Oggi arriva una notizia inquietante: con l’approssimarsi della scadenza dei 24 mesi previsti dalle leggi egiziane sulla carcerazione preventiva Patrick Zaki va a processo e la prima udienza è prevista per domani 14 settembre.
Quello che gli viene contestato è uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta, ma ad oggi non è dato sapere quali siano le prove della procura egiziana. Un’accusa pretestuosa che rientra nel quadro più ampio di repressione operata nel quotidiano dal regime egiziano verso tutti coloro che, come Patrick, diventano prigionieri di coscienza perché hanno osato difendere i diritti umani.
Patrick è detenuto per propaganda sovversiva dal 7 febbraio 2020 quando, nel tentativo di rientrare in Egitto per far visita alla famiglia, veniva catturato all’aeroporto del Cairo e da quel momento trattenuto illegittimamente per oltre 19 mesi in condizioni disumane e di grave pericolo anche a causa dell’asma di cui soffre, costretto nel carcere di Tora nei mesi di massimo contagio da Covid.
Lo scorso luglio, con 358 voti a favore, l’Aula di Montecitorio ha approvato la mozione che impegna il governo al conferimento della cittadinanza italiana allo studente dell’Università di Bologna. Cosa che permetterebbe allo stesso Governo italiano di assisterlo nella difesa e di avere maggiore legittimità nel chiederne la scarcerazione. Che cosa stiamo aspettando a rendere quindi Patrick cittadino italiano?
Sono passati 584 giorni da quando Patrick è stato arrestato e non possiamo più accettare che l’Egitto disponga per un solo giorno ancora della vita di un giovane studente e attivista impegnato nella difesa dei diritti umani e nella denuncia dei lati più oscuri del regime di Al Sisi.
Mi auguro che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese abbia già avviato il processo per il conferimento della cittadinanza italiana che permetterebbe al nostro paese di adire a tutti gli strumenti, anche del diritto internazionale, per tutelare i diritti di un nostro concittadino. Perché Patrick possa presto tornare a studiare e a vivere nella sua Bologna.