Papa Francesco ha incontrato a Budapest il presidente della Repubblica d’Ungheria, Janos Ader, il primo ministro Viktor Orban e il vice primo ministro Zsolt Semjen per circa 40 minuti. Da quanto si apprende, Bergoglio e il presidente ungherese hanno parlato del ruolo della Chiesa nel Paese e di difesa della famiglia. Orban, invece, avrebbe chiesto al Papa di “non far perire il cristianesimo in Ungheria”. Il portavoce del primo ministro ungherese ha riferito che al Papa Orban ha dato come regalo una copia della lettera che il re ungherese Béla IV nel 1250 aveva scritto a Innocenzo IV, in cui chiedeva l’aiuto dell’Occidente contro i bellicosi tartari che minacciavano l’Ungheria cristiana.
Successivamente il pontefice si è recato con la papa mobile fino a Piazza degli Eroi, dove ha celebrato la santa messa. “Questo vi auguro, che la croce sia il vostro ponte tra il passato e il futuro. Il sentimento religioso è la linfa di questa nazione, tanto attaccata alle sue radici”, ha detto Bergoglio all’Angelus in piazza degli Eroi. “Ma la croce, piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici, ma senza arroccamenti; ad attingere alle sorgenti, aprendoci agli assetati del nostro tempo. Il mio augurio è che siate così: fondati e aperti, radicati e rispettosi”.
Di fronte al Consiglio ecumenico delle Chiese e alcune Comunità ebraiche dell’Ungheria, Papa Francesco ha detto che “ogni volta che c’è stata la tentazione di assorbire l’altro non si è costruito, ma si è distrutto; così pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo. Quante volte nella storia è accaduto. Dobbiamo vigilare e pregare perché non accada più. E impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell’antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. È una miccia che va spenta”.