Il ministro Enrico Giovannini ha firmato un decreto che prevede la prosecuzione dei servizi sulle rotte da Cagliari, Olbia e Alghero verso Roma Fiumicino e Milano: la Regione dovrà affidarli a un'altra compagnia. Per i sindacati restano tre punti fondamentali: occupazione, diritti e tutele, contratto
“Fase delicata, nessun passo avanti” ma “meno arroganza dall’azienda, si prosegue”. Si è chiuso così il primo confronto tra Ita e i sindacati su occupazione e contratto, dopo la riapertura della trattativa interrotta la settimana scorsa e rilanciata in seguito a manifestazioni di piazza da parte dei lavoratori e ad un intervento della viceministra dell’Economia Laura Castelli. Il governo intanto lavora alla transizione: il ministro Enrico Giovannini ha firmato un decreto che ‘salva’ la continuità territoriale dei collegamenti aerei con la Sardegna, attualmente affidati ad Alitalia, prevedendo la prosecuzione dell’agevolazione. I servizi sulle rotte da Cagliari, Olbia e Alghero verso Roma Fiumicino e Milano Linate insomma potranno proseguire. Spetta ora alla Regione Sardegna attivare la selezione, con rito abbreviato, del vettore a cui affidare per i prossimi sette mesi i voli da e per l’Isola.
D’intesa con la Commissione europea – spiega una nota del ministero – sono stati ravvisati nella cessazione delle attività di Alitalia gli estremi della “improvvisa interruzione del servizio”, prevista da un regolamento del 2008 che legittima la procedura abbreviata di affidamento. La selezione da parte della Regione Sardegna, in linea con le indicazioni di Bruxelles, avverrà applicando il nuovo regime di servizi onerati sul quale si sta concludendo il confronto con la Commissione europea. In parallelo verranno completate le attività per l’affidamento a procedura ordinaria dei servizi di volo per la continuità territoriale su un arco temporale pluriennale.
Prosegue intanto il confronto sindacale. Le parti al momento sembrano mantenere ferme le proprie posizioni: il piano di Ita prevede l’assunzione di 2.800 persone, attraverso l’applicazione di un regolamento aziendale, contro i 10.500 lavoratori della vecchia compagnia di bandiera. Per i sindacati restano tre punti fondamentali: occupazione, diritti e tutele, contratto, per cui accordo sulla cassa integrazione fino al 2025, contratto collettivo nazionale di lavoro e un accordo che garantisca il progressivo assorbimento di tutti i lavoratori Alitalia da qui al 2025 in Ita. “Non è possibile fare una selezione del personale che metta a rischio i più fragili” e “-23% su un contratto di lavoro in questo settore a noi sembra una pretesa assolutamente fuori dalla grazia di Dio”, ha detto Francesco Staccioli dell’Usb, illustrando la situazione ai lavoratori al termine dell’incontro con i vertici della newco.
“Il confronto di oggi non ha portato nessun passo avanti” mentre “lui (il presidente Ita Altavilla, ndr) è tornato con modalità meno arroganti e senza protocolli firmati da altri”, ha sottolineato l’esponente dell’Usb, avvertendo che “al momento rischiamo di firmare licenziamenti”. Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl Ta parlano di fase “delicata” nella trattativa e temono di avere “migliaia di persone esodate” e quindi persone senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza raggiungere la pensione. Un quadro che i sindacati definiscono “drammatico” per i lavoratori, sottolineando che si tratta della crisi “più dura” nella storia di Alitalia.
La trattativa proseguirà con un confronto tecnico sempre nella sede di Ita. Nel frattempo le sigle sindacali restano in attesa di essere convocati entro questa settimana dal ministero del Lavoro sulla cigs, ammortizzatore da definire per i lavoratori Alitalia che non verranno assorbiti da Ita. Al momento la cigs è garantita fino al 22 settembre prossimo, con un possibile rinnovo fino al 22 settembre 2022. I tempi però diventano sempre più stretti. Ita punta a decollare il prossimo 15 ottobre e, come sottolinea un sindacalista, “più si avvicina la data e più si ha esigenza di trovare un accordo, compresa l’azienda”.