Sopralluogo a sorpresa della polizia scientifica nel bosco di Scopeti di San Casciano Val di Pesa (Firenze), luogo dell’ultimo omicidio attribuito al cosiddetto Mostro di Firenze, il serial killer che tra il 1968 e il 1985 insanguinò il capoluogo toscano e la sua provincia uccidendo otto giovani coppiette. A mobilitare gli investigatori non sono state solo le indagini che portarono la procura fiorentina ad attribuire quattro dei duplici omicidi a Pietro Pacciani (poi assolto in appello e morto nel 1998 prima della nuova sentenza) e ai suoi compagni di merende, ma anche esigenze “cinematografiche”: la realizzazione di un docufilm. La pellicola, targata Rai, sarà incentrata sul delitto che lì fu commesso, quello dei francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, poi ritrovati il 9 settembre 1985 da un cercatore di funghi.

Come spiegato dalla procura, le operazioni non riguardano solo la piazzola dell’omicidio, pochi metri nell’interno della campagna, tra i pini e bosco ceduo, ma anche la strada comunale, che verrà fotografata per effettuare una serie di misurazioni: potrebbe quindi essere la prima volta che le indagini scientifiche, sia pur destinate anche alla fiction, si espandono oltre la linea degli alberi, interessando un tratto di via Scopeti. Quei luoghi si sono conservati in modo quasi uguale a 36 anni fa mentre si è modificato in varie fasi il sottobosco in cui si accampò la coppia francese.

L’obiettivo dell’intervento è quindi quello di attuare una ricostruzione topografica e forestale della scena in modo da poterla riprodurre davanti alla macchina da presa nella maniera più corretta possibile anche dopo così tanto tempo. Del resto, è la stessa dinamica del crimine a presentarsi complessa: la coppia fu sorpresa in campeggio dall’assassino, che utilizzò un coltello per squarciare la tenda, sparò alla donna provocandone la morte e poi inseguì all’esterno il compagno finendolo dopo un disperato tentativo di fuga nella vegetazione. A quei gesti, seguirono poi, come da prassi del killer, mutilazioni sulla ragazza.

Nei rilievi, sono stati testati nuovi macchinari, tra cui anche un drone, insieme a nuove tecnologie in 3D in grado di rilevare particolari eventualmente ignorati dalle indagini del 1985: allora gli investigatori non disponevano della tecnologia attuale senza contare che, come documentato dalle fotografie scattate dai cronisti dell’epoca, la scena del crimine venne probabilmente inquinata dalla presenza di troppe persone. Tutto il materiale realizzato verrà inviato anche alla procura di Firenze, con la quale è stato concordato il sopralluogo, per eventuali valutazioni: è tutt’altro che escluso, quindi, che possa essere utilizzato per le indagini sui delitti.

“Come ragione di questo rinnovato interesse, sorge spontaneo il quesito se non sia quella di procedere alla rimozione della lapide in memoria delle vittime, al momento non trovando altra spiegazione visto l’orientamento costante manifestato in questi ultimi tre anni dalla procura di Firenze”, ha commentato Vieri Adriani, legale delle vittime. L’ultima fase delle indagini sul Mostro di Firenze, che vedeva indagati un ex legionario di 89 anni, Giampiero Vigilanti, e un medico di 88 anni, Francesco Caccamo, per gli otto duplici omicidi delle coppie di fidanzati, ha visto l’archiviazione di queste posizioni del novembre 2020, quando il gip ha rigettato l’istanza di opposizione all’archiviazione presentata proprio dall’avvocato Adriani. L’episodio non ha posto comunque fine del tutto alle indagini sui delitti attribuiti al Mostro. Come sottolineato anche dal gip nell’ordinanza di archiviazione, sono tutt’ora in corso da parte della procura accertamenti in relazione “al recente ed ultimo rinvenimento di una pistola Beretta calibro 22″, lo stesso tipo di arma che le perizie indicano essere stata usata per gli omicidi, trovata a gennaio scorso in una piazzola lungo la superstrada Firenze-Siena, nei pressi di Tavarnelle. E resta aperto anche un altro filone di indagine, per un presunto depistaggio.

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