Il mondo dei videogiochi è in continua evoluzione e i vari enti e regolamento che ne guidano l’andamento sono costretti anch’essi a mutare di conseguenza, ed a dimostrazione di ciò ad esempio sono stati recentemente aggiornati i criteri PEGI, ossia gli indicatori a seconda del quale un videogioco viene suggerito o meno per una fascia d’età. Nello specifico la modifica più recente garantisce che qualsiasi nuovo videogame che includa elementi di gioco d’azzardo, ne insegni i fondamenti o ne incoraggi l’uso sarà d’ora in poi riceverà la classificazione PEGI 18, ossia saranno consigliati solo dalla maggiore età in poi.

Può sembrare una notizia arrivata un po’ come un fulmine a ciel sereno, ma in realtà è già qualche mese, se non anni, che ci si interroga su questo connubio. La nuova regolamentazione riguarda specificatamente quello che possiamo ritenere gioco d’azzardo “classico” (casinò e slot machines) ed è interessante notare come se i primi giochi Pokémon fossero usciti quest’anno, proprio per la presenza di un casinò, sarebbero sconsigliati ai minorenni.

In Europa però da qualche tempo ci si interroga anche su un discorso ben più ampio, ossia la regolamentazione di tutti quei titoli che oggi fanno uso di lootbox (con contenuto casuale) a pagamento, sistema che parecchie legislature stanno già cercando di equiparare a vero e proprio gioco d’azzardo. Se non si vuole parlare delle casse presenti nei vari Call of Duty che al di là dell’effettiva età del pubblico che ne fa uso è già PEGI 18, il pensiero corre immediatamente a tutti quei titoli destinati invece a delle fasce decisamente più giovani come FIFA, uno dei più celebri franchise di videogame calcistici, e in generale la stragrande maggioranza dei giochi di tipo sportivo.

Per fare un esempio pratico della questione, in Olanda un tribunale ha emesso una sentenza contro EA, l’azienda che sviluppa e commercializza FIFA, che l’ha vista multata per 10 milioni di euro proprio a causa delle bustine di Ultimate Team che violavano le leggi locali sul gioco d’azzardo. Per quanto riguarda il territorio italiano invece, rimanendo in tema, il garante della concorrenza e del mercato ha emesso un procedimento per pratiche commerciali scorrette verso Blizzard a causa di Overwatch ed Heartstone che si risolse con il cambio del testo presente sul tasto di download da “gioca gratis” a “scarica ora” mettendo in evidenza la presenza di elementi acquistabili all’interno dei titoli.

Un’altra curiosità sul nuovo sistema di classificazione risiede invece negli “awareness”, ovvero i loghi che completano l’età del PEGI usati per descrivere gli elementi che hanno portato a quel numero: la siringa se il titolo mostra sostanze stupefacenti illegali, alcool o tabacco, il pugno nel caso il titolo mostri atti di violenza eccetera. Nel caso un titolo da PEGI 12, quindi con presumibilmente scene di violenza o linguaggio scurrile effettivamente presenti, ma non tanto da renderlo inadatto a minorenni, fosse rivalutato PEGI 18 a causa della presenza di gioco d’azzardo al suo interno, vedrebbe con tutta probabilità sparire i loghi del PEGI 12 lasciando solo quello dei dadi del gioco d’azzardo, quello che insomma è successo con Overboard per Nintendo Switch.

Scelta curiosa, ma spiegata da un portavoce del Game Rating Board: “Lo scopo dei descrittori è spiegare i problemi che hanno portato alla valutazione in questione, piuttosto che evidenziare tutti i contenuti presenti in un gioco, è inevitabile che l’aumento di una valutazione porti alla perdita di eventuali descrittori relativi a materiale che sarebbe stato accettabile con un punteggio inferiore.”

La questione che si pone la maggior parte dei videogiocatori (ma soprattutto dei genitori) è sicuramente se, alla luce della già citata presenza dei casinò, i primi giochi Pokémon saranno sostanzialmente, perlomeno a livello di età consigliata, equiparati a un Grand Theft Auto. Ci sono ovviamente vari corollari che specificano questo nuovo metro di giudizio a partire dal fatto che i vecchi giochi, se ripubblicati, manterranno il loro PEGI originario a patto che non ci siano elementi tali da interpretarlo come un nuovo titolo. Insomma una ripubblicazione esatta di Pokémon Rosso vedrebbe intatta la sua vecchia classificazione, ma in caso di remake se restasse il casinò lo porterebbe a PEGI 18.

Che cos’è il PEGI?

Il PEGI (Pan European Game Information) esamina i videogiochi e li classifica in base all’età per i quali sono idonei, orientando i consumatori nell’acquisto di un videogioco se destinato ad un bambino. La classificazione PEGI riguarda esclusivamente l’idoneità dei temi trattati dal titolo senza valutarne la difficoltà, dettaglio che spesso può essere male interpretato dai meno esperti, soprattutto dai genitori: possono esserci giochi PEGI 3 di elevata difficoltà come possono esserci giochi PEGI 18 estremamente facili.

  • PEGI 3: il gioco non deve contenere immagini o rumori che potrebbero spaventare un bambino e sono consentite forme di violenza solo se molto lievi e inserite in un contesto comico.
  • PEGI 7: il gioco può contenere immagini e rumori che potrebbero spaventare un bambino e la violenza è consentita solo se lieve, implicita e non dettagliata.
  • PEGI 12: la violenza può essere più esplicita, ma solo nel caso sia rivolta a personaggi di fantasia e dall’aspetto non umano. Può essere presente linguaggio volgare anche se non particolarmente forte e possono esserci allusioni sessuali.
  • PEGI 16: possono rientrare contenuti allusivi a droghe, tabacco e alcool, il linguaggio può essere più estremo e la violenza e l’attività sessuale possono raggiungere un livello simile a quello del mondo reale.
  • PEGI 18: si ha quando la violenza raggiunge livelli tali da diventare una rappresentazione di violenza grave, senza movente e nei confronti di personaggi indifesi. Rientrano nella classificazione ai soli adulti anche i giochi che esaltano l’uso di droghe illegali, attività sessuale esplicita e, con la nuova regolamentazione, il gioco d’azzardo.
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