Il dibattito televisivo tra i tre candidati al cancellierato tedesco di questa domenica, due settimane prima delle elezioni del 26 settembre, era considerato decisivo. Anche se ce ne sarà ancora un altro appena sette giorni prima del voto e non sempre il vincitore negli studi televisivi è poi lo stesso sancito dalle urne. Armin Laschet doveva attaccare per invertire la tendenza negativa dei sondaggi. Ne era perfettamente consapevole già il giorno prima, quando ai delegati dell’alleata Csu ha ripetuto le parole di Strauss: “Errare una volta è umano, ma errare sempre è socialdemocratico”. Così ha stuzzicato fin dall’inizio del dibattito Olaf Scholz. E ancora una volta lo sfidante Spd non ha escluso apertamente una possibile alleanza con i Linke. Laschet poi ha aggiunto: “Se il mio ministro delle Finanze (in Nord Reno-Vestfalia, il Land amministrato da Laschet) lavorasse come lei, avremmo un problema”, rinfacciando a Scholz gli scandali cum ex, il fallimento Wirecard, e le ispezioni nel ministero delle Finanze ordinate lunedì dalla Procura di Osnabrück.

Scholz ha dovuto parare i colpi e grazie a Laschet è apparso quasi vivace, ma non ha mai perso le staffe. Ha mantenuto il suo aplomb da convinto erede in pectore di Angela Merkel. In passato si era fatto riprendere dal settimanale della Süddeutsche Zeitung con le mani a rombo tipiche della cancelliera che, come è noto, non ha gradito. Ora anche se non ha ripetuto testualmente la frase merkeliana “Sie kennen mich” (mi conoscete), ci è andato molto vicino affermando “tutti quelli che mi conoscono sanno cosa ottengono”.

Annalena Baerbock doveva migliorarsi per cercare di ribadire che la corsa non è a due, ma è parsa più che altro rivolgersi al proprio elettorato. Per alcuni osservatori è sembrata consapevole che, alla luce dei sondaggi, la corsa è per avere un posto in una coalizione, non più il cancellierato. Come nel primo dibattito televisivo a tre ha giocato la carta dell’esperienza personale come mamma e donna ed ha lasciato litigare i due antagonisti. Ha però attaccato anche lei a tratti Scholz frontalmente. Gli ha imputato un’inadeguata persecuzione dell’evasione fiscale e del riciclaggio. Ha poi domandato che Scholz prima delle elezioni renda pubblico il verbale della commissione di indagine sul ruolo avuto nello scandalo cum ex dalla Warburg Bank, dalla quale l’amministrazione di Amburgo, con Scholz all’epoca sindaco, inizialmente rinunciò a chiedere risarcimenti. Il ministro delle Finanze non si è sbilanciato, ma ha rintuzzato l’accusa ricordando di aver introdotto la tassazione delle grosse imprese internazionali. Ma dalla imposizione fiscale minima decisa a luglio a Venezia, gli esperti indicano che non uscirà un gettito paragonabile a quello che realmente le multinazionali sarebbero tenute a pagare: Google pagherà il 7,3%, scrive la ZdF, ben lontano dalla media del 30%.

Laschet peraltro ha dovuto dribblare la domanda dei conduttori su Hans-Georg Maaβen, l’ex capo del Verfassungschutz dimissionato, che si candida per il suo partito. Pur distanziandosene, ha indicato che è stato scelto liberamente dalla sezione in Turingia e che, se sarà cancelliere, Maaβen dovrà seguire le sue direttive. Dopo che in apertura ha dichiarato di volere un netto muro a destra e che la AfD deve uscire dal Parlamento, non è parso molto credibile, visto che Maaβen pesca simpatie in quell’area. Baerbock ha dovuto invece prendere posizione sulla mancata espulsione del sindaco di Tubinga, Boris Palmer, dopo il post su Facebook che la stessa candidata dei Verdi aveva definito “razzista”.

Il tema ambientale – Seppure tutti e tre i contendenti si siano dichiarati decisi a raggiungere il traguardo della neutralità climatica, sono rimasti molto distanti sul come farlo. Per Laschet non occorrono divieti e si deve “lasciar fare agli imprenditori, creando una dinamica da cui ognuno voglia scaturisca qualcosa di nuovo”. E piuttosto si deve accelerare l’autorizzazione alla costruzione delle tratte elettriche. Per la Baerbock invece “ogni divieto può essere la spinta alle modifiche” e il prossimo “è l’ultimo governo che potrà fare ancora qualcosa per fermare il cambiamento climatico”. L’uscita dal carbone dev’essere accelerata al 2030, deciso l’abbandono dei motori a combustibili fossili e finanziato il passaggio a quelli elettrici con un premio di 9mila euro (anche se studi mostrano che non sempre le E-Auto garantiscono un vantaggio ambientale), disposta la costruzione di pannelli solari su tutti i tetti di nuova edificazione. Olaf Scholz si è presentato come il fautore di una via moderata, come era stata Angela Merkel. Il costo della CO2 dev’essere aumentato sì, ma gradualmente, abbattute le barriere burocratiche per nuove centrali eoliche ed accelerati i tempi per realizzare “la più grande rivoluzione industriale”. Però Scholz era al governo e non è stato fatto. I due uomini bisticciano e Baerbock li riprende: smettano di rinfacciarsi il passato e pensino al futuro. Però nessuno dei tre chiarisce quanto alla fine tutto ciò costerà al contribuente.

