Uno degli effetti collaterali della pandemia è il definitivo sputtanamento degli intellettuali, gruppo sociale selezionato dall’evoluzione per fornire al resto della specie umana una risposta alle sue eterne domande: chi siamo, dove andiamo, chi vincerà il prossimo scudetto. Prima, gli intellettuali hanno assistito con crescente sgomento, e alla fine con autentico orrore, all’affermarsi di un altro ceto di maîtres à penser, destinato a soppiantarli: i virologi. Poi, dopo un lungo silenzio interrotto solo da mugolii di sofferenza, è partita la controffensiva. Preso al balzo l’assist offerto loro, incautamente, da un gruppo di studenti dell’Università di Modena, un manipolo di professori ha pubblicato il ben noto manifesto anti-green pass.
Sarà che faccio quasi lo stesso mestiere – anch’io dico sempre ai miei studenti chi siamo, dove andiamo, ecc. – , sarà che cane non mangia cane, fatto sta che trovo molte cose notevoli nelle loro tesi. Ad esempio la boutade, degna di Achille Campanile, secondo cui loro non sono no vax, anche perché i no vax non esistono. Era ora che qualcuno lo dicesse, un attimo prima che cominciasse la caccia all’uomo. I no vax sono figure mitologiche, un incrocio fra i neonazisti e i puffi. Esistono solo sui social, quando si tratterebbe di apparire nel mondo reale misteriosamente scompaiono. Di fatto, servono solo alle mamme per spaventare i bambini (stai buono, che chiamo il no vax), e ai governi per estendere gli obblighi vaccinali.
Intrigante anche la denuncia, da parte degli intellettuali no green pass, secondo cui il documento omonimo sarebbe “surrettizio”: un aggettivo talmente sofisticato, questo, che da quando la Meloni l’ha scoperto lo mette anche nella coda alla vaccinara. Tradotto dal romanesco, significa: se volete mettere l’obbligo di vaccinazione, mettetelo pure, ma il green pass no, ma scherziamo, sarebbe un obbligo di vaccinazione mascherato. Che è un po’ come dire ai talebani: se volete rimettere la lapidazione delle adultere rimettetela pure, ma il velo no, quello è proprio antipatico, e poi una potrebbe confonderlo con la mascherina, specie quando la lapidano.
Ricordate gli intellettuali di destra, tutti Dio Patria & Famiglia, o anche disposti a credere, come si legge ancora scolpito sui muri di una scuola in Versilia, che “Non esistono cose piccole o grandi, esiste solo il Dovere”? Bene, come avrebbero reagito, intellettuali così, se li avessero obbligati al green pass o, come lo si chiamava allora, il pass dell’oca? Altro che piagnucolare sulla perdita della libertà, come tante femminucce di oggi. Al contrario: se lo sarebbero tatuati sul petto, il green pass, come un sol uomo. Diteglielo, agli intellettuali di destra residui: Pippo Franco, Lino Banfi, Paolo Becchi…
E non parliamo degli intellettuali di sinistra, i quali, con la scusa che l’espressione stessa ormai fa ridere, si abbandonano alle loro più sinistre fantasie di destra. Prendiamone un intellettuale di sinistra di una volta, Edoardo Sanguineti, un grande, lo dico senza alcuna ironia, che andò ad abitare nelle tremende case popolari di Genova per stare più vicino al popolo, e che, mentre Mao e Pol Pot spedivano gli intellettuali a lavorare nei campi, proponeva di burocratizzare la cultura. Bene, se il Partito glielo avesse chiesto, a un intellettuale “organico” così, avrebbe imposto il green pass anche per soffiarsi il naso, naturalmente con la mascherina. Mica come questi, che denunciano la fine della democrazia con cent’anni di ritardo, e pure la dittatura sanitaria, solo perché gli si chiede di fare una punturina.
Insomma, non ci sono più gli intellettuali di una volta: finiti, andati, sostituiti da spin doctor, maghi della comunicazione, creativi pubblicitari, venditori porta a porta di aspirapolvere, cartomanti (con tutto il rispetto per le cartomanti). Proprio ora che ci sarebbe bisogno di uno straccio di ragionevolezza, e si tratterebbe di immaginare – non l’iper green pass, anche quello buono solo per spaventare i bambini, bensì – nuovi criteri per il passaggio dalla zona bianca a quella gialla, o per estendere l’obbligo vaccinale a tutti quelli che lavorano a contatto con il pubblico. E chi non se lo fa, in Siberia, volevo dire condannato alla Dad o allo SM (non sadomaso: Smart Working), a vita. Cosa dite, che a queste cose ci pensano già gli scienziati? Appunto: la pandemia è una cosa troppo seria per lasciarla ai virologi.