“La scuola sarà l’ultima cosa che chiuderà nel Paese” lo annuncia il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, alla vigilia dell’inizio delle lezioni in molte regioni d’Italia. “Il Green pass è la strada” e ai professori e ai genitori contrari alla certificazione e ai vaccini risponde che bisogna “avere fiducia nella scienza e agire per il benessere della comunità“. Le aule “saranno sicure”, assicura.
Intervistato da Repubblica, il ministro ha chiarito le prossime strategie per far ripartire gli studenti in sicurezza. L’arma primaria contro il virus sono le vaccinazioni: secondo i dati forniti dal Commissario per l’emergenza Figliuolo, il 93% del personale scolastico avrebbe già ricevuto la prima dose e resterebbero esclusi solo coloro che non possono sottoporsi all’iniezione. “Sono molto incoraggianti – spiega poi Bianchi – i dati sugli studenti”. Due terzi dei giovani tra i 12-19 anni infatti ha intrapreso il ciclo vaccinale, mentre tra 16 e i 19 anni saliamo sopra il 70%. E, se la campagna continuasse a proseguire rapidamente, si potrebbe aprire anche la strada per eliminare l’obbligo di indossare la mascherina nelle classi: “Se si potranno togliere le mascherine? – continua – È una chiara indicazione del decreto 111, una linea di marcia. Lavoriamo per una nuova normalità e daremo segnali importanti in questo senso. Partiamo con l’anno e poi lo faremo, stiamo lavorando alle linee guida”.
Rimangono, anche per quest’anno scolastico, alcuni nodi da sciogliere. Primo tra tutti cosa fare in casi di contagi, visto che i dati degli altri Paesi in cui le scuole hanno già riaperto mostrano una rapida salita dei casi di Covid. “Non so che cosa abbiano realizzato all’estero, noi abbiamo fatto tutto il possibile per evitarli”. Se dovessero esserci dei focolai però, “non vedremo più intere regioni con i plessi chiusi”. L’intenzione è infatti quella di isolare le classi o gli istituti infetti, ma senza bloccare tutto il resto. “Abbiamo scelto un approccio strutturale per non tornare più in Dad”.
Per garantire agli studenti la sicurezza durante gli spostamenti da casa a scuola si sta poi lavorando a stretto contatto con le regioni e le prefetture. Secondo i dati di Repubblica, in tutta Italia sono quasi 6 mila i mezzi aggiunti dalle aziende di trasporto locale, per un investimento di circa 628 mila euro, ma, puntualizza Bianchi “il trasporto pubblico locale dipende dagli enti locali”. Discorso simile per quanto riguarda la sicurezza delle scuole. “Sull’avvio in sicurezza abbiamo messo 350 milioni solo col Sostegni bis, non sono piccioli – fa sapere il ministro dalle pagine del quotidiano romano – Ma gli edifici sono di comuni e province”. C’è poi il problema – evidenziato ulteriormente dalla pandemia – delle cosiddette “classi pollaio”. Secondo i dati del ministero sono circa il 2,9% delle classi totali e in media hanno 28 o 30 alunni. “Il modo per uscirne è la programmazione”, sottolinea Bianchi, che sottolinea anche l’impegno del Pnrr di dimezzare le classi numerose.
Il ministro affronta poi la questione insegnanti e gli errori e i ritardi nelle graduatorie online: “Li stiamo verificando. Assicuro, però, che sono numeri limitati e non inficiano i risultati complessivi”. Aggiunge poi che la confusione iniziale è “fisiologica, ma non assisteremo più al balletto delle supplenze”. Per il futuro, l’obiettivo è mantenere i numeri dell’organico scolastico intatti, nonostante il calo demografico. “Insieme all’Inps siamo riusciti a fare un quadro di coloro che andranno in pensione da qui al 2030, in media saranno 27 mila ogni anno – spiega – Diminuiscono gli studenti, ma non diminuiranno gli insegnanti. Questo sgonfierà le classi e migliorerà la didattica generale”. E i docenti Covid? “Abbiamo dato 400 milioni alle scuole con cui potranno assumere 20 mila insegnanti e 22 mila amministrativi e bidelli. Saranno docenti del potenziamento per le attività integrative e aggiuntive”. In carica fino al 31 dicembre potranno essere chiamati da qualunque preside e si proverà a “portare il loro servizio fino a giugno”.
Anche per il futuro il ministro ha diversi piani. Uno anche riguardante le scuole dell’infanzia. “Con 4,6 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicati ai più piccoli proveremo a fornire a tutti i bambini d’Italia gli stessi servizi entro il 2026“. Si agirà soprattutto sulle disparità territoriali: “Oggi le possibilità per un genitore di Reggio Emilia di trovare un posto per il figlio all’asilo nido sono il 52%, a Reggio Calabria meno del 5”. In agenda anche provvedimenti per le scuole tecniche e professionali, per rafforzare la continuità tra gli istituti primari e quelli secondari di primo grado. E su eventuali modifiche alla maturità conclude: “Partiremo da quella dell’anno scorso. Ha dato ottimi risultati. Al centro resterà l’elaborato realizzato dal maturando a casa e discusso all’esame”.