La politica fiscale – Altri temi sono stati i ritardi nella digitalizzazione, la politica fiscale, pensioni ed assicurazione sanitaria, come portare avanti le vaccinazioni contro il Covid, se debbano essere rese obbligatorie per certe professioni, quali insegnamenti si possono trarre dalla gestione della pandemia. Qui le posizioni di Spd e Verdi sono apparse nettamente più vicine. Scholz e Baerbock hanno auspicato una assicurazione sanitaria e un sistema pensionistico unici, salario minimo di 12 euro, aumenti erariali e preso in considerazione anche una patrimoniale. Scholz ritiene però gli sgravi fiscali “non finanziabili”, mentre Annalena Baerbock li vorrebbe per i redditi bassi. Laschet ha quindi sottolineato “la differenza fondamentale” coi suoi due contraenti, escludendo l’eliminazione delle assicurazioni sanitarie private, che per lui garantiscono la qualità della sanità tedesca; nuove imposte che “sono la strada sbagliata ora che dopo la pandemia c’è un tenue speranza di ripresa; lo Stato incassa di più quando l’economia fiorisce”. E se sul tema pensioni Scholz rispondendo ai moderatori ha assicurato che anche i giovani che si affacciano oggi sul mercato del lavoro godranno del 48% dello stipendio, Laschet lo ha smentito: “La sua risposta non è seria”, si deve modificare il sistema.

Il caro casa – Il tema più stringente è il caro casa. Sia Scholz che Baerbock ipotizzano un tetto massimo alla crescita degli affitti, Laschet ha fatto notare che già esiste un freno per legge e non possono crescere in modo selvaggio. Sia Laschet che Scholz hanno invece indicato la necessità di costruire nuove abitazioni anche di edilizia popolare, ma il Nord Reno Vestfalia non è in pole position e in generale sotto la guida della Cdu in Germania dai due milioni di appartamenti di edilizia popolare costruiti nel 2007, si è passati a poco più della metà nel 2019. Laschet ha suggerito che una soluzione dovrebbe ricercarsi anche nel rendere più attrattiva la vita anche fuori città. Un fenomeno che d’altronde, nato dalla necessità, è già in corso. Sabato la Linke ha portato in piazza migliaia di persone a Berlino per l’introduzione non solo di un blocco nazionale degli affitti ma addirittura di una riduzione dei canoni già esistenti. Per il partito di estrema sinistra un abbassamento da imporre in 11 città tedesche. Diversi per i tre candidati anche gli insegnamenti da trarre dalla pandemia. Per Laschet l’Europa deve diventare più indipendente nella produzione di supporti sanitari, svincolandosi dalla Cina. Per Baerbock in cancellierato si deve istituire un’unità di crisi. Per Scholz la sanità deve essere modernizzata e digitalizzata.

L’appello finale – Alla fine del dibattito, tutti e tre i candidati hanno avuto modo di lanciare un appello diretto agli elettori. Laschet ha chiesto fiducia per abbattere la burocrazia, assicurando che, come cancelliere, non prescriverebbe agli elettori come pensare e vivere, sarebbe un “cancelliere di cui fidarsi”. Annalena Baerbock ha chiesto il voto per garantire unione sociale ed “una vera partenza” ed ha ribadito che questo è l’ultimo governo che può agire per frenare il cambiamento climatico e come Merkel ha chiuso con “possiamo farcela”. Scholz ha presentato il suo partito come garante della solidarietà sociale ed ha concluso scopiazzando di nuovo Angela Merkel: “Voglio servire come cancelliere”.

I sondaggi e le alleanze – Annalena Baerbock è parsa più di tutti gettare lo sguardo verso il futuro, facendo proposte concrete al suo elettorato. E per il 41% dei telespettatori è apparsa la candidata con più forza di convertire le sue idee in pratica e per il 39% anche la più simpatica. Ma il 41% del campione di telespettatori intervistato dall’istituto infratest dimap ha incoronato Olaf Scholz vincitore assoluto ed il 49% persino come il più competente, mentre solo il 27% ha decretato il successo di Laschet ed il 25% di Annalena Baerbock. Più di un terzo degli elettori tedeschi, tuttavia, si dichiara ancora indeciso e a due settimane dal voto, anche dopo il dibattito, non è chiaro chi si coalizzerà con chi. Né Scholz, né Baerbock hanno escluso in modo assoluto un’alleanza con la Linke. In Renania Palatinato d’altronde governano con la Fdp e in Sassonia con la Cdu. Laschet, per parte sua, non si è espresso circa la possibilità che la Cdu rivesta un ruolo da junior partner. Quantomeno nelle elezioni comunali in Bassa Sassonia i conservatori hanno vinto davanti ai socialdemocratici. Le proiezioni nazionali danno invece la Spd in testa col 25,8%, la Cdu/Csu al 21,8%, i Verdi al 15,9% seguiti da AfD 11,4%, FDP 11,1% e Linke 6%: è quindi molto probabile una coalizione tripartita.

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