Le autorità israeliane dovranno “restituire” al suo tutore legale in Italia il piccolo Eitan Biran, 6 anni, unico sopravvissuto nella tragedia del Mottarone in cui sono morti entrambi i suoi genitori. Secondo l’emittente Channel 12, un parere legale del governo israeliano emesso da esperti dei ministeri degli Esteri e della Giustizia ha infatti sottolineato che portare Eitan in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, cioè la zia paterna, costituisce probabilmente un rapimento. Il Jerusalem Post, però, ha negato la circostanza citando fonti degli stessi due ministeri, in particolare un portavoce del ministero degli Esteri secondo cui il caso non rientra nelle competenze governative, non investendo aspetti diplomatici. Sabato, intanto, la Procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona a carico del nonno materno, Shmuel Peleg, che ha sottratto Eitan alla sorella del padre, Aya Biran Nirko, e lo ha portato in Israele con un aereo privato. Il nonno è indagato per sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima. La questura di Pavia aveva diramato un avviso di divieto di espatrio di Eitan, ma Shmuel Peleg è riuscito comunque a raggiungere la Svizzera e poi decollare con un charter diretto a Tel Aviv. “Stiamo accertando l’accaduto per poi intervenire”, ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Il parere del governo d’Israele – Il documento del governo israeliano – riferisce Channel 12 – afferma che la mossa messa in atto dal nonno materno di Eitan ha violato la Convenzione dell’Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, una legge adottata da Israele nel 1991. Secondo la normativa, le autorità israeliane devono fare tutto quanto in loro potere per restituire il ragazzo al suo tutore legale in Italia il prima possibile. La zia di Eitan, sorella del defunto padre del bambino, ha presentato denuncia alla polizia italiana. Secondo Or Nirko, lo zio di Eitan che si trova in Italia, nel rapimento è stata coinvolta anche Etti Peleg, la nonna materna del piccolo. “Sostiene di essere rientrata in aereo in Israele il giorno prima, in modo da non essere coinvolta nel reato”, ha detto l’uomo all’emittente israeliana 103FM.

La difesa dei legali – “Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso“, spiegano i legali Sevesi, Carsaniga, Polizzi, che rappresentano Shmuel Peleg. Secondo le indagini della procura di Pavia, il nonno materno – un passato nell’esercito e oggi consulente di un’azienda di elettronica – ha noleggiato un auto per raggiungere Lugano e organizzato un volo privato per portare con sé Eitan, mostrando anche il passaporto del nipote. “Ci impegneremo – scrivono i legali – perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni italiane e ci impegneremo in tal senso”. “Siamo stanchi di attacchi ingiustificati e vogliamo rimettere ordine in una situazione in cui non esiste nessun nonno maltrattante: è una vicenda di 20 anni fa e la stessa nonna ha ridimensionato l’accaduto”, ha dichiarato poi a LaPresse l’avvocatessa Sara Carsaniga, una dei legali di Shmuel Peleg. Domenica la zia paterna aveva ricordato infatti che Peleg “è stato condannato in Israele per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie”, nonna materna di Eitan, “in tre gradi di giudizio”. La legale ora replica che “esiste solo un nonno stupendo e una famiglia stupenda a cui sono stati negati ‘rapporti significativi’, come richiesto dal giudice”. L’avvocatessa poi ha precisato che il suo assistito “è una persona splendida, non so cosa gli sia saltato in mente. Ora attendiamo i doverosi accertamenti della magistratura”.

L’indagine – Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti, si scava anche su presunte complicità di altre persone nel blitz che ha portato al presunto rapimento. Lo zio paterno Or Nirko, marito di Aya Biran, in un’intervista alla radio israeliana 103 Fm accusa la nonna materna: “Era in Italia ed è parte del rapimento. Sostiene di essere rientrata in volo in Israele il giorno prima, questo a quanto pare per non essere esposta alla accusa di complicità”, ha aggiunto Or Nirko. “Abbandonerò la lotta legale solo dopo che i rapitori – ha proseguito – saranno finiti in carcere. L’unica cosa che ci interessa è il bene del bambino”. Or Nirko – che ha parlato alla radio subito dopo Etty Peleg, intervistata dalla stessa emittente – ha poi aggiunto di “non credere che Eitan arrivi a comprendere di essere stato stato rapito. Mi immagino che la famiglia materna lo abbia persuaso che lui è tornato in una vacanza e che non sappia del reato compiuto a suo danno. Potete immaginarvi come ci sentiamo“, ha concluso.

La versione della famiglia in Israele – “Non c’è stato alcun rapimento, il bambino voleva tornare in Israele già da tempo”, ha detto Ety Peleg, nonna materna di Eitan, intervistata dalla stessa radio. La famiglia in Israele continua a ribadire questa versione dei fatti. “Le sue condizioni sono pessime e finalmente – ha denunciato questa mattina, confermando che il bambino è in cura all’ospedale Sheba di Tel Aviv – dopo 4 mesi i medici vedranno cosa è successo al piccolo. Per 4 mesi non ha visto alcun medico a parte sua zia in Italia che è un medico che si occupa dei detenuti. Per 4 mesi hanno impedito a me e a mio marito Shmuel di consultarci con medici e psicologi”. “Adesso – ha proseguito Ety Peleg – è sottoposto a consultazioni mediche molto approfondite allo Sheba, inclusa una cura psicologica che doveva essere fatta da tempo e non è stata fatta”. “Eitan è il nostro mondo e noi – ha aggiunto la nonna – vogliamo essere sicuri che stia bene. E’ l’unica cosa che ci interessa”. Ety Peleg ha poi detto che Eitan “non aveva legami con la famiglia di Aya”, la zia paterna residente in Italia. “Ora – ha concluso – sono io a curarmi di lui“.

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