Nel Land più popoloso della Germania, il Nord Reno-Vestfalia, già 30mila studenti sono finiti in quarantena e tra gli adolescenti l’incidenza dei contagi è triplicata rispetto alla media della popolazione. In Scozia la scorsa settimana è stato superato per tre volte il picco assoluto di nuovi casi registrati in un giorno. Un piccolo comune svizzero a 30 chilometri da Zurigo ha 607 alunni in quarantena fino al 16 settembre. Negli Stati Uniti la cifra degli istituti chiusi aumenta giorno dopo giorno: per migliaia di studenti significa ritorno alla didattica a distanza. Nei Paesi dove la scuola è già ripartita in presenza, il Covid ha ricominciato inesorabilmente a correre – complice la variante Delta – soprattutto tra bambini e adolescenti. Ovviamente il ritorno in classe è solo uno dei fattori che ha causato il nuovo aumento dei casi: anche in Italia nell’ultima settimana di agosto, quindi a istituti ancora chiusi, l’incidenza più alta si registrava nella fascia di età tra i 10 e i 19 anni. I ragazzi sono gli ultimi a ricevere il vaccino e hanno già avuto molte occasioni di contatto dovute all’allentamento delle restrizioni durante l’estate. Con la riapertura delle scuole il fenomeno si amplifica.
Oltre all’aumento dei positivi, il problema principale riguarda gli studenti che finiscono in quarantena, con relative ripercussioni sulle famiglie e sulla didattica: il rientro in presenza è un mantra per tutti i Paesi occidentali, ma più aumentano i casi più le lezioni da remoto tornano ad essere la normalità, con diverse classi se non interi istituti che restano chiusi. In Germania, dove le prime scuole nel Meclemburgo-Pomerania hanno riaperto già il 2 agosto, i ministri della Salute dei Länder hanno deciso di affrontare il problema e concordare una linea uniforme a livello nazionale: solo i contatti più stretti di un alunno positivo, come il compagno di banco, devono andare in quarantena e la durata è ridotta a cinque giorni. Successivamente, basta effettuare un tampone molecolare, ma anche un test rapido, per tornare in classe. Si è deciso quindi di ricorrere il meno possibile alla didattica a distanza, anche a costo di rinunciare al tracciamento dei contatti di un positivo.
La Germania ha deciso così di correre ai ripari, dopo aver compreso che le normali norme anti-Covid – mascherine, distanziamento, ventilazione degli spazi – da sole non bastano a contenere i contagi, nonostante anche tra i più giovani aumenti il numero dei vaccinati. Anche gli altri Paesi dove la scuola è già ripartita hanno puntato soprattutto sull’immunizzazione: negli Usa le regole sulla mascherina in classe cambiano da Stato a Stato, nel Regno Unito si è deciso di eliminare ogni restrizioni e l’unico argine restano gli screening periodici. In Italia, dove la scuola è già ripartita in provincia di Bolzano e dal 13 settembre riprenderà in quasi tutto il Paese, in assenza di spazi adeguati il rispetto del distanziamento resta spesso impraticabile e si punta su mascherine e areazione. Il rischio, quindi, è quello di ritrovarsi a breve a dover affrontare nuovamente un aumento dei contagi e la quarantena di intere classi. Ecco cosa è successo nei Paesi dove le lezioni sono già riprese:
GERMANIA – Le prime scuole hanno riaperto oltre un mese fa, la maggior parte dei bambini e ragazzi tedeschi è tornata in classe a metà agosto. Lunedì 16 l’incidenza nazionale era a 36 casi settimanali ogni 100mila abitanti, dopo tre settimane è schizzata a quota 84. Inoltre, gli ultimi dati pubblicati dal Robert Koch Institut suddivisi per fascia di età, evidenziano come il maggior numero di contagi si concentri nelle persone tra 10 e 19 anni (vedi grafico).
Un fenomeno particolarmente evidente in Nord Reno-Vestfalia, dove prima delle nuove regole sulla quarantena già oltre 30mila studenti e circa 300 docenti sono finiti in isolamento per due settimane. Il 5 settembre l’incidenza tra i 10 e i 14 anni era a 343,9, tra i 5 e i 9 anni a 302,8, tra i 15 e i 19 anni a 247. La media dell’intera popolazione è 113,7. Secondo il politico e medico della Spd Karl Lauterbach il Land sta già perdendo il controllo del contagio tra i bambini: nel distretto di Gütersloh, ad esempio, sul tracciamento è stata alzata bandiera bianca per carenza di personale rispetto alle necessità del momento. Allo stesso tempo, però, l’associazione professionale dei pediatri (Bvkj) ha chiesto “un ripensamento della politica di test e quarantena negli asili nido e nelle scuole”, proponendo che “tutti i bambini che non sono positivi possano continuare a frequentare”. Inoltre, anche in un altro Land tedesco molto popoloso come la Baviera, l’incidenza è più alta tra le persone in età scolare: eppure il rientro nelle classi avverrà solo lunedì prossimo, il 13 settembre.
