Ufficialmente, dopo aver concesso “attività di indagine” a pochi metri dai confini del ‘Global Geopark’ Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria, la Regione ha dichiarato che non c’è alcuna volontà di autorizzare opere di scavo né tanto meno cave o miniere di titanio nell’area. Eppure, in 26mila hanno sottoscritto una petizione con la quale chiedono alla giunta regionale di dare un seguito politico e concreto alle parole, e oltre trecento persone hanno attraversato nella giornata di domenica diversi sentieri sui monti del territorio di Urbe (Savona). Motivo di preoccupazione è l’autorizzazione che gli uffici della Regione hanno concesso alla CET (Compagnia Europea per il Titanio) per perlustrare la zona ai confini del parco naturale per “valutare la distribuzione e definire le concentrazioni delle mineralizzazioni di rutilo”, forma minerale del titanio che riveste particolare interesse economico.
“Lo scorso febbraio l’assessore regionale all’ambiente Marco Scajola ha dichiarato che, dei 450 ettari dove questa società ha richiesto di intervenire, ne sono stati concessi poco più di 200, proprio nell’area del nostro Comune – spiega il sindaco di Urbe Fabrizio Antoci -. In seguito alla sollevazione degli enti locali e della cittadinanza ha dichiarato che, per risolvere il problema, sarebbe sufficiente far richiesta di entrare anche Urbe all’interno dell’area Parco, Zona Speciale di Conservazione tutelata dalla legge. Quello che però omette è che noi, questa richiesta, l’abbiamo fatta nel 2017, e pur avendo tutte le carte in regola ancora aspettiamo”.
Malgrado le dichiarazioni, in questi mesi non è stato fatto alcun passo avanti per l’inserimento di Urbe nell’area del Parco: “Sappiamo che ci sono grossi interessi economici e per questo riteniamo che questo atteggiamento ambiguo sia voluto, sembra che la politica non voglia prendersi nessuna responsabilità”.
Per fare pressione sulle istituzioni, ma anche per iniziare a presidiare fisicamente il territorio, Legambiente assieme ad Agesci Liguria, Fridays for Future, l’Ente Parco, i comuni del comprensorio e altre associazioni ambientaliste, ieri hanno percorso i sentieri nei territori del Beigua dandosi appuntamento nell’area della base scout ‘il Rostiolo’, a Vara Inferiore: “Non pensiamo siano sufficienti conferenze o petizioni online – spiega il responsabile regionale dell’Agesci Lorenzo Capelli – facciamo educazione e sappiamo quanto sia importante la partecipazione attiva per difendere i beni comuni e l’ambiente. Siamo 6.500 e abbiamo forti interessi in questi territori perché qui abbiamo una base regionale e sono luoghi privilegiati per la nostra proposta educativa, crediamo sia essenziale sporcarsi le mani in questa battaglia, che è quella per un’ecologia integrale per il benessere di tutti contro gli interessi economici di pochi”.
“Regione Liguria ritiri il permesso di ricerca concesso alla CET ascoltando il territorio ed evitando strascichi nei tribunali amministrativi – aggiunge il presidente di Legambiente Santo Grammatico, che ha animato la conferenza stampa al termine delle camminate – si faccia entrare Urbe nel Parco del Beigua garantendo così la tutela di questi territori dallo sfruttamento insostenibile che porterebbe l’apertura di una cava per estrarre titanio”.
Se le ipotesi di estrazione del titanio si ripropongono, periodicamente, da 45 anni, è perché sotto un ammasso di rocce del Bric Tariné, tra Urbe e Sassello, si troverebbe uno dei più importanti giacimenti a livello mondiale di rutilo, da cui si ricava il titanio. L’estrazione comporta elevati rischi ambientali e sanitari, oltre a porre il problema dello smaltimento del 95% di materiale sbancato, ma se fossero confermate le stime più recenti, le tonnellate di rutilo presenti nei monti del Beigua potrebbero essere intorno ai 60 milioni. Traducendo in termini di interessi economici, le ultime stime riportano un controvalore di almeno 120 miliardi di euro. Per la concessione la Regione potrebbe incassare ogni anno circa 500 milioni di euro.
È chiaro che se queste cifre venissero confermate, visto che si tratta di stime che circolano con carenza di fonti indiscutibili, gli ambientalisti temono di trovarsi soli in questa battaglia contro la cava che, per ora, vedrebbe al loro fianco tutti gli enti locali, le opposizioni in regione ma addirittura (sebbene in contraddizione tra parole e fatti) la stessa Giunta. Per questo chiedono che la risposta della Regione sia politica e arrivi ora, “chiuda le porte alla possibilità di speculazioni nel comprensorio del Beigua” e “non attenda furbescamente le stime aggiornate che potrebbe produrre la CET per ottenere ulteriori autorizzazioni”.
Per avere ulteriori delucidazioni abbiamo tentato, invano, di contattare questa “Compagnia Europea per il Titanio”, con sede a Cuneo, ma sembra impossibile trovare contatti, irreperibilità confermata dagli enti locali: “Nessuno lì ha mai visti né siamo mai riusciti a contattarli per avere maggiori informazioni – spiega il sindaco di Urbe, che pure rischia di vederseli girare per il territorio a effettuare le loro indagini – non nascondiamo che anche questa totale mancanza di trasparenza è un ulteriore motivo di inquietudine”.