VERONA – Quattro anni fa, quando era alla ricerca di voti per vincere la concorrenza di Flavio Tosi, Federico Sboarina, candidato sindaco a Verona, si atteggiava a visionario ambientalista. “Nel nostro programma abbiamo dedicato grande spazio ad un sogno che speriamo diventi realtà per un grande parco urbano a Verona sud, a dieci minuti dal centro città. Sarebbe una parziale ristorazione ai residenti per tutto il traffico che subiscono…”. Per essere preso sul serio si era fatto carico del progetto redatto dall’architetto Francesco Laserpe per conto del Comitato Verona Sud (“Non è nostro, ma ci è piaciuto” aveva detto): 500 mila metri quadrati di verde per il Central Park scaligero, di cui 105mila a forestazione, 195mila a prati, 15 a orti urbani, con 5 chilometri di piste ciclabili e 7 di percorsi. Era previsto l’utilizzo soltanto della cubatura esistente. Insomma, piante al posto di traversine e binari nell’area dell’ex Scalo ferroviario.

Adesso, con quattro quinti di legislatura alle spalle, il sogno non c’è più. Tra un anno Sboarina, che dal gruppo Battiti è passato a Fratelli d’Italia, si ricandida, ma nel frattempo non solo il progetto del parco non ha fatto passi avanti, ma si è trasformato. Le Ferrovie dello Stato, con la benedizione del Comune e della Regione Veneto, lo hanno fatto diventare un progetto di “riqualificazione”, ovvero di “una nuova polarità urbana, connotata dall’insediamento di un mix di funzioni pubbliche e private, gravitanti intorno ad un grande parco urbano contemporaneo”. Per questo si sta individuando “un operatore economico interessato a portare avanti la trasformazione urbanistica dell’area ai fini della successiva acquisizione”. Quando nel 2019 fu siglata l’intesa, oltre ai vertici di Ferrovie e al sindaco Sboarina c’era anche l’assessore regionale Elisa De Berti, oggi vice del governatore Luca Zaia.

“Sa cosa significa? Che Sboarina ci ha preso in giro, ha promesso di fare un grande parco, anche a ristoro dei 250 mila metri quadrati che il Consorzio Zai regalò trent’anni fa alle Ferrovie per trasferire da Verona Sud al Quadrante Europa lo scalo merci. Invece di un polmone verde per Verona, una delle città più inquinate d’Europa, sorgeranno negozi, servizi per le Ferrovie e chissà cos’altro”. Enrico Marcolini fa parte del Comitato Verona Sud, che mobilita i cittadini scaligeri che non si rassegnano a veder depauperata un’area potenzialmente destinata al verde alla convergenza di cinque quartieri e in posizione strategica in prossimità del centro. “Con la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Comune, Regione e società del gruppo FS, i 500 mila metri quadrati del parco sono stati ridotti a 450 mila. Ma di questi altri 65.000 verranno assorbiti dalla realizzazione della stazione Alta Velocità. Dei restanti 385.000, su almeno 100.000 metri quadrati è prevista la realizzazione di grattacieli, negozi, supermercati, condomini ad uso residenziale e oltre 35.000 metri quadrati di parcheggi in superficie. E non è finito…”. Spiega che il progetto presentato in Comune a febbraio 2021 contempla anche una strada cementata di un chilometro e mezzo che attraverserà il parco e servirà per viabilità, parcheggi interrati e una grande rotatoria di smistamento di traffico sotterraneo.

Il Comitato ha raccolto firme, ha fatto redigere il masterplan adottato da Sboarina solo in campagna e ha portato la gente in Piazza Bra a manifestare. Adesso si sta arrivando alla resa dei conti. Infatti la società Sistemi Urbani delle Ferrovie dello Stato è vicina alla stretta finale di quella che è diventata la “riqualificazione dello scalo merci ferroviario di Verona Porta Nuova” e non più il progetto di un grande parco urbano. Sono stati individuati quattro operatori che hanno partecipato alla seconda fase progettuale di selezione “di un operatore economico interessato a portare avanti la trasformazione urbanistica dell’area”. Il Comitato rincara: “Siamo stufi di compromessi ed accordi fra imprenditori e classe politica che tradiscono le promesse e programmi elettorali prevaricando ancora una volta i diritti dei cittadini. Non possiamo perdere l’ultimo spazio da destinare a verde, che già si è ridotto al 60-70 per cento di quanto promesso in campagna elettorale, ma potrebbe contrarsi fino al 50 per cento”. Un “polmone” dimezzato.

La stretta finale si è avuta con l’approvazione, prima in giunta e poi in consiglio comunale della “Variante 29”, il nuovo strumento urbanistico che dall’amministrazione comunale è presentato come “una nuova visione della città pubblica” con il recupero di tre milioni e mezzo di metri quadrati di aree dismesse. Su 189 manifestazioni di interesse pubblico, la giunta ha individuato una cinquantina di schede, con interventi residenziali, di verde pubblico o di rigenerazione di vecchi edifici. “In realtà – spiega Marcolini del Comitato Verona Sud – vengono apportate modifiche tecniche attuative al regolamento edilizio che cancellano il divieto esistente di monetizzare nelle Aree Territoriali Omogenee (ATO) là ove vi siano carenze di standard urbanistici! Ciò equivale a rubare il verde e la salute ai cittadini”. Soldi in cambio di cemento. Per questo Marcolini conclude: “Verona è un caso nazionale, dove è in gioco la salute e la vivibilità nostra e dei nostri figli, oltre che la difesa del territorio da poco limpidi interessi speculativi”.

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