FRANCIA – Le scuole francesi hanno riaperto proprio a inizio settembre e dopo 5 giorni il ministero dell’Istruzione segnalava 545 classi chiuse per Covid. In percentuale, però, si tratta di appena lo 0,1% delle classi. L’ultimo dato relativo allo scorso anno scolastico, nella settimana di fine giugno, parlava di 380 classi chiuse (0,07%). “Dimostra che per il momento siamo in una gestione della situazione che ricorda quella dell’anno scorso“, ha detto il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer. Il protocollo francese però nel frattempo è cambiato: nelle scuole primarie basta un caso di positività per chiudere l’intera classe, mentre nelle scuole secondarie (medie e superiori) finiscono in quarantena solo i contatti stretti che non sono vaccinati o guariti.
GRAN BRETAGNA – Lunedì milioni di alunni sono tornati nelle aule in Inghilterra e Galles, tra i timori di un picco di casi di Covid. La Bbc segnala che nell’ultima settimana di agosto ci sono stati più di 300 casi ogni 100mila abitanti tra i giovani dai 5 ai 15 anni. Un anno fa nello stesso periodo questo valore era inferiore a 10. È l’effetto combinato della diffusione della variante Delta e di un generale allentamento delle restrizioni del Paese, che ha colpito in particolare la fascia d’età che non si può proteggere con il vaccino. Molti esperti inglesi, soprattutto in riferimento alla scuola, cominciano a criticare apertamente questa strategia. La ragione dei timori è quanto accaduto in Scozia, dove gli studenti hanno l’obbligo di mascherina – che nel resto del Regno Unito non è previsto – eppure ci sono già oltre 30mila ragazzi che hanno dovuto rinunciare alle lezioni in presenza per colpa del Covid: circa 8 su 10 è in quarantena, in quanto contatto stretto di un positivo. Nell’ultima settimana la Scozia ha aggiornata per ben tre volte il record di casi giornalieri da inizio pandemia, arrivando per la prima volta sopra quota 6mila. Il primo ministro, Nicola Sturgeon, ha spiegato che “il numero dei positivi è in aumento in tutto il Regno Unito”, ma l’impennata della Scozia è “almeno in parte una conseguenza del fatto che le nostre scuole sono ripartite prima”.
STATI UNITI – Il primo allarme lo ha lanciato nei giorni scorsi la società Burbio, che si occupa del monitoraggio delle attività delle scuole americane: dalla fine di luglio, quando i primi alunni hanno rimesso piede nelle classi, sono già stati chiusi oltre mille istituti. Già a metà agosto la situazione era fuori controllo: oltre 10mila studenti in quarantena solo nella contea di Hillsborough in Florida, la contea di Ware in Georgia costretta a chiudere tutti gli istituti, così come in Texas dove in alcune contee si è optato direttamente per la dad. Nel frattempo la situazione non è migliorata: la Carolina del Nord, ad esempio, mercoledì ha comunicato la presenza di 170 focolai nelle sue scuole, il 71% in più rispetto alla settimana precedente. La Cnn riporta i timori di medici ed esperti, che prevedono una nuova impennata di contagi a scuola dopo il fine settimana del Labor Day: “Ad agosto decine di migliaia di studenti e docenti sono stati costretti alla quarantena, alcune classi sono persino tornate temporaneamente alla didattica online. Potrebbe succedere di nuovo“. Un sondaggio pubblicato da Usa Today riporta che ad oggi due genitori su tre sono a favore dell’obbligo di mascherina per i propri figli a scuola, che ancora non è previsto in molti Stati americani.
SVIZZERA – Anche nei Cantoni la ripartenza delle scuole ha determinato un aumento dei casi di Covid. Secondo i dati diffusi da swissinfo.ch, ad oggi oltre il 50% dei contagi riguarda persone sotto i 30 anni di età. Tanja Stadler, presidente della Task Force del Consiglio federale svizzero, ha commentato: “Stiamo osservando un’ondata di contagi pronunciata tra bambini e adolescenti”. Anche in Svizzera, d’altronde, è stato revocato l’obbligo di mascherina nelle scuole. Solo per i licei possono decidere i diversi cantoni quale strada scegliere. Esemplificativo è il caso di Lenzburg, cittadina nei pressi di Zurigo dove ben 607 alunni delle scuole primarie e materne sono in quarantena a seguito di una crescita esponenziale dei casi di coronavirus.