“Ultimamente, ho finito le lacrime. Ho visto che non c’era più niente da fare. Le parlavo, la guardavo e piangevo. Doveva tornare in ospedale per le cure il giorno dopo in cui è mancata, non ci aspettavamo quest’aggravamento“. Sono parole strazianti, cariche di dolore e di amore, quelle di Dodi Battaglia al Corriere della Sera. Il chitarrista dei Pooh è un fiume in piena con Candida Morvillo, ripercorre gli ultimi 10 anni di vita, da quando la moglie Paola Toeschi, scomparsa lo scorso lunedì a soli 52 anni, ha scoperto di avere un tumore al cervello. “Ogni passo in queste stanze, mi ricorda Paola e ogni immagine di Paola è una pugnalata. Sento proprio un dolore fisico al cuore”, spiega Dodi Battaglia parlando della loro casa di Bologna.
“Purtroppo, nella fine della sua sofferenza, è finita anche la mia lotta contro il suo male. Dal 2010, la mia motivazione per vivere è stata lei: la visita, la chemio, trovare un altro medico… Quando se n’è andata, mi sono sentito come un pallone che si sgonfia. Non l’ho mai vista piangere, né sentita lamentarsi né maledire la malattia. Per fortuna, il suo tipo di tumore non provocava dolori, se n’è andata senza grida o morfina. Con la malattia, aveva scoperto la fede, pregava molto”. Lui è rimasto al suo fianco sempre, “anche gli ultimi due giorni, quando era in coma. Mi hanno detto: stai lì e parla, hai visto mai che le arrivi qualcosa… E così ho fatto, ma stavo già lì da 15 giorni, da quando non riusciva più quasi a parlare. Insomma, un giorno, le dicevo: ricordi quando è nata nostra figlia? Ricordi quella vacanza? Ricordi quando abbiamo cambiato casa? Le raccontavo le cose più fantastiche che una coppia innamorata fa. E mi è venuto spontaneo di chiederle perdono. Perché quando sei sottoposto a certi stress puoi diventare nervoso, brusco. Non sono la persona più inattaccabile, non sono stato il miglior marito, ma neanche uno dei peggiori”.
” Io posso dire che Paola mi ha insegnato che l’amore può crescere. Siamo abituati ad amori che si affievoliscono. Il nostro è sempre cresciuto e voglio dire a tutti che questa possibilità c’è e dobbiamo continuare a crederci, perché la condizione di stare insieme è preziosa. Ci penso ogni volta che esco, vedo un certo ristorante, passo davanti al casello dell’autostrada che attraversavo con lei e penso che non esisterà un altro amore, che non potrò mai più essere così felice. Adesso, io ho la fortuna di avere come obiettivo mia figlia – conclude Dodi Battaglia -. Dover andare avanti per lei è una forza enorme. Sofia è forte, è una ragazza ormai, porta con orgoglio e dignità il cognome di famiglia, ma è sempre un cuoricino di 15 anni”.