La “droga dello stupro“, acquistata utilizzando i soldi offerti dai fedeli della sua parrocchia. E usata durante alcuni festini a sfondo sessuale, con un amico e alcune altre persone reclutate su alcuni siti d’incontri. È un’inchiesta delicata quella che ha portato all’arresto di un sacerdote di Prato, don Francesco Spagnesi. Il parroco, 40 anni, è stato messo agli arresti domiciliari dal gip Francesca Scarlatti, che ha accolto la richiesta di misura cautelare presentata dalla procura guidata da Giuseppe Nicolosi. Le accuse sono di spaccio e importazione di sostanze stupefacenti ma potrebbero allargarsi.
Al sacerdote, infatti, potrebbe essere contestata anche l’appropriazione indebita. Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile diretta da Alessandro Gallo, infatti, per acquistare la droga don Spagnesi ha utilizzato i soldi offerti dai fedeli nella raccolta domenicale. Si parla di una cifra compresa tra i 70 e i 100mila euro: somma ingente che il prete è riuscito a raccogliere grazie al fatto che la sua parrocchia, quella dell’Annunciazione, si trova alla Castellina, uno dei quartieri più ricchi di Prato. L’appropriazione indebita, però, è un reato che si può contestare solo a querela della persona offesa: saranno dunque i fedeli a decidere se denunciare o meno don Spagnesi, che da pochi giorni ha lasciato il suo incarico di parroco.
Quello che emerge dall’inchiesta è un sacerdote con la doppia vita: oltre a quella di sacerdote, ne conduceva un’altra, nella quale aveva una relazione sentimentale con un altro uomo. E proprio dall’arresto di quest’ultimo, il 27 agosto scorso, che sono partite le indagni. L’uomo, anche lui di Prato, era stato fermato in auto, con un litro di Gbl, la cosiddetta “droga dello strupro”, importata dall’Olanda. Nella stessa auto era presente anche don Spagnesi. Il sacerdote e il pratese, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbero organizzato festini a sfondo sessuale reclutando i partecipanti su un sito di incontri. I festini sarebbero stati organizzati in un’abitazione nella disponibilità dell’altro indagato, anche lui agli arresti domiciliari. I partecipanti agli incontri erano in totale una decina, tutti maggiorenni e consenzienti: non sapevano che Spagnesi fosse un sacerdote.
“Dolore e sgomento”, è stato espresso dal vescovo di Prato, Giovanni Nerbini. “Sono notizie che un padre e Pastore non vorrebbe mai avere e che colpiscono l’intera diocesi. In questo momento voglio farmi vicino particolarmente alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio”, dice il monsignore, spiegando che era da tempo a conoscenza di un forte stato di sofferenza fisica e psicologica del sacerdote.