Per esempio ci sono 1,7 milioni di ragazzi tra i 12 e i 19 anni che non hanno fatto la prima dose ma in questa fascia d’età le somministrazioni procedono senza intoppi, visto che nell’ultima settimana sono quasi 200mila quelli che si sono presentati negli hub, oltre 125mila tra i 12 e i 15 anni e oltre 73mila tra i 16 e i 19. E’ probabile dunque che nelle prossime settimane il numero si assottigli in maniera considerevole. E anche nella fascia tra 20 e 49 anni, dove sono più di 5 milioni coloro che non hanno alcuna protezione contro il Covid, il numero dovrebbe ridursi sensibilmente, se non altro come conseguenza dell’ulteriore estensione del green pass già annunciata dal governo a tutta una serie di attività lavorative, dal pubblico a ristoranti, palestre, piscine, treni, aerei e navi a lunga percorrenza.

Discorso diverso, invece, per gli over 50, i soggetti più a rischio e quelli per i quali le vaccinazioni sono partite prima: sono 3,5 milioni gli italiani che non hanno fatto alcuna dose. E se i numeri sono ridotti tra gli over 80 (poco più di 250mila) e tra i 70 e i 79 anni (quasi 550mila), ci sono quasi un milione di 60enni e poco meno di 1,8 milioni di 50enni scoperti. Soggetti che difficilmente saranno recuperati come dimostra l’andamento delle somministrazioni: negli ultimi 7 giorni si sono vaccinati con la prima dose 82mila persone tra i 50 e i 59 anni e altre 40mila tra i 60 e i 69, meno di 18mila al giorno.

Che la campagna stia attraversando un momento di stallo, con la soglia dei 40 milioni di italiani che hanno completato il ciclo che verrà superata nelle prossime ore, lo dice anche il rapporto tra vaccini distribuiti e dosi somministrate nell’ultima settimana: a fronte di consegne per 3.706.808 dosi, che portano il totale a 91.848.799, ne sono state inoculate 1.796.423, che fanno salire il totale a 80.568.881. Dunque nei frigoriferi delle regioni ci sono oltre 11 milioni di dosi a disposizione.

Ecco perché l’obiettivo del governo è quello di assottigliare più possibile questo zoccolo duro, estendendo l’obbligo del green pass e rinnovando gli appelli. L’obiettivo dell’80% della popolazione vaccinata entro il 30 settembre, annunciato più volte da Figliuolo, dovrebbe essere raggiunto, visto che si è già al 74%. Ma tra gli esperti si è già fatta strada l’idea che non basti più e dunque si punta ad andare oltre quella cifra, per avvicinarsi al 90%. Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza sottolinea che “non c’è un numero magico” da raggiungere ma allo stesso tempo ribadisce che il governo valuterà una serie di fattori – la percentuale dei vaccinati, l’effetto della riapertura delle scuole e della ripresa delle attività, il quadro delle varianti – e sulla base di quelli prenderà le sue decisioni “nell’interesse esclusivo del paese”. Con l’obbligo del vaccino per tutti che rimane sul tavolo, magari procedendo per step, con buona pace di Salvini. “Pensi quello che vuole – dice Speranza – noi faremo gli interessi del Paese continuando la campagna vaccinale con grande determinazione. La nostra linea è molto chiara e molto netta andremo avanti con il green pass e se sarà necessario valuteremo l’obbligo”.

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Green pass, Speranza: “Linea basata sull’evidenza scientifica. Materia troppo delicata per buttarla sul dibattito pubblico”

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